Venti anni fa usciva l’ultima vignetta dei Peanuts. Scrivo qui poche righe in ricordo di uno tra i miei maestri del disegno e della scrittura.
Iniziai a leggere le strisce dei Peanuts per caso. Erano pubblicate su vecchie raccolte. Raccolte che trovai tra gli scaffali della libreria dei miei zii. Ero una bambina molto curiosa. Nessuno mi diceva cosa leggere. Ero libera di sfogliare i libri che più colpivano la mia immaginazione. Non conoscevo la differenza tra un fumetto e un libro. Per me i Peanuts erano un libro come le raccolte delle fiabe russe o quelle delle fiabe di Andersen e dei fratelli Grimm. Per me i Peanuts erano un libro come Il piccolo principe di Saint-Exupéry o Matilde di Roal Dahl. Sono cresciuta con questo errore. L’errore di considerare un fumettista come Charles Schulz uno scrittore. Eppure ancora oggi, quando rileggo le sue strisce, non posso crederlo diversamente.
Clelia Marchi e la vita su un lenzuolo
C’è un lenzuolo che custodisce la storia di una vita…