In un webinar sulla scrittura e i 5 sensi, abbiamo lanciato una piccola sfida ai partecipanti: per ogni senso abbiamo proposto un esercizio. La partecipazione è stata altissima, tanto che abbiamo deciso di pubblicare i racconti più riusciti.
Proseguiamo con l’udito, con questo esercizio: scrivi una scena ambientata in una notte completamente silenziosa. Focalizzati su suoni sottili e poco notati, come il fruscio delle foglie o il suono del vento. A un certo punto inizia un piccolo concerto improvvisato.
Nella luce appannata della taciturna luna, distesa a prua, ascolto il frastuono della quiete intorno a me.
Piano piano la notte strimpella i suoni sommessi del porto. Nell’aria tintinnano lievi le sartie e i tiranti delle vele che, flosce, frusciano nel respiro della brezza; il dolce sciabordio delle onde risuona, ritmico, addosso alla carena. In lontananza borbotta monotono il diesel di un peschereccio.
Un calpestio sincopato ticchetta stracco sul pontile verso di me, di sicuro Dick mi ha sentito sulla prora.
Sussurro:
— Shhh, tranquillo, bello, a cuccia.
Sbuffa dalle narici, mugola rassicurato. Il raschiare incerto delle unghie sul pontile si affievolisce passo
passo più lontano.
Inatteso, un mantra profondo si propaga sulla superficie imperlata dell’acqua, prima intenso e poi sempre più flebile:
AAAAAAAAOOOOOOOOMMMMmmmm
AAAAAAAAOOOOOOOOMMMMmmmm, questa volta riecheggiano all’unisono voci da baritono e
contralto, di uomo e di donna, che si levano dalle barche ormeggiate qua e là nella rada.
Una inspirazione profonda, e
AAAAAAAAOOOOOOOOMMMMmmmm,
le vibrazioni si disperdono lontane sulla pelle increspata del mare.
Un sommesso brusio cavernoso giunge alle mie orecchie, al ritmo cadenzato di lunghi respiri , come un intenso ronzio di ape che rimbomba trattenuto in gola:
MMMMmmmm
MMMMmmmm
MMMMmmmm
Il porticciolo risuona e vibra di voci misteriose, mormora, e piano piano zittisce sotto la bianca coperta di
caligine salmastra.
Ding, un rintocco leggero, metallico, percuote l’aria, altri si levano e lo rincorrono, aleggiano cristallini
rimbalzando qua e là nel porticciolo. Dalle coppe convesse delle campane tibetane si diffondono melodie
concentriche, che tutto avvolgono, ovattate, ipnotiche, volteggiano e si disperdono nella bruma della notte.
Nel silenzio vellutato ascolto la marea del mio respiro, l’aria sibila nelle narici, il cuore pulsa placido e
possente fino ai timpani.
Il silenzio si diffonde nel profondo.
Tutto risuona in armonia nella risacca del respiro.
Oltre, il rumore bianco del mare.
Blubluc, blubluc…