Sì sono io

Zitti tutti, ora parla lui.
Ascolta “"Sì sono io" di Claudia Dalmastri” su Spreaker.

 

Sì sono io. Tranquillo, non ti alzare, stai comodo. Ma sì, proprio io, non ci credi? Guardami bene, sto su tutte le televisioni, sui social, mi hai visto un sacco di volte, che fai, non mi riconosci? Non è uno scherzo, no. Be’, ci devi credere, prima o poi potevo capitare, no? Lo sai, giro. Non c’è nessuna legge che mi obbliga a stare fermo, le vostre regole a noi, come si dice, ci rimbalzano. Siete voi che dovete stare a casa e ogni scusa è buona per fare come vi pare. Furbi e furbetti… eccovi là, ma ve la fate sotto adesso eh? Pure quelli come te che non hanno paura di niente, anzi di più. E tu sei proprio uno che fa paura alla gente… Buffo come cambiano le cose vero?

Sembra quasi di stare in Cina. Tutti uguali. Tutti chiusi e tutti in fila. Pure qui da voi non è più che se paghi ti fanno le analisi, ora no, devi aspettare e sperare che non serva che se serve vuol dire che già stai messo male, devi andare in ospedale pure tu che nemmeno l’hai mai visto com’è un ospedale, solo cliniche di lusso che sembra di stare al grand hotel, anzi ti ci devono portare all’ospedale così finalmente lo vedi dalla barella com’è fatto, con un bel febbrone e tutto il resto e allora sì che hai diritto al tampone se no zitto e buono.

Dai che finora ti è andata bene, mica la fai tu la fila per la spesa, un clic e tutto arriva in un attimo… però ti lamenti a stare chiuso qui dentro. Ma dai, la servitù era già segregata, e guarda qua che signora casa, te ne stai bello nel tuo studio e gli altri di là manco li senti… pensa quelli rinchiusi in 50 metri quadri con la fila pure al cesso a fare lo smart working coi ragazzini che urlano e chi invece il lavoro se l’è già giocato da un pezzo. Pure da quelli vado, che ti credi, non guardo in faccia a nessuno. Sono democratico, io. Mi vanno bene tutti, ma certo con uno come te c’è più gusto. Molto di più.

Che dici non sei vecchio e malato? Basta con questa storia, se ci attacchiamo solo agli sfigati moribondi è la fine. Miliardi di anni che siamo in giro e secondo te non l’abbiamo ancora capito? Se schiattate tutti siamo fottuti, quindi tranquillo, mi fermo un po’ e poi si vedrà. Magari te la cavi con un raffreddore, lo dicevi pure tu che io sono come quelli dell’influenza… che a ripensarci ancora mi girano. A bello, ma che ti credi che siamo tutti uguali? La prossima volta leggi e studia prima di dire cazzate. Capisco che non sei abituato ma è ora che impari. Non lo sapevi che io sono un’altra cosa? Be’, mo’ lo sai. Mi sistemo un po’ qui da te, lo so che non ti piace ospitare estranei ma stavolta non puoi farci niente, non sei tu che decidi. Non farmi dire volgarità, ma con le tue regolette lo sai che ci puoi fare?

Vabbè, mettiamoci al lavoro, che con quelli come te bisogna essere un bel gruppetto se no giusto il solletico. Che poi, a dirla tutta, mi fai pure un po’ schifo… Cioè, visto che per un po’ dovremo passare tutto il tempo insieme io il problema me lo pongo. Che fai te la prendi? Certo che sei talmente idiota che pure la presunzione diventa un difetto secondario. Quasi quasi lasciavo perdere ma con quella faccia da permaloso mi fai venire una voglia…

Quanto? Che hai detto? Scusa ripeti che forse non ho sentito. Quanto mi fermo? Ma sul serio ci sei o ci fai? E che cazzo ne so io quanto mi fermo. Dipende da te mica da me, se mi trovo bene mi fermo se no fanculo, ne trovo un altro. Te l’ho detto, per noi, voi siete tutti uguali. Poi sì qualcuno è più ospitale, qualcuno meno, qualcuno si stufa presto e lì è un peccato per tutt’e due, ma insomma io sono abituato a muovermi, non mi formalizzo e mi adatto. Mica come te che ti servono tutte ‘ste comodità. Alla fine è lo stesso problema per tutti, trovare una casa, insomma un posto dove stare, mettere su famiglia, poi i figli se ne vanno e chi s’è visto s’è visto.

E poi? Poi che? E che ne so? Sai che me ne frega a me di che fine fai tu, sapessi che fine hanno fatto tutti quei fratelli e cugini miei che sono finiti in mano ai vostri scienziati. Aperti, squartati, sezionati senza pietà, fotografati in ogni minimo dettaglio che manco i criminali. Magari poi ti aprono anche a te ma per trovare me ora che sono io che conto più di tutti. Cazzo ma hai visto che non si parla che di me? Momenti di gloria così non capitano tutti i giorni, sei invidioso eh… che manco nei tempi migliori eri così famoso.

Pure di te però ho sentito certe storie… ne hai fatte di porcate eh, sai quanti ci hanno rimesso la pelle per colpa tua? Ma certo, tu lavori. E pure io lavoro, però tu ci mandi gli altri a sporcarsi le mani, mentre io mi metto in prima fila e questo per te è peggio, tiè. D’altronde è una guerra e con noi pistole e fucili non servono a niente, quindi inutile che apri quel cassetto. Non farmi ridere.

Piuttosto, lo sai quanto tempo ci passiamo noi a inventarci armi sempre nuove? È dura pure per noi, cosa credi, accidenti ai vaccini… ma contro quelli come te ancora niente eh? Peccato. Comunque, la formula mica ce l’hai in cassaforte…

Sempre quegli scienziati che ora vanno pure loro in televisione, dicono che serviamo al controllo delle specie, senza di noi i batteri vi avrebbero già invaso. Non lo sapevi? Ma non sai un cazzo! Altro che i muri che ti piacciono tanto, non potreste farci nulla contro eserciti di microbi, quindi, di’ grazie. Poi certo se uno ci piglia la mano… perché limitarsi ai batteri se si può scegliere tra un monolocale e una villa con piscina, mi capisci, no?

Allora, senti, facciamo un patto, mi fermo un po’ e poi me ne vado, ok? Che dici? Ehi! Non rispondi? Ma non ci senti più? Che ti prende? Dai piantala, tirati su e fa’ un bel respiro, su forza, apri bene la bocca. Già ce l’hai aperta… pure gli occhi, che guardi? Tanto non puoi vedermi… Su dai, respira…

No. Cazzo no.

E che palle, così non mi serve più a niente.

Pazienza… certo che faceva proprio schifo questo qua, vigliacco schiattato di paura, senza nemmeno sporcarsi le mani. Che poi hai voglia a lavarsele, questo sporco non va via più.

Nessuno che ringrazia? No eh…

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Claudia Dalmastri

Con la passione per la scrittura come veicolo di emozioni insieme a uno sguardo scientifico, Claudia Dalmastri, microbiologa in cerca di nuove forme di espressione, ha pubblicato numerosi racconti su riviste e Antologie e tre libri: "Avanzi c’è pasta e... altro ancora. La cucina ai tempi della crisi" (Progetto Cultura, 2015); il romanzo "Le cose che non si devono dire" (Il seme bianco, 2018); "Disreality" (Ensemble, 2021), raccolta di racconti distopici. Alle sue opere sono stati assegnati diversi Premi letterari.

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