Claudia Colaneri conduce laboratori di scrittura collettiva per disabili adulti con ritardo mentale. La sfida consiste nel trattare temi “alti”. Spesso Claudia invita un professionista, uno scrittore, un amico a incontrare i suoi gruppi. Questa è la volta di Massimiliano Ferraris Di Celle. Ecco quello che è successo:
Che cosa sono le cose?
Le cose sono quelle che non si sa come si chiamano.
Quando sono di qualcuno (mie, tue, sue) allora sono cose personali e ci si mette un cancelletto, un lucchetto o una password, per tenere lontane le mani di quelli che non sanno tenerle a posto.
Le donne, in genere, hanno più cose degli uomini, soprattutto da dire.
Le donne, con lo sviluppo, hanno le cose loro, quindi è meglio lasciarle in pace. Poi, col tempo, le cose vanno via ma i rodimenti restano. Le donne vanno capite, perché devono portare il pannolino tutta la vita.
Le cose si dicono in terza persona dietro le spalle o in seconda persona in faccia; dipende da quanto sai correre veloce.
Una cosa detta in faccia, offende lì per lì, ma dura poco. Invece una cosa detta dietro alle spalle, fa più male perché non c’arrivi a sfilartela.
Per gli altri, le nostre cose sono sempre impicci; in realtà, ognuno già sa quali sono gli impicci suoi, senza che glielo dicano gli altri. Gli impicci servono a coprire le cose e a non farle trovare quando più ti servono. Ecco perché ogni tanto bisogna spicciare, cioè separare le cose dagli impicci.
Di solito il posto che contiene più impicci, è la testa e lì non basta neanche la mamma per spicciare bene.
Il mondo è pieno di cose, sia in cielo che in terra; il problema non è se una cosa è importante oppure no, ma se sta nel posto giusto, altrimenti è solo un impiccio.
(Grazie a Massimiliano Ferraris Di Celle per l’amicizia e la collaborazione)