Claudia Colaneri conduce laboratori di scrittura collettiva per disabili adulti con ritardo mentale. La sfida consiste nel trattare temi “alti”.
Ecco quello che può succedere in un normale incontro:
1) Un quaderno a righe semplice che si trova da tutte quelle parti che vendono i quaderni con gli anelli o senza. Se vendono gli anelli devono avere anche i buchi per i fogli.
2) Una penna semplice che si può trovare nel cassetto della scrivania dell’ingresso sotto ai bollettini della posta.
3) Un tavolo bello steso, sennò la penna rotola.
4) Una sedia con lo schienale comodo ma sotto rigida, sennò ci si addormenta.
5) Un cestino sotto il tavolo per gettare i fogli che non ti piacciono, temperare la matita o sputare la gomma, ma mai subito dopo colazione.
6) Una luce bianca, possibilmente quella della camera da letto.
7) Una stanza comoda con finestre che fanno vedere la campagna; alle pareti dei quadri colorati, perché i quadri fanno pensare alle storie e i colori per fa decidere se la storia è triste o allegra o di paura.
8) La calma, senza i nipoti che strillano per casa.
9) Uno spuntino, frutta oppure una merendina o ancora meglio la pizza. Dipende dalla “statura” della giornata, se per esempio vuoi scrivere una storia la domenica mattina, allora serve una merendina; invece se è prima di pranzo, un pezzetto di pizza; se è verso le quattro, la frutta però in qual caso ti viene al massimo una poesia.
10) Un po’ d’arietta fresca per pensare meglio, con la finestra aperta al contrario così non sbatte, perché mentre si scrive non ci possono essere rumori improvvisi.
11) I protagonisti, i luoghi, le scene. Per esempio il barbiere nella sua bottega taglia la barba ad un signore. Ma questa non è ancora una storia. Per fare una storia bisogna chiedere a quel signore da dove viene e se aveva preso appuntamento col barbiere per telefono oppure ci era passato il giorno prima.
12) La storia deve essere curiosa, significa che ad un certo punto che la leggi devi dire: “È mo’?”
13) Se è subito tutto a posto la storia è finita, se invece la vogliamo continuare ci dobbiamo mettere più parole importanti e il protagonista deve avere un aggettivo sospeso che ti fa chiedere perché è uscito da solo di casa senza il cane.
14) Nella storia il protagonista deve per forza combattere, allora gli serve un nemico. Il nemico è cattivo, sapendolo o non sapendolo, e vuole far diventare cattivi anche gli altri. Il nemico non è sempre una persona, può essere anche un oggetto. Anche un ferro da stiro può diventare un nemico quando è acceso o anche spento, ma solo se tirato per aria. Anche un pensiero può essere un nemico, se diventa un desiderio che non puoi realizzare. Pure una parola può diventare un nemico quando è detta male dentro al cuore di un altro.
15) Ognuno di noi ha un problema e dove c’è il problema c’è la storia. Il problema non lo abbiamo deciso noi, ci siamo nati o ci siamo diventati, ma la storia sì, e quella mica è scema.
“Caledonian Road” di Andrew O’Hagan – traduzione di Marco Drago (Bompiani)
Una storia senza innocenti o vincitori, ma solo persone ferite che riescono a farcela con quello che resta dopo un evento drammatico destinato a essere uno spartiacque nelle loro vite.