Ci sono romanzi che rimangono scolpiti nella memoria per l’originalità della trama, altri per lo stile sopraffino, altri ancora per lo spessore e la vivacità dei personaggi. Mystic River (La morte non dimentica), romanzo da cui fu tratto l’omonimo e pluripremiato film diretto da Clint Eastwood nel 2003, fa senz’altro parte di quest’ultima categoria. Scritto da Dennis Lehane e pubblicato nel 2001, di personaggi leggendari ne comprende addirittura tre: Jimmy, Sean e Dave, ciascuno dei quali incarna un carattere che ne determina con granitica coerenza pensieri, parole, opere e omissioni. Sean è il buono, Dave è il brutto e Jimmy il cattivo, come nel celebre spaghetti-western di Sergio Leone. Sin da ragazzi, quando si conoscono a East Buckingham, immaginario e complicato quartiere della periferia di Boston, i tre ragazzi si affidano ciascuno al proprio archetipo – Jimmy alla forza, Sean alla giustizia e Dave alla temperanza – e da tale archetipo si lasceranno condurre sul binario della vita adulta accettandone il peso fino alle estreme conseguenze: Jimmy, per placare i suoi istinti di vendetta, ucciderà a sangue freddo l’amico d’infanzia Dave credendolo colpevole dell’assassinio di sua figlia; Sean, detective della squadra omicidi, sarà chiamato a fare giustizia sulla morte violenta di Dave pur sapendo che con la risoluzione del caso destinerà l’amico Jimmy al carcere; Dave, infine, per non deludere ancora una volta l’amico Jimmy, ammetterà di aver ucciso sua figlia nonostante sappia di essere innocente e si lascerà uccidere.
Memorabile è l’incidente scatenante della storia, l’episodio in cui Dave ragazzino viene portato via da due pedofili che si fingono poliziotti mentre litiga con Jimmy e Sean in mezzo alla strada. Ne leggiamo una scena dove detto e non-detto lottano fra loro in modo esemplare. La sequenza di dialogo ruota intorno a una singola battuta: «Ci dispiace», che oltre a denunciare l’ingenuità di Dave ancora allo stato embrionale sembra confermare una delle regole fondamentali che s’insegnano ai corsi di scrittura creativa: se parli poco sei salvo; se parli troppo, o a sproposito, sei condannato a perire.
Buona Lettura!