Le singolari avventure dei cittadini che vivevano un tempo nella nazione più lontana dalla nostra fortunata Italia. Diciassettesima puntata.
Il mare del Malpagò era davvero una bellezza. I turisti venivano da ogni dove a bagnarsi nelle sue acque azzurre come il cristallo. Anche le immersioni subacquee erano fonte di immagini stupende. Era un piacere guardarlo. Per chi riusciva a vederlo. Tra ombrelloni, cabine e costruzioni abusive sulla spiaggia, potevi dare giusto un’occhiata se riuscivi a superare lo sbarramento delle sdraio, tra i ragazzi che giocavano a racchettoni. Che meraviglia, il Malpagò, dicevan tutti.
I Principi Astolfo e Astolfa Paraculo D’Orleans decisero che i lavoratori delle loro fabbriche costavano troppo. Anche le mense: quanto mangiavano gli operai! L’unica soluzione era cacciarli e far lavorare androidi senza stipendio che non avevano neanche bisogno di cibo. Meno male che saltò fino alla loro finestra Nicky Zompetta. “Se li licenziate, chi comprerà le vostre merci?” disse. E loro ci ripensarono, seppur a malincuore. Che meraviglia, il Malpagò, dicevan tutti.
I produttori di alimentari del Malpagò erano preoccupati. I cittadini volevano essere magri e non compravano più la loro trippa, la loro sugna e il loro porco. Allora Bifolco Paraculo D’Orleans ebbe un’idea. Cambiò i colori delle etichette e ci scrisse sopra: TrippaSnella, SugnaSnel
I politici del Malpagò l’8 marzo decisero di dimostrare il loro appoggio alla causa delle donne con una frase adeguata. “Buona festa” cominciò uno ma non era una festa. “Buona giornata” disse un altro ma doveva essere sempre, non solo un giorno. “Buona celebrazione” provò un terzo ma mica era una messa. Infine scrissero uno striscione lungo sei metri e alto tre con semplicemente scritto: AUGURI. “A tu’ sorella” si sentì dalla folla. Che meraviglia, il Malpagò, dicevan tutti.
La spesa era la principale attività ginnica del Malpagò. Si svolgeva in speciali impianti sportivi chiamati centri commerciali. C’era prima una prova di automobilismo, per arrivare svicolando nel traffico. Poi una sessione di sauna tra la folla che si ammassava. E alla fine una spericolata corsa con i carrelli tra gli altri in fila per superarli. Non si vinceva niente, anzi in genere tornavi col portafogli vuoto se ce l’avevi ancora. Che meraviglia, il Malpagò, dicevan tutti.
17 to be continued…