“Sono stato messo in secondo piano, retrocesso da protagonista nel mio stesso dramma a sollievo comico nella tragedia dei miei genitori”, scrive Alison Bechdel, autrice di Fun Home. Una tragicommedia familiare, pubblicato da Rizzoli nel 2007. E questa è una grande verità ed è lo scotto da pagare per chi decide di scrivere della propria famiglia, del proprio padre, della propria madre – di sé. Che lo faccia con un racconto o romanzo tradizionale oppure con una graphic novel, proprio come la Bechdel. Graphic novel che, dopo essere arrivata finalista al prestigioso National Book Critics Circle Award, aver vinto i GLAAD Media Awards, è stata messa in scena a Broadway, diventando così un cult.
Fun Home è la storia di una figlia, Alison, che fa i conti con la propria omosessualità e con un padre omosessuale anche lui. Un padre scomparso troppo presto, quando lei era ancora al college, in circostanze misteriose. Un incidente, un suicidio? Nessuno lo sa. Un padre perfezionista, ingombrante, che compra una vecchia casa vittoriana e costringe i figli a prendersene cura senza pace proprio come fa lui. Per parlare di tutto questo ci vuole coraggio. “Non è stato un ritorno trionfale”, scrive infatti la Bechdel, “La casa, come l’avevo conosciuta, non c’era più”. E anche questa è una grande verità. Bisogna essere pronti anche a questo quando si decide di prendere e ‘tornare’ a casa: nella casa della nostra infanzia, adolescenza, che non esiste più.
Buona Lettura!