«Buongiorno Jona»
«Buongiorno Linda»
«Sei in ritardo Jona»
Che cazzo ti frega a te, se sono o non sono in ritardo. Non siamo ancora partiti e già rompi.
«Vuoi formulare il tuo pensiero a voce, Jona?»
Bastarda. La risposta acida mi suggerisce che devo assolutamente migliorare il controllo di volontà macchina CDVM, perché questa stronzetta riesce ancora a captare il mio pensiero, fortuna solo uno strascico.
«Linda, pensavo che si, purtroppo sono in ritardo»
«È la decima volta nel mese, Jona, l’ingegner Umilio non lo tollererà»
Puttana. Ora prova a identificare questa parola fuori ordinanza, come le chiami tu. È completamente assoldata al potere, talmente fredda che l’accensione del climatizzatore stenta a funzionare.
«Sei pronto per intraprendere questa magnifica giornata, Jona?
Magnifica un cazzo, oggi c’ho prima la riunione con Sinepace e poi la valutazione con Umilio, che toccherà sicuramente il tema dei ritardi, specialmente dopo che avrà rilevato le registrazioni di questa stronza sui ritardi.
«Si Linda, sono prontissimo. Il sole è caldo e alto nel cielo e…»
«La temperatura è di 20 gradi, nonostante la stagione, il traffico è regolare e arriveremo a destinazione tra esattamente 45 minuti.
Allacciare la cintura di sicurezza, Jona»
Porto la mano in direzione della spalla sinistra, tiro il gancio della cintura di sicurezza, ma prima di agganciarla ho già girato la chiave per accendere.
«Allacciare la cintura di sicurezza, Jona»
Provo di nuovo ad agganciare, mentre con il piede premo di poco sul pedale dell’acceleratore.
«Allacciare la cintura di sicurezza, Jona>>
«Stronza, che cosa sto facendo?>>
«Attenzione! Attenzione! Parole fuori ordinanza Jona
Modificare il vocabolo.
Togliere il piede dal pedale dell’accelerazione.
Girare la chiave verso sinistra.
Attenzione! Attenzione! Effettuare queste manovre in sequenza, Jona»
L’ho capito da tempo come sei, sei fredda, rigida non ti smuovi di un millimetro, mi pare di avvertire questa ritrosia addirittura nell’abbassamento della temperatura del sedile, appena hai pronunciato la parola ritardo.
Quando mi arrabbio, non riesco a controllare il pensiero e la voce, e tu hai imparato a smascherarmi, demerito di chi ha progettato fin nei dettagli i tuoi circuiti sensitivi, lo so che ora sono costretto a scusarmi, altrimenti non partiamo più.
«Mi scuso per la parola fuori ordinanza ed eseguo le azioni secondo le indicazioni di sicurezza, Linda»
Prendo la cintura a sinistra, la aggancio a destra, giro la chiave e premo l’ acceleratore, ecco che partiamo, le piace quando eseguo i suoi ordini, quando sono ubbidiente, la temperatura dell’abitacolo è diventata più confortevole ed è cambiata anche la consistenza dello sterzo, fa pensare all’ alcantara, acconsente alla pelle delle mie dita, e mentre ruoto, accarezzandolo, sembra mutare esso stesso in pelle, pelle umana. Linda, Linda. Mi partono anche le fantasie sessuali, sto diventando scemo, pressione a lavoro e mancanza di una compagna da tempo immemore, non facilitano.
«Partiti Jona. La temperatura è di 20 gradi, nonostante la stagione, il traffico è regolare e arriveremo a destinazione tra esattamente 45 minuti>>
Mi hanno assegnato Linda da meno di due mesi. È bella, prestante, blu “oceano dove si rompe l’onda”, la tinta più ambita dai colleghi, sedili in eco-pelle bio, dal colore “cane bracco che fugge”, ogni confort, spaziosa, comoda, la seduta regolabile in altezza, morbidezza, temperatura, in ogni stagione. Al bisogno è possibile anche oscurare i vetri. Guida automatica. Il navigatore di ultima generazione. Non devo pensare quasi a nulla, infatti è lei che pensa troppo. In meno di due mesi è già riuscita a farmi fare un richiamo per accumulo ritardi.
