Vorrei fare un elogio della semplicità nella scrittura. Ma vorrei non essere fazioso. Vorrei per esempio riconoscere che esiste una “complessità necessaria”. Essere semplice non significa essere “facili”, come ha chiarito benissimo La Capria con il suo stile dell’anatra, “che senza sforzo apparente fila via tranquilla e impassibile sulla superficie, mentre sott’acqua le zampette palmate tumultuosamente e faticosamente si agitano”. Essere semplici significa non rinunciare alla “comunicazione” con il lettore, fare un’opera preventiva di pulizia e di selezione sulle nostre parole e sui nostri pensieri.

Dentro la lampada
“Bellissima” di Yasmin Incretolli (Pidgin)
In questa storia si narra un’umanità dolente, viva e vitale, malata e indurita, crudele, che ha abbandonato la Speranza in una casa disfatta, la caduta di Icaro con le ali che luccicano al sole, prima dello schianto.