Gabriella garofano e cannella racconta un amore, quello tra il siriano Nacib e Gabriela, dal finale felice e sovversivo. Per i personaggi ma soprattutto per Jorge Amado che nel 1958, con questo romanzo, ottiene successo di pubblico e sicurezza economica. Il potenziale dirompente, il carburante della storia è tutto nella protagonista, Gabriela, i cui tratti, che nulla hanno di ovvio, annunciano una rivoluzione di costume di là da venire. I personaggi femminili, a partire da questo romanzo, prendono il centro della scena negli intrecci di Amado. Le protagoniste dei successivi libri di Amado incarnano l’innovazione di cui l’autoritaria società brasiliana ha bisogno. Hanno in comune l’indipendenza, tratto che rende i loro amori e affetti liberi da ogni ricerca di tornaconto personale, di protezione o di vantaggi.
L’amore tra Gabriela e Nacib nasce nello stesso giorno in cui Jesuino Mendonça uccide a revolverate la moglie e l’amante, sopresi in adulterio. L’intera cittadina di Ilhéus sospende le proprie preoccupazioni per commentare il doppio fatto di sangue. Ci si interroga su chi dei due sia più colpevole “Lei sembrava così seria, e poi (…)” disapprova Nacib “La moglie che tradisce il marito non merita altro trattamento. Io ricorrerei alla legge del mio paese, la Siria”. Invece lui, l’amante, Osmundo Pimentel, giovane dentista, dal volto d’angelo, che colpa ne aveva se, grazie ai suoi atteggiamenti da poeta “la donna lo aveva trovato somigliante a San Sebastiano?”
Il pomeriggio di quello stesso giorno Nacib sceglie una nuova cuoca per il suo ristorante, Gabriela. Tra i due è da subito accordo perfetto, tanto a letto quanto nelle questioni quotidiane. Ma l’amore di Gabriela per Nacib è fatto di attimi presenti, che non aspirano ad alcuna stabilità. Gabriela è protagonista del proprio desiderio, non si assoggetta né rincorre quello altrui, vive la sua sensualità esuberante qui e ora, con intensità emotiva. Cose che le sono proprie mentre sicurezza e stabilità, forse, non le ha mai neppure conosciute.
Nacib, invece, è venuto dalla Siria da bambino, ha l’ambizione di avviare un ristorante e raggiungere un po’ di benessere, di costruire qualcosa di solido. Ha assunto la nuova cuoca, Gabriela, con cui imbastisce subito una appassionata relazione. Ma è un po’ troppo bella, secondo lui; gli sguardi e le paroline che le lanciano i clienti del locale, lo rendono insicuro. Le premure di cui lei lo circonda, non bastano a rassicurarlo. Perciò Nacib vorrebbe sposare Gabriela, per legarla a sé. La relazione tra Nacib e la cuoca è osteggiata dalla sorella di lui, sposata a un ingegnere, gente arricchita, piena di arie, orgogliosa dello status raggiunto. Dopo il matrimonio Nacib esige quindi che la bella moglie stia accanto a lui nella buona società, nei salotti dove persone affermate amano far sfoggio di bei vestiti e di cultura. Nascondere la noia, in fondo, è un piccolo sacrificio. E Gabriela, come signora Saad, si assume l’obbligo di frequentare riunioni noiose, ascoltare la conferenza e i versi di un poeta che nessuno capisce ma che si deve fingere di apprezzare, di indossare scarpe strette e vestiti sobri, di adottare un contegno grave e posato. “Per non far dispiacere a Nacib così buono. Ma adesso ogni allegria costava tristezza”. Per far piacere a Nacib rinuncia alle feste popolari, a correre a piedi nudi sulla spiaggia, a lavorare al bar godendo dell’ammirazione e dei complimenti degli uomini, ad andare a ballare con gente semplice e simpatica, ridere, scherzare…Finché tante regole e controllo non appiattiscono la passione; Gabriela stessa si sente inaridita e come morta. E torna a frequentare le feste dove incontra un uomo che le piace. Accade così che il povero Nacib scopra la moglie a letto con un altro ma, pur essendo armato, non la uccida. Si limita a sfogarsi con gli amici; poi, insieme a loro, escogita uno stratagemma legale per annullare il matrimonio. Così Gabriela può tornare, felice, al suo ruolo di cuoca stipendiata, a scavalcare di notte il recinto del giardino, ed entrare dalla finestra nella stanza di Nacib. Il vero progresso è nell’armonia e nella passione che Nacib e Gabriela sanno ristabilire e in una storica sentenza legale: alla fine di un lungo processo, per la prima volta nello stato di Ilhéus, un notabile viene condannato dopo aver commesso un delitto per motivi passionali.
Gabriela cravo e canela è il primo libro scritto da Amado dopo la sua uscita dal partito comunista brasiliano e molta critica lo considera come il romanzo di svolta; a partire da Gabriela, i contenuti politici appaiono più sfumati e prende più spazio l’aspetto umoristico, erotico e il contatto sensoriale con il mondo. L’autore però preferiva dire che con Gabriela c’è stata “una affermazione e non un cambio di rotta”. E, infatti, cosa c’è che sappia d’utopia più della dignità, dell’indipendenza, dell’amore disinteressato e della dimensione mitologica dei suoi personaggi femminili?
Nella foto in alto Jorge Amado e José Saramago