“Vengo dal teatro”, le piace dire, quando le si chiede del suo background: la drammaturga e regista Sasha Marianna Salzmann recita sul palco, cura festival teatrali e scrive saggi, oltre ad aver debuttato con successo come autrice di un romanzo.
UN VARIEGATO PANORAMA GENERAZIONALE
Sasha Marianna Salzmann ha studiato letteratura, teatro, media e scrittura scenica. Con Außer sich (Fuori di sé, 2017), il suo primo romanzo, subito selezionato tra i finalisti del Deutscher Buchpreis e vincitore del premio letterario della Fondazione Jürgen Ponto, affronta temi come identità, migrazione, famiglia e appartenenza. La storia che racconta è quella di una coppia di gemelli ebrei che crescono nella Mosca post-sovietica e successivamente in un centro di accoglienza nella Germania occidentale. La scrittrice stessa è nata in una famiglia ebrea nella sovietica Volgograd e si è trasferita con la famiglia in Germania nel 1995, all’età di dieci anni.
A questo suo primo romanzo ha iniziato a lavorare già nel 2012 a Instanbul, dove si trovava come borsista. La giuria della Fondazione Jürgen Ponto l’ha premiata per avervi delineato un “variegato panorama delle generazioni dall’Unione Sovietica del XX secolo fino all’Europa contemporanea”. La giuria del Premio Mara Cassens, assegnatole l’anno seguente, ha descritto il romanzo come “provocatorio nella sua forma più profonda”.
UNA DONNA CON UN TEATRO IN RESIDENZA
Il romanzo l’ha fatta conoscere in tutta la Germania, benché avesse già un nome come drammaturga del Maxim Gorki Theater di Berlino, per il quale lavora in residenza dal 2013. Dal 2013 al 2015 ha diretto lo studio Я, un teatro-studio che il quotidiano Die Weltha definito “il teatro sperimentale più avvincente in Germania”. Salzmann apprezza il teatro del quale è autrice in residenza anche per il fatto che rappresenta un luogo d’incontro per chi vuole affrontare in forma “costruttivamente aggressiva” avvenimenti come l’esito delle ultime elezioni del Bundestag. Anche la versione teatrale di Außer sichè stata presentata qui in prima assoluta nel 2018.
La drammaturgia che porta la sua firma convince pubblico e critica: il suo Muttersprache Mameloschn ha vinto il premio del pubblico al festival teatrale di Mühlheim; la rivista di teatro Die Deutsche Bühne la descrive come una “sensibile osservatrice di un presente brutale”, apprezzando lo “sguardo biografico” di quella che è probabilmente “la drammaturga di lingua tedesca del momento”.
DIS-INTEGRAZIONE: “NON PARTECIPO, MA NON MI TENGO FUORI”
Sempre al Maxim Gorki Theater, insieme al poeta Max Czollek ha organizzato un Congresso di dis-integrazione (2016) e le Giornate della Cultura radicale ebraica (2017), che vedono artisti internazionali affrontare questioni legate all’identità ebraica contemporanea. “Dis-integrazione significa non partecipare”, racconta alla Berliner Zeitung, “non significa tenersi fuori”. Nell’ambito delle Giornate della Cultura, la stessa Salzmann messo in scena Die Geschichte vom Leben und Sterben des neuen Juppi Ja Jey Juden di Sivan Ben Yishai.
Romy König, giornalista e scrittrice, si occupa in particolare di salute, economia e cultura.
Traduzione: Caterina Decorti
Media Partner Goethe-Institut, Istituto di cultura tedesca.
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