Il romanzo che ho scelto è Il Profumo di Patrick Süskind, ed è ambientato nella Parigi del 1700. Il protagonista, Jean-Baptiste Grenouille, viene rifiutato dalla madre subito dopo la nascita, lei lo abbandona su un mucchio di interiora di pesci putrefatti coperto da uno sciame di mosche.
Il bambino, grazie al suo gridare, viene salvato e affidato a svariate balie, ma nessuna riesce a tenerlo con sé più di un certo tempo.
L’ultima lo rifiuta con la motivazione che lui non è come gli altri bimbi: non ha odore, per cui essa ritiene che sia posseduto dal demonio.
Per adattamento al rifiuto, il protagonista sopravvive sviluppando in modo ipertrofico un’unica modalità sensoriale: l’olfatto. A questo senso così sviluppato sono legate la sua vitalità e la sua forza.
Ecco un pezzo esplicativo di come il senso dell’olfatto riempia il vuoto dell’io del protagonista:
“Non vedeva nulla, non sentiva e non provava nulla. Si limitava soltanto ad annusare il profumo del legno che saliva attorno a lui e stagnava sotto il tetto come una cappa. Bevve questo profumo, vi annegò dentro, se ne impregnò fino all’ultimo e al più interno dei pori, divenne legno lui stesso, giacque sulla catasta come un pupazzo di legno, come un Pinocchio, come morto, finché dopo un lungo tempo, forse non prima di mezz’ora, pronunciò a fatica la parola “legno”. Come se si fosse riempito di legno fin sopra le orecchie, come se il legno gli arrivasse già fino al collo, come se avesse il ventre, la gola, il naso traboccanti di legno, così vomitò fuori la parola. E questa lo riportò in sé, lo salvò poco prima che la presenza schiacciante del legno potesse soffocarlo. (…)”
Sentite come il personaggio di Grenouille sembra costruirsi ed “essere” solo in funzione di ciò che il suo olfatto traghetta dal mondo circostante fin dentro di lui?
E voi, avete un senso che vi aiuta a sentirvi vivi?