Che c’entra? Direte voi. C’entra, eccome. Perché mangiamo troppo? Per fame? Perché ciò che è nel piatto è tanto buono? Soltanto? O non mangiamo anche perché siamo stanchi e insoddisfatti e ansiosi e buttiamo sul cibo tutte le nostre frustrazioni? Adesso che ci pensate iniziate a dire sì, un po’ anche per questo. Bene, il primo passo è fatto. Riconoscere qual è la base del problema è sempre il modo migliore per iniziare ad affrontarlo. E adesso che sappiamo che la brioche a metà mattina più che fame è altro, adesso siamo pronti a fare il secondo passo: affrontare scrivendo tutto quello che annegavamo nel cibo. Sì, lo so, un buon gelato è sempre una bella gratificazione, ma vuoi mettere la soddisfazione del sedersi a tavola e mangiare il giusto, e riuscire ad attraversare la mattina o il pomeriggio senza fare una capatina al frigorifero o al bar? Vuoi mettere la soddisfazione nel riuscire finalmente a raccontare, almeno a noi stessi, quanto stiamo male con quel rotolo di ciccia, quanto ci sta minando l’autostima, quanto siamo pronti a dire basta? Quindi: primo passo, renditi conto di dove sta il problema; secondo passo, scrivine; terzo passo, trova qualcuno che ne capisca di emozioni & alimentazione e fatti dare una mano a selezionare cosa ti fa bene mangiare e cosa no. Non ti sto scaricando, ma qui ci occupiamo di scrittura, ed è bene che ognuno faccia ciò che sa fare. Però poi raccontaci la soddisfazione nel fermarti finalmente davanti lo specchio.
“Caledonian Road” di Andrew O’Hagan – traduzione di Marco Drago (Bompiani)
Una storia senza innocenti o vincitori, ma solo persone ferite che riescono a farcela con quello che resta dopo un evento drammatico destinato a essere uno spartiacque nelle loro vite.