Claudia Colaneri conduce laboratori di scrittura collettiva per disabili adulti con ritardo mentale. La sfida consiste nel trattare temi “alti”. Ecco quello che può succedere in un normale incontro:
Il regalo non vale la spesa
I regali li ha inventati la scienza per misurare la felicità.
Il regalo è composto da affetto, tempo e rischio.
Se compri una cosa per una persona e ci metti l’affetto, diventa un regalo.
Se non ce lo metti, resta un pensierino.
I pensierini impicciano e tocca pure spolverarli.
L’affetto da solo non basta, ci vuole pure il regalo.
Il regalo vale tanto pure se lo paghi poco perché è fatto apposta per chi lo riceve.
Quando si fa un regalo, si deve stare attenti a non fare errori, tipo usare le buste.
Se una persona ti da il regalo dentro una busta, sembra che è andato a farti la spesa e magari gli devi da’ pure la mancia.
I soldi possono anche essere regalati, ma non sono regali coi fiocchi, perché c’è la busta. Se Babbo Natale portasse solo soldi, sotto l’albero non ci sarebbe nessun pacchetto e nessun fiocco.
Pure regalare il cesto con il parmigiano e le lenticchie, è sempre spesa, pure se c’ha le coccarde.
Il momento del regalo si può dividere in quattro fasi:
Fase 1: apri la porta e vedi qualcuno con un regalo in mano.
Fase 2: ti consegnano il regalo e lo giri e lo scuoti tra le mani.
Fase 3: scarti il regalo in due possibili modi: o come le belve o per riciclare la carta.
Fase 4: vedi finalmente il contenuto del regalo. Questo può essere il momento più bello o più brutto. Se non togli subito la cartaccia dal tavolo, di sicuro è brutto. Se è quello che desideravi, è bello. Se non ti piace, o se è un doppione, subito non pensi più al regalo ma alla faccia che devi fare per nascondere la delusione.
Ricevere in regalo dei fiori è faticoso: li devi scartare, devi trovare un vaso o una bottiglia, devi cambiargli l’acqua tutti i giorni e tagliare i gambi. E devi fare queste cose perché poi quello che ti ha regalato i fiori ti chiede quanto ti sono durati e non puoi fare la brutta figura che ti sono morti subito. È meglio la pianta che campa da sola.
Altruismo
Esistono alcuni tipi di sport che finiscono in ismo: il ciclismo, l’alpinismo, il paracadutismo, l’escursionismo, il podismo. Il più faticoso è l’altruismo.
Questi sport servono per arrivare da qualche parte, arrampicandosi, pedalando, precipitando o anche solo camminando. L’importante è fare fatica, perché sta lì la soddisfazione.
Lo sport serve a stare bene, anche se quando lo fai, te fa male tutto: le gambe, le braccia, le ginocchia, la schiena. Però dice che fa tanto bene.
Per essere altruisti bisogna allenare il cervello a fare silenzio e rafforzare il sentimento a sollevare pesi, scalare montagne, lanciarsi nel vuoto, affrontare il pericolo e la fatica. Se uno pratica l’altruismo è già un campione, non c’è bisogno della medaglia. È uno sport che fa bene al cuore e alla circolazione.
Praticare l’altruismo è rischioso. Non basta pensare agli altri, bisogna raggiungerli, a tutti i costi.