Gli uni, gli altri e il vecchietto senza testa

Nuove domande filosofiche nei gruppi di disabili cognitivi tenuti da Claudia Colaneri. C'è profondità e divertimento anche questa volta

Claudia Colaneri conduce laboratori di scrittura collettiva per disabili adulti con ritardo mentale. La sfida consiste nel trattare temi “alti”. Ecco quello che può succedere in un normale incontro:

Gli uni e gli altri
Gli uni stanno uno di qua, uno di là, ognuno per conto suo. Gli altri invece stanno tutti insieme.
Un uno ha paura di parlare con un altro uno perché teme dividersi in due. Gli uni vogliono essere quelli che contano; agli altri invece, interessa di più quello che valgono tutti insieme.
Quando si dice “gli uni e gli altri”, noi pensiamo di essere gli uni, ma anche gli altri dicono di essere gli uni e insistono che gli altri siamo noi. È per questo che scoppiano le guerre. Perché tutti vogliono essere gli uni.
Ma “gli uni” non si dice. L’uno è uno, se sono uni, sono minimo due. Noi abbiamo paura degli altri, ma gli altri siamo noi, perché “gli uni” non esistono.

Il vecchietto senza testa
Il vecchietto che sta in fila alla posta per prendere la pensione, a molti fa paura; perché dicono che non ci sta con la testa. Infatti è vero!
La testa non se la porta perché tanto nessuno je darebbe retta; che se la porta a fa’? Non ci sta con la testa, perché je pesa troppo e c’ha la voce arrugginita.
Però il vecchietto senza testa ha un’arma potente: è fragile come il vetro e come il vetro è trasparente. Nessuno lo vede; quando passa qualcuno, è lui che si scansa per non rompersi. Nulla lo può toccare. Non si specchia e non cerca le sue mani, guarda solo fuori. Vede tutto quello che passa e non lo tocca: questa è la sua forza.

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Claudia Colaneri

Claudia Colaneri lavora in ambito sociale come operatrice e formatrice, specializzata in teatro integrato, metodo autobiografico, scrittura creativa, musicoterapia. Per lei, scrivere è una forma di comunicazione non autoreferenziale, ma interpersonale. Quando la scrittura viene messa al servizio degli altri non è più solo arte, ma diviene un fenomeno sociale e un potentissimo atto rivoluzionario.

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