Il venti ottobre, la notizia della vittoria del Prêmio Camões 2021 raggiunge la mozambicana Paulina Chiziane nella sua casa di campagna, seduta accanto al fuoco. “Anche se fa caldo, non riesco a fare a meno del mio fuoco acceso. In quel momento, sulla fiamma, stava cuocendo quella verdura che coltivo e che preparo con cura e dedizione, visto che la mangerò io stessa. In questi tempi di Covid avevo perfino dimenticato la candidatura al premio. Ho avuto la fortuna di studiare ma anche di percorrere questo Paese e conoscerne le meraviglie. Non si può dire che io provenga dall’élite, no, io vengo dal basso, dalla terra. E un riconoscimento a una persona che viene dal nulla è motivo di ispirazione per una nuova generazione. Questo premio è destinato a me ma raggiunge un popolo di persone che mi vedono come una di loro. Tutto quello che scrivo fa parte della nostra memoria collettiva.”
Il Prêmio Camões, giunto alla sua trentatreesima edizione e frutto di una partnership tra Brasile e Portogallo, è considerato il più importante premio di letteratura lusofona; nel corso degli anni è stato conferito a José Saramago, Jorge Amado, Lygia Fagundes Telles e, nel 2019, a Chico Buarque de Hollanda.
“Vengo da lontano, ho conquistato il mondo a piedi scalzi. Voglio incoraggiare il mio popolo, le donne della mia terra: anche in condizioni difficili, camminando a piedi scalzi, si può vincere”, disse nel 2014 quando ha ricevuto l’onorificenza di Grande Oficial da Ordem Infante D. Henrique, dal presidente portoghese, Cavaco Silva, al momento in carica.
Abituata a esprimersi nelle lingue chope e ronga, ha appreso il portoghese nella scuola di una missione cattolica e ha in seguito intrapreso studi di linguistica presso l’Universidade Eduardo Mondlane, a Maputo, senza tuttavia concludere il corso.
Paulina Chiziane è nata nel Mozambico nel 1955. Cresciuta nei sobborghi di Maputo, in gioventù ha fatto parte del Frente de Libertação Nacional (Frelimo), Fronte di Liberazione Nazionale, ma la politica non l’ha convinta, specie per quanto riguarda l’emancipazione della donna e non ha tardato a dedicarsi per intero alla scrittura. Nei suoi romanzi abborda in modo frontale e coraggioso il problema femminile, le questioni sociali mozambicane così come le tradizioni di un Paese in cerca di pace. Conosciuta per le sue storie di protagonismo femminile è stata la prima donna mozambicana a pubblicare un romanzo nel Paese, nel 1990, con Balada de amor ao vento, Ballata d’amore al Vento. La Balada do amor ao vento racconta le pesanti e impegnative responsabilità familiari caricate sulle spalle delle donne, dapprima nella casa d’origine e poi in quella coniugale. In Ventos do Apocalipse, Venti d’Apocalisse narra, da testimone, la guerra civile mozambicana. Tra i personaggi femminili di questo romanzo sfilano donne rivoluzionarie, anticonformiste, tutt’altro che subalterne, ragazze che cacciano farfalle e infilzano uccelli, una moglie che risponde per le rime e si ribella al marito e un’altra che abbandona il tetto coniugale. La protagonista di O Alegre Canto da Perdiz, L’allegro canto della pernice, Delfina è una bella donna, «una negra di quelle che piacciono ai bianchi». La biografia di Delfina racconta la storia della donna africana attraverso la narrazione dell’apocalittica perdita di un sogno. Delfina si dibatte tra lo «scegliere il cammino della sofferenza», l’amore che sente per José dos Montes, e l’«azzittire in sé la propria razza per conquistare la libertà», seguendo l’uomo bianco che le assicurerà la sopravvivenza e il conforto che desidera. Ma cos’è l’amore per la donna africana, in una terra di matrimoni contratti per procura durante l’adolescenza? L’interrogativo attraversa la trama del libro, apparentemente senza soluzione: «vivere in due mondi è come vivere in due corpi, non si può. Sei negra, e non sarai mai bianca». Pur giunta a questa conclusione «cerca un figlio mulatto, per alleggerire il nero della sua pelle come chi alleggerisce gli indumenti del lutto». Mescolando uno stile ricco di immaginazione, di elementi fantastici, mistici alle tematiche sociali tratte dalla realtà, costruisce un ritratto potente e peculiare della società e della donna africana.