Hai passato quattro mesi di isolamento da pandemia a condividere l’appartamento e i pasti con la tua gatta Isotta, e sebbene lei, la gatta, abbia dimostrato di aver apprezzato la vostra prolungata intimità, tu avverti la necessità di un contatto umano, e al primo weekend di “liberi tutti”, hai invitato le tue amiche a una cena gourmet di fine lockdown.
In preda a un entusiasmo al limite dell’isterico hai selezionato con cura il menu, ti sei procurata a fatica tutti gli ingredienti – compresa un’introvabile colatura di alici che hai dovuto farti spedire pagando una fortuna – e hai cucinato per oltre quattro ore, tagliando, sbollentando, tritando, frullando sotto lo sguardo indagatore di Isotta.
E ora eccoti qui, a esaminare il risultato del tuo esperimento, la riproduzione della famosa ricetta di Vissani per la zuppa fredda con broccoletti e banane che sarà il piatto principale della cena.
Provi a immaginare se le tue amiche saranno in grado di apprezzarne la raffinatezza, ma ti rassereni pensando che, in fondo, la ricetta non è farina del tuo sacco, ma di uno chef stellato che un piatto di zuppa così te lo fa pagare centosessanta euro bevande escluse, e queste sono considerazioni alle quali le tue amiche si mostrano sempre sensibili.
Sollevi lo sguardo dalla zuppiera immacolata nella quale la crema verde si sta raffreddando, e incroci gli occhi verdi di Isotta, che ti fissano da sopra il pensile della cucina.
Le chiedi un parere, ma lei si limita a scrutarti, enigmatica come sempre. Alzi la mano per farle una carezza, ma lei si sottrae voltandosi e mostrandoti le terga. Capisci che per qualche motivo oggi non è aria, e ti dedichi all’ultimo dettaglio, le banane. Come da ricetta di chef stellato, le sbucci, le tagli a rondelle e le friggi velocemente in padella per poi tuffarle nella zuppa di broccoletti ormai fredda.
– Voilà! – esclami alla fine. Soddisfatta? Moltissimo. Preoccupata per l’accoglienza del menu da parte delle tue amiche? Appena appena. Sai che apprezzeranno lo sforzo e l’originalità, soprattutto dopo tre mesi di clausura e pasti consumati davanti alla tv o allo schermo del pc in una di quelle tristissime videochiamate whatsapp con le quali avete riempito le serate di singles in isolamento da pandemia incontrollata.
Che emozione il trillo del campanello quando sai che non è un corriere amazon ma un’amica che non vedi dal vivo da quattro mesi! Che bello, le tue amiche sono qui, e sono tutte belle come non te le ricordavi, profumano di esseri umani in carne e ossa, e dimentichi la fatica di un pomeriggio passato a cucinare per loro.
Le fai accomodare a tavola, e lasci loro il compito di stappare il prosecco, mentre tu vai a prendere il vassoio degli stuzzichini e controlli che la zuppa abbia raggiunto la temperatura giusta per deliziare i vostri palati.
Getti uno sguardo veloce nella zuppiera, ma qualcosa sulla superficie della zuppa ti fa tornare a guardare meglio, qualcosa di un colore inaspettato e dalla forma inquietante.
La cosa nera – perché è nera, ovviamente, è questo che ti ha allarmato – giace aggrappata a una rondella di banana come un naufrago a una zattera, e mentre di là senti il pop! del tappo che salta ti rendi conto che stai fissando una palla di pelo nero, chiaramente proveniente dal manto di Isotta, che galleggia sulla zuppa.
Precipiti nello sconforto. Pensi alle quattro ore che hai passato a pulire i broccoletti, a estrarre da un chilo di radici di zenzero i due cucchiaini di succo da aggiungere all’acqua nella quale li hai lessati, ai 19 euro di spese di spedizione per un barattolo da 50 grammi di colatura di alici, e pensi pure che il menu prevede, oltre alla zuppa, solo un’insalata verde, e che in frigo non hai nemmeno un cartoccio di prosciutto da offrire in alternativa, e in un attimo ti rendi conto che le opzioni che hai sono ridotte all’osso: provare a ripescare la cosa nera nella zuppa e servirla come se niente fosse, o rinunciare a portarla in tavola e improvvisare una bruschetta di crackers integrali e olio.
Valuti rapidamente che è ovvio che non puoi servirla, ma un diavoletto nel tuo cervello si chiede se esiste davvero qualcuno in grado di accorgersi se in una zuppa così deliziosa ha soggiornato per qualche minuto una palletta compatta di pelo nero di gatta.
