Cena con sorpresa

Mai accettare cibo cucinato da una ex.

In un webinar sulla scrittura e i 5 sensi, abbiamo lanciato una piccola sfida ai partecipanti: per ogni senso abbiamo proposto un esercizio. La partecipazione è stata altissima, tanto che abbiamo deciso di pubblicare i racconti più riusciti.
Proseguiamo con il gusto, con questo esercizio: Immagina che il protagonista di una tua nuova storia riceva un invito a cena da parte di un vecchio amico. Scrivi una scena in cui vengono serviti piatti sconosciuti, descrivendo nel dettaglio i sapori, gli odori e le sensazioni gustative che provoca ogni boccone.

 

Non la vedevo da un po’, e quell’invito mi colse impreparato. C’eravamo lasciati male anni prima, mi aveva giurato odio eterno e ora rientrava nella mia vita in maniera inaspettata. Ma il biglietto recitava: “Ci sarà una sorpresa per cena”. E la parola sorpresa aveva su di me un potere più forte di ogni remora.
Un sorso di prosecco pose fine all’imbarazzo iniziale. Lo servì accompagnato da piccole strane noccioline che crocchiavano in bocca e lasciavano un retrogusto leggermente amaro, ma non sgradevole. Non volle dirmi che cosa fossero e io lo chiesi una volta sola.
La zuppa era calda e speziata, con dei bocconi solidi che galleggiavano insieme a piccoli filamenti. Una leggera pellicola si rompeva al contatto con i denti e scopriva una carne molto tenera e dolciastra che mangiata in grandi quantità sarebbe risultata stucchevole, ma accompagnata con un cucchiaio di zuppa shakerava magistralmente il dolce e il piccante. I filamenti non avevano sapore, ma stemperavano la
sensazione di disagio che attanaglia una gola non abituata a sapori troppo intensi.
Poi servì la carne. Potei ammirare la precisione delle fettine tutte uguali, sembravano ricavate da un cilindro. Si toglieva uno strato di pelle dura e si gustava l’interno, poco cotto, molto tenero affogato in una salsetta scura piuttosto amarognola. Ogni boccone scivolava lungo la gola dopo aver riempito la
bocca di un sapore simultaneamente selvatico e domestico, come un cane che prima caccia poi si riposa sul tappeto.

Lei non toccò quasi nulla, e io detti la colpa a un passato che tornava con i suoi ricordi e nostalgie. La serata fu piacevole. Al momento del commiato mi prese la mano e mi disse dolcemente: “Era una zuppa di scorpioni velenosi, la carne era di serpente e la salsa ricavata dal suo veleno. Mi è costata cara, ma ne valeva la pena”.

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