Acqua di Giò

Un fidanzato immaginario mette scompiglio durante le feste natalizie

Mia madre ha più di novant’anni e da un paio d’anni ha un fidanzato immaginario, Alfredo, cui scrive lettere appassionate e che muore e risorge da un giorno all’altro. L’ultima volta mia madre ci ha raccontato che Alfredo era morto, gli avevano fatto il funerale, ma, prima che lo seppellissero, si era risvegliato chiuso nella bara e si era messo a battere e a urlare forte finché non lo avevano liberato.
Quando Alfredo muore, le lascia in eredità tre milioni di euro, che consegna a me e io ogni volta me li rubo.
Quando Alfredo risorge, mia madre fa le valigie e si prepara per una fuga romantica, prenotando taxi che la devono portare in aeroporto per destinazioni remote. Una volta a Palazzolo Acreide, una volta in Brianza, dove Alfredo ha la sua villa.
Questo Natale, com’è ovvio, lei e Alfredo dovevano partire assieme e lei gli ha comprato tanti regali (tra cui una confezione natalizia di Acqua di Giò, con deodorante, profumo, dopobarba etc.). Per sé, ha comprato un’enorme bottiglia di profumo alla lavanda.
Ma Alfredo, non solo non è venuto a prenderla, ma le ha rubato tutti i suoi soldi.
Di conseguenza, i regali di Natale di Alfredo sono stati ripartiti tra figli, generi, nipoti e affini.
A mia sorella è toccata la bottiglia (aperta) di profumo alla lavanda.
A me un tubetto di dopobarba di Acqua di Giò, anche se non mi taglio la barba da almeno venticinque anni (mia figlia, che di anni ne ha diciotto, non mi ha mai visto senza).
Dopo che abbiamo aperto i pacchi, mia madre ha deciso che io avevo avuto troppi regali e che il mio tubetto di Acqua di Giò lo dovevo dare al fratello di mio cognato (che per fortuna, la barba se la taglia. Ogni tre giorni, ma se la taglia).
La mattina del venticinque, mentre ero fuori per una passeggiata natalizia, mia madre ha annunciato a tutta la famiglia, figli, generi, nipoti e affini, che la sera prima mi avevano ricoverato in ospedale per un tumore al pancreas. Lo aveva saputo da Alfredo che era ricoverato nel letto accanto al mio.
Quando ci siamo salutati, a feste finite, mia madre mi ha detto: “Mi raccomando, abbi cura della tua salute”.
Di quella di Alfredo non ho chiesto.

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Arturo Belluardo

Nato e cresciuto a Siracusa, vive a Roma. Ha pubblicato tre romanzi: "Minchia di mare" (Elliot, 2017), con cui è stato finalista ai premi "POP" e "John Fante", "Calafiore" (Nutrimenti, 2019) e "Ballata per la sirena" (Perrone, 2022). Suoi racconti sono apparsi su "Lo straniero", "L'Inquieto", "Buduàr" e su "Trema". Collabora con la rivista "Succedeoggi" da un sacco di tempo e non ha intenzione di smettere. Con Roberto Cavallini, ha curato due edizioni di "Parole e ombre", incontro tra immagine e parola presso la TAG di Roma e, sempre con Cavallini, porta in giro per Roma i ciclisti nelle Pedalate Letterarie della FIAB. Della scrittura dice che: "è l’atto creativo per eccellenza, quello che fa somigliare l’uomo a Dio, con la scrittura si arriva in ipogei di cui non conoscevamo l’esistenza, nella natura stessa dell’essere umano".

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