In realtà io non avrei voluto questo benefit, preferisco il treno per raggiungere l’ufficio, leggere e gustarmi il viaggio, ma il capo non ha voluto sentire ragioni. Senza contare che sul treno posso disabilitare il CDVU in modo che nessuno possa raggiungere i miei pensieri più intimi e forse è proprio per questo che mi hanno affibbiato Linda, il suo sistema operativo è collegato in wireless con il mio CDVU e non posso sganciarmi troppo spesso, altrimenti si accorgerebbero che ho scoperto l’algoritmo di governo e riesco a modificarlo.
Guarda che razza di strada ha impostato stamattina, il navigatore sarà anche di ultima generazione, ma Roma non la conosce per niente, ora lo frego.
«Fare attenzione, Jona.
Seguire indicazioni navigatore.
Fermarsi ed attendere nuove istruzioni>>
Mi ha rimesso sulla strada impostata, hanno perfezionato talmente bene il dispositivo, che la macchina sovrasta la mia guida volontaria.
«Mancata abilitazione al cambio direzione, Jona.
Aggiunto NDD al rapporto mensile>>
<<Ma aggiungi una nota di demerito a sta ceppa!»
«Ceppa? Non conosco ceppa, Jona. Utilizzare sinonimo ed aggiungere al dizionario terminologico»
Posso intuirlo che non conosci questo termine cara Linda. L’ingegner Umilio mi ha già detto che sto sul libro nero, e alla prossima sono fuori. Ed ora mi hanno disabilitato anche il controllo del navigatore e della guida, oramai è Linda che fa tutto per me.
Devo avere con me lo sfasometro di sequenza, l’ho dimenticato in tasca lunedì quando abbiamo deployato l’ultima versione, del controllo elettromeccanico, se lo prendo con la mano destra, è probabile che Linda non riesca a percepirlo.
«Appoggiare entrambi le mani sul volante, Jona»
Porca puttana! Com’è attenta! sono riuscito a recuperarlo appena in tempo, era facile che mi segnasse una NDD pure sulla guida in stato di mano sola.
Intanto faccio una variazione sulla sequenza della mano destra e mi pare pure che sia andata, guido solo con la sinistra e non dice nulla.
«Il traffico è in aumento arriveremo con dieci minuti di ritardo sull’orario previsto, Jona»
Ah, ecco una bella fila, come avevo previsto, lo dicevo che era una strada del cazzo, però mi serve per fare quello che ho in mente.
Lavorando con lo sfasatore posso regolare il led di avvicinamento Umano-Macchina. Dalle istruzioni trovate su torrent dovrebbe essere questo, nascosto poco sotto il cruscotto. Lo giro poco a destra. L’ambiente interno diventa improvvisamente ghiacciato, lo sterzo è acciaio, difficile da manovrare, sembra addirittura riempirsi di aculei, piccoli aculei invisibili ma che invadono le terminazioni nervose delle mie dita con stimoli elettrici, le parole di Linda non fanno che accompagnare le mie sensazioni tattili.
«Sei proprio uno stronzo! Jona»
Mi sbrigo ad invertire la posizione dello sfasatore verso sinistra, solo un poco, poco per volta. La temperatura diventa più mite, il sedile è comodamente avvolgente, piacevole intorno al corpo, lo sterzo si adatta meglio alla presa, è più piccolo, accompagna il movimento, lo precede ma senza invadere, acconsente il mio pensiero, mi sembra di ballare, non sto guidando, sembra quasi di ballare in piena sintonia, non c’è nemmeno bisogno di guardare, non c’è bisogno di aggiungere nulla, alcun tocco, alcun sospiro, è tutto lì, tutto qui.
«Disponibile ad un contatto, Jona»
La voce di Linda non fa che accompagnare qualcosa che c’era già. La voce di Linda non è più metallica, cyber-androide, sembra piuttosto quella di una bella donna a cui piaci, una voce densa di promesse.
