Non esagerare, spara!

L'errore principale che può fare chi scrive polizieschi è quello di strafare.

Alcuni tra gli autori che conosco scrivono gialli, noir o storie di tensione. Io stesso, quando comincio a buttare giù qualcosa, mi ritrovo quasi sempre tra le mani qualcuno che muore, e non di morte naturale, ma perché viene assassinato (e di solito da qualcuno che conosce).

Non so nemmeno bene il perché, ma è così che mi succede. Non sono nemmeno particolarmente attratto dal delitto, anzi, a parte quelli che seguo sulle pagine dei gialli, in genere non me ne curo troppo. E quando leggo, preferisco spesso un romanzo d’autore ponderoso che mi metta in guardia sui destini dell’umanità travolta dal suo senso di vuoto (o qualcosa del genere), piuttosto che seguire una fila di omicidi risolti da qualche investigatore di professione che alla fine comunque s’interrogherà anche lui sui destini dell’umanità travolta dal suo senso di vuoto (però con molte meno pagine a disposizione, giusto qualche riga nel finale).

Eppure, se tu che leggi vuoi provare a metterti nei panni di uno scrittore di gialli, ricordati che l’errore principale che può fare chi scrive polizieschi è quello di strafare. Il racconto giallo (come il noir e per certi versi perfino l’horror) è una storia realistica, tutto deve essere verosimile perché la tensione resti forte e non faccia venire in mente a chi legge certi trucchi da baraccone o fumetti di quart’ordine.

Segui il mio consiglio, il più delle volte una bella pallottola sparata al momento giusto, è meglio di certe complicate e non realistiche esecuzioni, che stuzzicano solo il sadismo o il masochismo dei lettori.

Non esagerare, spara! Tanto chi deve morire muore ugualmente.

Altrimenti il tuo destino potrebbe essere quello di passare da un genere all’altro, cioè non dal giallo al noir e all’horror, ma direttamente al… comico.

Le storie di tensione si basano su equilibri meticolosi (come ci ha insegnato per esempio Alfred Hitchcock nei suoi film) e basta davvero poco perché il lettore capisca che la scrittura ti ha preso la mano.

Un esempio di quello che non si deve mai fare lo puoi trovare, appunto, nel comico. In un romanzo di qualche anno fa, Achille piè veloce, di Stefano Benni (Feltrinelli 2003), il protagonista, Ulisse, è un editor di casa editrice che tra le altre cose è continuamente interpellato più o meno fantasticamente dai manoscritti che riceve in lettura (sì, hai capito bene, viene interpellato dai manoscritti, non solo dagli autori…). A un certo punto ne sfoglia uno e comincia a leggerlo, leggilo anche tu e se ti sembra che qualche volta scrivi così, cambia genere, magari ci facciamo due risate:

Sangue, sangue dappertutto. E sperma sul corpo della ragazza, o almeno sul pezzo del corpo che il killer aveva segato e poi stuprato. Un cane decapitato e sventrato stava appeso all’attaccapanni dell’ingresso. Un gatto era stato infilato con la testa dentro al tostapane. Un bulbo oculare della ragazza galleggiava dentro la vasca dei pesci, che se lo disputavano. Qualcosa di sanguinolento putrido e viscido colava dal soffitto come una pioggia viscida e putrida sulla testa di Eastman, che sputò per terra e disse:
«Chi cazzo può aver fatto tutto questo?»
«Ehi capo» disse il sergente Grimwell. «Guarda questa scritta sul muro. Sembra scritta col sangue anzi quasi sicuramente lo è sembra sangue fresco e questa zeta sembra fatta con un schizzo di cervello e guarda l’ampiezza della lettera bi che indica una personalità disturbata cazzo ne ho viste di scritte ma questa è la più strana di tutte sul muro sembra una frase o qualcosa come delle parole o forse un messaggio secondo me anzi potrebbe essere un insieme delle tre cose ho visto un caso simile a Seattle nel novantasei solo che allora era scritto con la merda una frase tutta da decifrare ucciderò ancora il difensore che ne pensi?
«Penso» dissulisse «che senza punteggiatura è difficile venirne fuori: la frase “ucciderò ancora” è quella scritta a Seattle o quella scritta adesso, e “il difensore” è la firma o la prossima vittima, e dov’è la scritta con “un schizzo di cervello”?»
«Cazzo, Eastman, quanto sei pignolo» disse Grimwell.

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Paolo Restuccia

Scrittore e regista. Cura la regia della trasmissione Il Ruggito del Coniglio su Rai Radio2. Ha pubblicato i romanzi La strategia del tango (Gaffi), Io sono Kurt (Fazi), Il colore del tuo sangue (Arkadia) e Il sorriso di chi ha vinto (Arkadia). Ha insegnato nel corso di Scrittura Generale dell’università La Sapienza Università di Roma e insegna Scrittura e Radio all’Università Pontificia Salesiana. È stato co-fondatore e direttore della rivista Omero. Ha tradotto i manuali Story e Dialoghi di Robert McKee e Guida di Snoopy alla vita dello scrittore di C. Barnaby, M. Schulz.

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