Sollevi lo sguardo e trovi ancora gli occhi verdi di Isotta che ti fissano, intensi, e ti viene un sospetto.
– Sei stata tu?
Isotta tace, ma il suo silenzio è facilmente interpretabile. Tenti di afferrarla per tirarla giù dal pensile, ma ti sfugge con scatto felino.
Le tue amiche ti invitano a unirti a loro per un brindisi, e l’invocazione ti costringe a una scelta: peschi la palla di pelo e la rondella di banana su cui è spiaggiata e butti tutto velocemente nel secchio dell’umido, dài una mescolata alla zuppa e porti in tavola gli antipasti, ripetendoti un consolatorio mantra – occhiononvedecuorenonduole.
Tenti di affogare il rimorso nel prosecco. Tu e le tue amiche brindate alla fine dell’isolamento, gustate le tartine, e ritirando i piatti annunci loro che a breve servirai la famigerata zuppa gourmet di Vissani.
Prima di portarla in tavola, controlli per scrupolo la zuppiera e ti accorgi con orrore che sulla superficie galleggia un cadavere di scarafaggio.
Soffochi un urlo di disgusto, poi sollevi lo sguardo a cercare quella delinquente di Isotta, che ti regala uno sguardo sornione.
– Ma che cazzo ti prende stasera? – bisbigli, e incidentalmente pensi anche che forse è il caso di pulire più spesso sopra i pensili della cucina.
Ma il problema resta e ti ritrovi di nuovo di fronte al dilemma. Solo che adesso sai già cosa farai – del resto hai già preso quella decisione poco fa, e ora ti sembra perfino più facile. Peschi con il mestolo il cadavere dello scarafaggio, lo fai cadere nel lavello, sciacqui il mestolo e torni alla zuppiera. Cerchi di ignorare la gatta appollaiata sul pensile che ti fissa torva come un avvoltoio sul ramo secco di un albero ma ti chiedi con angoscia se, visto che nonc’èduesenzatre, Isotta non ci abbia buttato qualcos’altro.
Esiti, ma solo per un attimo: ormai sei una veterana del chissenefrega-del-dilemma-etico, ora si tratta solo di portarlo alle estreme conseguenze.
Porti la tua zuppa gourmet in tavola, orgogliosa come un concorrente di Masterchef. Presenti il piatto impiegando venti minuti a illustrarne le caratteristiche peculiari, liquidi le perplessità delle tue amiche sull’accostamento di broccoletti e banana, perché – Se l’ha fatta Vissani deve essere buona per forza –, e versi con attenzione il primo mestolo nella scodella di Giulia.
Nel piatto della tua amica c’è solo crema di broccoletto e rondelle di banane, e tu ricominci a respirare normalmente. Passi al secondo piatto, e poi al terzo, e ormai sorridi apertamente, rilassata come dopo un esame universitario, ma quando arrivi a riempire il quarto piatto sul fondo della zuppiera emerge l’ultimo raccapricciante regalo della felina psicopatica con cui convivi, uno stronzetto cilindrico rinsecchito chiaramente partorito da quel culetto peloso.
A quel punto vacilli.
Un rigurgito etico ti suggerisce che non puoi costringere le tue amiche a mangiare quella zuppa, anche se ti è costata tanto lavoro e una fortuna in colatura di alici e nonostante tu sia certa che – senza tutta quella roba che Isotta ci ha buttato dentro – sarebbe davvero squisita.
Corri ai ripari e chiedi alle tue amiche di passarti i piatti già distribuiti, scusandoti perché ti sei appena resa conto di aver usato lo zucchero al posto del sale e dicendoti certa del fatto che questo errore avrà reso immangiabile la zuppa.
– Ma no, è buonissima! – ti risponde convinta Silvia, che non ha aspettato le altre e l’ha già assaggiata.
Non ti resta che assistere impotente alla scena delle tue amiche che affondano i loro cucchiai nella zuppa di broccoletti banane e merda di gatto, sperando che dopo aver schivato per quattro mesi il Covid non si ritrovino ricoverate per intossicazione alimentare solo perché la tua gatta in un attacco di gelosia ha tentato di avvelenarle.
E quando Barbara ti chiede perché non mangi, ti trovi costretta a rispondere che sei allergica ai broccoletti, ma che non volevi per questo privare le tue amiche del piacere di quella zuppa gourmet.
Perché l’amicizia per te è davvero importante, più importante di tutto.
E quando te lo chiedono, gli fai fare anche il bis.