Altri libertini, Pier Vittorio Tondelli

Una via di mezzo fra romanzo picaresco e raccolta di racconti, attraverso l’elencazione narra e insieme enuncia un programma

Se ci interessano gli scrittori capaci di far coesistere in un romanzo o in un racconto registri narrativi diversi, per non dire opposti, non si può prescindere dall’opera di Pier Vittorio Tondelli, icona letteraria degli anni ’80 che se fosse sopravvissuto agli eccessi della sua epoca avrebbe sicuramente arricchito di ulteriori gemme la narrativa italiana contemporanea.

Dice Giovanni Papini nella seconda prefazione alla raccolta di racconti Il tragico quotidiano:

Io ho voluto far scaturire il fantastico dall’anima stessa degli uomini, ho immaginato di farli pensare e sentire in modo eccezionale dinanzi a fatti ordinari. Invece di condurli in mezzo a peripezie bizzarre, in mondi non mai veduti, in mezzo ad avvenimenti incredibili, li ho posti davanti ai fatti della loro vita ordinaria, quotidiana, comune, ed ho fatto scoprire a loro stessi, tutto quello che c’è in essa di misterioso, di grottesco, di terribile. E Tondelli aderisce al programma papiniano andando a scovare il fantastico nei posti più luridi di quello che negli anni ’70 e ’80 era definito underground: dal bar pregno di fumo stantio di una stazione al locale fricchettone arrangiato in un sottoscala; dall’abitacolo di una Seicento cenciosa alla soffitta dell’Annacarla di turno, dove si riuniscono i soliti compagnacci, a sbevazzare, a dir cazzate e dare calcinculo al tempo.

È il clima che si respira in Altri libertini, opera prima di Tondelli, una via di mezzo fra romanzo picaresco e raccolta di racconti, pubblicata nel 1980, a sottolineare l’avvio di un’epoca, i favolosi anni ’80, che per i cinquantenni di adesso è rimasta scolpita nel mito. Le pagine che proponiamo sono tratte dal capitolo-racconto Autobahn dove Tondelli dimostra l’originalità di un linguaggio che media volgarità ed elegia, che tronca e unisce in barba alle regole della grammatica, che attraverso l’elencazione narra e insieme enuncia un programma. Ma soprattutto, come l’occhio di una telecamera, passa in rassegna la galassia di mondi paralleli che rendevano speciali quegli anni scassati e tribolati, molti dei quali mondi, straordinariamente, sono sopravvissuti fino a oggi, per dare un senso alle vite di chi rifiuta l’omologazione e brama l’originalità.

Buona Lettura!

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Mario Abbati

Mario Abbati è nato a Roma nel 1966, laureato in Ingegneria Elettronica e in Filosofia. Come scrittore ha pubblicato saggi, romanzi e raccolte di racconti. Studioso dei Tarocchi, da anni si interessa delle applicazioni di questo strumento alla narrativa. È docente di scrittura creativa presso la scuola di scrittura Genius.

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