Le singolari avventure dei cittadini che vivevano un tempo nella nazione più lontana dalla nostra fortunata Italia. Quattordicesima puntata.
Nel Malpagò ogni cittadino suonava e cantava, o disegnava, oppure scriveva. I Malpagoti, infatti, erano un popolo di artisti e sembrava che non sapessero vivere senza l’applauso di un pubblico, però ciascuno di loro ti diceva invariabilmente che erano ormai troppi a suonare e cantare, troppi a disegnare, troppi a scrivere e concludeva con tono saggio quanto sarebbe stato meglio se ognuno avesse smesso. Ognuno tranne lui, ovviamente. Che meraviglia, il Malpagò, dicevan tutti.
Ginepro Paraculo D’Orleans decise che non poteva vivere senza l’amore di Nicky Zompetta e disse all’amica Nicoletta che si sarebbe ucciso. Anche Ughetto Senzanome le dichiarò che l’avrebbe fatta finita. Lei fece un sospirone e annunciò che si sarebbe unita a loro, perché non poteva sopravvivere senza Coso Cascone. “Facciamo domani?” chiese. Allora Ginepro si ricordò di avere già un impegno per il bridge e Ughetto una briscola. Che meraviglia, il Malpagò, dicevan tutti.
“Papà, rivelami la formula dell’amore vero” disse Nicoletta ad Augusto Nichelino. “Figlia mia, e perché dovrei conoscerla?” chiese lui. “Perché fai il professore di matematica” rispose lei. “E perché pensi che ci sia una formula” replicò lui. “Perché tu e mamma sembrate così felici”. Augusto sorrise. “Non c’è bisogno di formule, basta fare uno più uno, quando c’è l’amore il conto viene pari e quando non c’è invece è sempre dispari”. Che meraviglia, il Malpagò, dicevan tutti.
I cittadini del Malpagò amavano le loro automobili. Né le tasse che dovevano pagare, né il costo del carburante, né il traffico che paralizzava le vie, potevano affievolire la loro passione. E soffrivano quando erano costretti ad andare a piedi. Finché il Principe degli Ortopedici Menecuro D’Orleans inventò lo Stinco Tondo, una protesi propulsiva che trasformava le gambe in ruote con tanto di motore a scoppio, da usare anche a casa. Che meraviglia, il Malpagò, dicevan tutti.
Tra i cittadini del Malpagò si diffuse una strana malattia linguistica. Scrivevano é invece di è, pò invece di po’, qual’è invece di qual è, ke invece di che, xchè invece di perché, tvb invece di ti voglio bene e xò invece di però. Allora il Rettore Gian Artusi Cruscone impose a chi commetteva questi errori un copricapo con le orecchie d’asino. Ma quelli corsero subito a farsi dei selfie, sfoggiando orgogliosi il loro cappello nuovo. Che meraviglia, il Malpagò, dicevan tutti.
14 to be continued…