I DIECI ERRORI DA NON FARE QUANDO SCRIVI PER LA RADIO

In radio non puoi fregare il pubblico con i costumi e le espressioni facciali degli attori. Sei solo con le tue parole.

1 – Non sai a chi parli. Si comincia sempre da qui. Chi ti ascolta? Per chi stai scrivendo? Se non sai a quale ascoltatore si rivolge la tua storia, non sai nemmeno come scriverla e tutti i consigli che seguono saranno inutili. L’ascoltatore è un alieno che vive nello spazio profondo, ma ogni radio ricerca i propri particolari alieni, quindi il tuo linguaggio, le tue citazioni, le canzoni che scegli, dipendono dall’emittente radiofonica che ti accoglie. Se scrivi per un network sportivo oppure per Radio3, se i tuoi testi vengono usati da Radio Deejay o da Radio2 Rai, se parli al microfono di Radio Rock oppure di Radio Maria, devi usare parole differenti dette in modo differente per convincere. Se non sai chi è l’alieno, l’alieno sei tu.

2 – Usi parole difficili. Qualche volta l’autore descrive il suo mondo utilizzando una competenza maggiore di quella che ha il suo pubblico. Ricordati che la radio si rivolge potenzialmente a tutti (a meno che non faccia una scelta estremamente specialistica, come certe radio sportive che fanno discorsi da iniziati incomprensibili per chi non segue una particolare squadra di calcio). L’uso di terminologie tecniche o slang non indispensabili e non spiegati non ti farà guadagnare punti nella classifica del più colto, ma ridurrà semplicemente il numero dei tuoi ascoltatori. Molti diranno: – Ammazza che colto! – Ma poi cambieranno canale.

3 – Trascuri l’immagine. Le immagini che il pubblico percepisce quando segue qualunque tipo di storia non dipendono dalla sua vista, ma dalla tua capacità di fargliele venire in mente. Alla radio le immagini sono importanti come in qualunque altro mezzo, come per esempio il cinema o la televisione. Se la tua scrittura non evoca immagini mentali, sarà comunicativa come un palco vuoto nel quale sia trasmessa la lettura dell’elenco del telefono. Se pensi che le tue idee siano importanti, cerca di trasformarle in immagini.

4 – Ti fidi troppo dei suoni. Se fai toc toc con un pugno sul tavolo, cosa stai comunicando? Il fatto che qualcuno sta bussando a una porta, oppure il fatto che qualcuno sta battendo un pugno su un tavolo? Un soffio sul microfono evoca il vento oppure qualcuno che sta cercando di raffreddare la sua minestra? Gli effetti sonori non sono quasi mai univoci, a meno che non si tratti di un suono ormai codificato, come la suoneria di un telefono. Quasi sempre per renderli chiari c’è bisogno di unire una battuta di testo. Tutto diventa chiaro se dopo aver fatto toc toc sul tavolo, una voce dice: – Avanti!

5 – Usi le virgolette. In un testo scritto usiamo le virgolette per rendere più ricca di significato una parola. Alla radio non si può. Se scrivo la frase: Giovanni è “carino”, metto in dubbio la sua bellezza, mentre se scrivo: Giovanni è carino, voglio dire che mi piace. Se affidi alla capacità interpretativa di un attore questa sfumatura della parola potresti non ottenere il risultato. Per questo, in genere, meglio usare la parola giusta, la più precisa, a meno di non voler essere ambigui appositamente. L’accuratezza della parola nella radio rende più chiaro il significato che vuoi trasmettere.

6 – Troppi personaggi. Nella radio non esistono le immagini e la distinzione tra una voce e l’altra è senza dubbio meno chiara di quella tra un volto e un’altro, o addirittura tra un intero corpo e un altro. Considera poi che a ogni personaggio corrisponde un attore e questo sarà un costo per chi dovrà mandarlo in onda. Inoltre, se una voce maschile e una femminile si distinguono al volo, due voci maschili o due voci femminili possono confondersi facilmente. Usare il dialetto per distinguere una voce dall’altra sembra una buona idea, ma se i personaggi sono tanti, l’impressione sarà quella di essere a una riunione per l’assegnazione del posto auto nella casa dello studente di via De Lollis. 

7 – Dialoghi usati solo per dare informazioni. Leggi queste due battute: “Così tu saresti Giovanni, il cugino della sorella di mio padre”. “E tu sei Giorgio, il maestro elementare che è partito dalla lontana Soverato per arrivare fino qui a Roma”. Dopo averle ascoltate sai molto sui due personaggi, sulle loro relazioni parentali e su dove si trovano, sempre se hai resistito al senso di poca credibilità del dialogo. Nessuno parla così: anche alla radio il non detto e un modo più raffinato per dare informazioni fanno parte della qualità maggiore della scrittura.

8 – Mancanza di personaggi simpatici. Tu puoi pure essere un misantropo convinto che la natura umana sia ributtante, tale da farti scrivere personaggi dal carattere insopportabile, ma ricordati che uno dei motivi del successo dei personaggi radiofonici è senz’altro la simpatia. Quindi anche i tuoi cattivi dovrebbero ispirare un’empatia tale da lasciarsi seguire con fiducia. Se un personaggio non produce una sorta di corrente tra se stesso e l’ascoltatore non si creerà l’elemento più importante per la fortuna di un testo: l’immedesimazione.

9 – Incompleto sviluppo della trama. Qui di errori puoi farne anche troppi: gli scopi principali dei personaggi sono esposti troppo tardi, le difficoltà principali sono esposte troppo tardi, il climax è anticipato, ci sono soste e salti narrativi, la storia comincia in modo troppo eclatante e poi è piena di punti morti, si capisce troppo presto prima della fine come andrà a finire. E via così. Se non hai capito queste ultime frasi, procurati un manuale di sceneggiatura.

10 – Personaggi o situazioni inverosimili. Per funzionare una storia deve essere la storia probabile di personaggi probabili. Se la storia è possibile, ma i personaggi sono improbabili, allora non funzionerà. Se la storia è poco probabile, ma i personaggi sono verosimili, allora non funzionerà. In questi casi l’effetto che otterrai sarà che il pubblico dirà: – Ma non è possibile.

Se invece la storia non è improbabile per un certo preciso personaggio, puoi anche riuscire a farci credere come se niente fosse che un giovane studente punto da un ragno radioattivo possa lanciarsi da un grattacielo all’altro solo con l’aiuto della sua tela. Questo non vale solo per la radio, ma alla radio è peggio. Perché non potrai fregare il pubblico con i costumi e le espressioni facciali degli attori. Sei solo con le tue parole. E quando un uomo con le parole incontra una storia inverosimile, l’uomo con le parole è un uomo morto.

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Paolo Restuccia

Scrittore e regista. Cura la regia della trasmissione Il Ruggito del Coniglio su Rai Radio2. Ha pubblicato i romanzi La strategia del tango (Gaffi), Io sono Kurt (Fazi), Il colore del tuo sangue (Arkadia) e Il sorriso di chi ha vinto (Arkadia). Ha insegnato nel corso di Scrittura Generale dell’università La Sapienza Università di Roma e insegna Scrittura e Radio all’Università Pontificia Salesiana. È stato co-fondatore e direttore della rivista Omero. Ha tradotto i manuali Story e Dialoghi di Robert McKee e Guida di Snoopy alla vita dello scrittore di C. Barnaby, M. Schulz.

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