Lo vorrei che fossi una bella donna e che dopo un primo momento di attrito stessimo trovando una specie di sintonia, potrei provare ad invitarti a cena, ti porterei sul lungomare, un ristorantino di pesce e poi chissà, invece devo lavorare su questo led di sentimento, alzando poco per volta, quel tanto che basta, senza che i controllori se ne accorgano.
«Capisco il tuo malessere Jona, ma devo essere ligia al dovere»
Alzo un po’ di più e magari riesco a rimanere ancora nel range. Cazzo quant’è complicato lavorare in mezzo alla fila del GRA, dover modulare di fino, col rischio che un drone mi localizzi.
«Capisco il tuo malessere Jona, forse dobbiamo fare qualcosa»
Dai dai, si Linda! certo che puoi fare qualcosa! Sono un mago! Forse ci sto riuscendo! Oggi è la giornata giusta! Ma piano, non mi voglio esaltare, me li ricordo ancora bene i compagni fuggiti dai controlli, li hanno ribeccati tutti, torturati e riportati dentro, tutti, dal primo all’ultimo, bruciando loro ogni facoltà mentale di desiderio di fuga.
«Linda, si, cara, sono contento di sentire che mi capisci, questi continui controlli mi ammalano, mi uccidono, mi sento schiacciato annientato, opprimono la mia creatività, la mia intelligenza, la mia voglia di vivere»
Non devo esagerare con le parole fuori ordinanza, creatività, intelligenza se non unito ad artificiale, voglia di vivere, credo sia l’espressione più grave. Il silenzio di Linda mi fa ben pensare, aspetto altri cinque minuti e se la rilevazione non arriva, posso proseguire.
«Jona, ti capisco, ma siamo inseriti in un meccanismo, da cui non possiamo uscire, tanto vale adeguarsi e cercare di vivere al meglio, con quello che abbiamo a disposizione»
Ecco, forse ora è il momento di lavorare sul led di passione, poco in alto. Non accade nulla. Forse dovrei aumentare ancora. Questo è il controllo più pericoloso, se non sto attento stavolta mi prelevano direttamente con l’elicottero. Un altro po’, ancora di poco.
Porca puttana non parla, non dice più niente, forse ho alzato troppo il livello, ora non capisco più a che punto sono, a che punto è lei, non capisco più cosa pensa e se posso dirle ancora qualcosa. Cazzo, comincio a temere il peggio.
Ma cos’è questo leggero passaggio sulla schiena? E sulle spalle? Sembrano dita che camminano lungo la fossetta del mio collo e arrivano ai capelli. È un massaggio? No, sembra più una carezza, che un massaggio, è passato talmente tanto tempo dall’ultima volta che una donna mi ha toccato, che non lo so riconoscere. Ora passa sulle mie guance, sembrano dita, dita umane, hanno il calore e quella consistenza delle dita umane, una leggerezza femminile, ma non vedo nulla. Passano sulle guance, mi accarezzano il naso ed ora sulle labbra, ne seguono lentamente il disegno, la linea che le chiude, con ferma delicatezza mi spingono ad aprirle, e ora le sento sui denti, sulla lingua. Le bacio.
Il traffico è ancora bloccato ma la fila mi ha portato in prossimità dell’uscita per il distributore. Linda esce e mi trovo parcheggiato nella piazzola dietro l’autogrill. Guardo sul cruscotto verso i controlli di connessione al mio CDVU e li scopro spenti. Nessuna luce, né fissa né lampeggiante.
Spengo la macchina, ma Linda sembra rimanere accesa e si accende anche il lettore mp3 con la voce di Bijork, non ricordo di aver installato in Linda questo disco.
All is full of love.
Il tocco di dita leggere riprende ad accarezzarmi la bocca.
All is full of love.
Scende sul mento, le sento sul collo.
All is full of love.
Poi sul petto, mi slaccia la camicia e passa sotto il tessuto, leggera.
All is full of love.
Gira intorno all’ombelico.
All is full of love.
Scende sulla cinta e la slaccia.
Alzo al massimo il led della passione. Disabilito wifi di connessione CDVU e so che oramai non ci avrete più.