“Volevo diventare famosa” con Laura De Lorenzo

Parla l'autrice di una raccolta poetica che copre un lungo arco esistenziale, dal 1979 a oggi, dall'infanzia alla maturità.

Ho letto da poco una raccolta di poesie di un’autrice che conosco da qualche anno, Laura De Lorenzo, la raccolta s’intitola Volevo diventare famosa e racconta una vita di versi, che mi sembra non aspirino in nessun modo alla notorietà. Non sono gridati, non sono forzatamente post moderni, non sono necessariamente erotici, non fingono sentimentalismo, non pretendono di rivaleggiare con le filosofie contemporanee o antiche, mi appaiono invece come l’espressione autentica di una persona che vuole essere accolta per quel che è. Di Laura De Lorenzo conoscevo qualche racconto ben fatto e pubblicato sul web e ogni tanto qualche verso poetico filtrato attraverso la rete soprattutto dei social, piccole cose, sempre sincere ed efficaci. Adesso che ha raccolto queste poesie in un libretto che presto raggiungerà forse pochi ma ben scelti lettori, ho pensato bene di farle qualche domanda sulla sua produzione di versi poetici. Ed ecco qui il risultato.

 

Perché questo titolo, Volevo diventare famosa?

Volevo diventare famosa è il titolo dell’ultima poesia del libro e nasce dal desiderio che ho sempre avuto, fin da bambina, di diventare una scrittrice famosa. Mi sono stupita io stessa nello scoprire, scrivendo la poesia: Volevo diventare famosa, che dietro a questo desiderio c’era il bisogno di essere capita, compresa, perché avevo fin da allora una sensibilità molto forte e gli altri, tutti gli altri, compresa la mia famiglia, non sembravano accorgersi di quanto sentissi tutto profondamente e che questo sentire mi faceva soffrire.

 

Queste poesie seguono un arco di composizione molto lungo, dal 1979 al 2023, è tutto quello che hai scritto?

Ho cominciato a scrivere poesie a otto anni, alcune purtroppo le ho perse. Ho scritto molte più poesie di quelle raccolte nel libro, ma sono talmente tante che ho dovuto fare una scelta. Quando avevo vent’anni scrivevo poesie tutto il giorno, alternavo diari a poesie. Le poesie, per me, sono come fotografie dell’anima: rileggendole ritorno a quell’attimo e non sempre ne ho voglia. Ho scritto anche parecchi racconti: ho frequentato una scuola regionale di scrittura creativa a trentadue anni, per imparare a scrivere racconti perché da sola non ci riuscivo ma lo desideravo. Però la svolta decisiva per imparare a scrivere racconti è stata la frequentazione di una scuola di scrittura creativa nel 2012. È solo grazie a questa scuola se mi sono appropriata degli strumenti giusti per scrivere racconti.

Ho una scatola di plastica piena di quaderni con tutto ciò che ho scritto nella vita, sono decine di quaderni e ho ancora i temi delle elementari e del liceo: al liceo scrivevo due “brutte” e una “bella”, e conservavo una “brutta” per me.

Scrivere, per me, equivale a respirare e per vivere bisogna respirare. Sempre.

 

Cosa vuol dire per te scrivere poesie, è un istinto naturale o hai studiato per acquisirlo?

Scrivere poesie, per me, equivale a vivere. Non ho mai fatto una scuola per scrivere poesie. Io sento qualcosa all’improvviso, una necessità e la penna corre veloce sul foglio. Non ho idea di quello che scriverò mentre scrivo. Quando rileggo a volte mi piace ciò che ho scritto, a volte no. Ma dopo aver scritto mi sento meglio, sento una pace meravigliosa.

 

In un verso scrivi: “Leggere e scrivere / sono la mia evasione / sogno ad occhi aperti / e mi dimentico tutto”. È necessario trovare uno spazio dove dimenticare, secondo te?

Sì, è necessario trovare uno spazio dove dimenticare il mondo, secondo me. E dove dimenticare perfino se stessi. Avviene quando si dorme e quando si fa l’amore con amore. Avviene anche in una sala cinematografica. O guardando il mare fuori stagione, quando la spiaggia è vuota. La realtà è spesso cruda, dura, soprattutto questa nostra epoca, e gli esseri umani hanno bisogno di essere felici. Abbiamo bisogno di evadere dalla realtà e tuffarci in altre, più lievi. Ognuno trova il suo modo per farlo, non c’è una ricetta per questo. Siamo bombardati da immagini e notizie continuamente. Uno spazio per dimenticare può essere semplicemente spengere il cellulare e il computer per un giorno.

 

C’è un verso che mi ha molto colpito, parli del cinema e dici: “L’adolescenza / la giovinezza / la saggezza / svelate / da qualcun / altro”. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci racconti la nostra vita meglio di come la percepiamo noi che la viviamo?

Secondo la mia esperienza, sì, ho scoperto me stessa attraverso le letture fatte, i film visti e il confronto con altre persone. Il punto di vista di qualcun altro, espresso attraverso vari canali quali la letteratura, il cinema o le confidenze con persone a cui vogliamo bene, è fondamentale. Perché puoi scoprire cose di te stesso fino a quel momento sconosciute e che non sapevi neanche che ti appartenessero.

 

Scrivi spesso dei sogni, qual è il tuo sogno, oggi?

Il mio sogno, oggi, è quello di condividere i miei scritti con più persone possibile, resta quindi, in fondo, quello di quando ero bambina: diventare una scrittrice famosa! E imparare a scrivere la mia autobiografia.

 

Quali sono i tuoi poeti preferiti, se dovessi scegliere una poesia tra tante di un autore che ami, quale sarebbe?

I miei poeti preferiti sono Charles Bukowski e Alda Merini. Amo molto: Fuori posto di Charles Bukowski e La semplicità è mettersi nudi davanti agli altri di Alda Merini.

Condividi su Facebook

Paolo Restuccia

Scrittore e regista. Cura la regia della trasmissione Il Ruggito del Coniglio su Rai Radio2. Ha pubblicato i romanzi La strategia del tango (Gaffi), Io sono Kurt (Fazi), Il colore del tuo sangue (Arkadia) e Il sorriso di chi ha vinto (Arkadia). Ha insegnato nel corso di Scrittura Generale dell’università La Sapienza Università di Roma e insegna Scrittura e Radio all’Università Pontificia Salesiana. È stato co-fondatore e direttore della rivista Omero. Ha tradotto i manuali Story e Dialoghi di Robert McKee e Guida di Snoopy alla vita dello scrittore di C. Barnaby, M. Schulz.

Tag

Potrebbe piacerti anche...

Colazione da Fassi

Come trasformo Jelly Roll in gelato

Un cono oversize con gianduia, mango al pepe rosa, cioccolato, fragola al profumo di menta per un cantante che contiene mondi musicali fatti di consistenza e delicatezza.

Leggi Tutto
Dentro la lampada

“Una florida ed eccitante vita interiore” di Paul Dalla Rosa (Pidgin)

I protagonisti di questi racconti sono ritratti nel loro momento di ordinaria consapevolezza, dovunque si trovino, sospesi tra la tentacolare ed escludente Dubai, la scintillante e instancabile Maiorca, la stratificata e ossequiosa Pechino, o la serafica Melbourne, i loro corpi e le loro menti mostrano segni di crepe.

Leggi Tutto
Apri la chat
Dubbi? Chatta con noi
Ciao! Scrivimi un messaggio per dirmi come posso aiutarti :)