C’è stato un momento, quasi un istante, probabilmente vivo solo nell’ippocampo rosa della nostalgia, in cui le stronzate erano stronzate. Presto son diventate “provocazioni”. E infine “ironia”. Ironia oggi è una sorta di termine casatiello, un sostantivo che raccoglie tutto, vasto e appiccicaticcio come neanche il catalogo di Postal Market. (Nota per i giovani: Postal Market è stato un catalogo di acquisti per corrispondenza nelle cui pagine di intimo femminile i nostri genitori si facevano le pippe. Se per sbaglio te le facevi sul modulo di ordinazione, dopo 9 mesi ti arrivava un bambino). Insomma, “ero ironico” è diventato sinonimo di “non hai capito la mia battuta, fanno dieci ave Maria e un pater noster”.
L’impellenza a fare battute su qualsiasi argomento a qualsiasi costo è tanto patologica quanto l’incapacità di farne di decenti. Ora, sull’impellenza ci si può far poco. È il segno dei tempi, come del resto lo è l’incontinenza. Sulla qualità della battuta però si può intervenire. A beneficio dello sbattutatore compulsivo, quindi, ecco un prontuario di tecniche comiche che sono per giunta convenzionate con la mutua.
Lo spiazzamento
Da moderare sicuramente è il ricorso allo spiazzamento, che è il paziente zero delle tecniche più sputtanate. È l’untore di comicità gratuita. È colui che ci ha convinto che nella battuta conti solo la sorpresa. Lo spiazzamento infatti consiste nel dire qualcosa che possa indurre il pubblico a ipotizzare un seguito e poi chiudere la battuta con un finale inaspettato. Tu guardi di là, io passo di qui e ti frego. È un autista che non ha messo la freccia. Lo spiazzamento è il padre della regola del 3, cioè quella cosa per cui trovate elenchi di tre cose in cui la terza è fuori luogo.
Per la sua natura illusoria e ingannatrice è ovunque. Prolifera in politica, nei rapporti interpersonali, nei campi di pannocchie. Visto?
L’intrattenimento è basato quasi interamente sullo spiazzamento. È ad esempio la tecnica preferita dai mentalisti e dai prestigiatori. Prendete i giochi con le carte. Siete a teatro. C’è un mago. Vi fa scegliere una carta. Voi pensate che lui indovinerà la carta che avete scelto. Magari la rimette in un mazzo diverso. O magari fa solo finta di rimetterla nel mazzo. Magari è stato a farvi scegliere proprio quella carta. Ma in realtà è tutto un trucco perché, nel frattempo, vi stanno fregando la macchina. (Sono molto orgoglioso di questa battuta perché funziona nonostante spieghi il meccanismo stesso su cui si basa).
Il conflitto comico
In realtà una battuta spesso contiene più tecniche, fuse tanto da essere indistinguibili. Come se non bastasse, le tecniche risibili sono di per sé infinite. L’ideale sarebbe quindi rifarsi direttamente al meccanismo che regge il tutto: il conflitto comico.
Il conflitto comico è l’associazione ben studiata tra due cose, due oggetti, due situazioni. Due insiemi che nella più recente formalizzazione del concetto, i ricercatori di psicologia comportamentale Caleb Warren and Peter McGraw, hanno battezzato Norma e Violazione.
La Norma è l’insieme di tutto ciò che è banale, scontato, quotidiano. Nello spiazzamento, la norma è la nostra aspettativa circa una battuta. Nella mia battuta sul mentalismo, la norma consiste nell’aspettarsi un finale comunque inerente al gioco delle carte.
La Violazione invece è qualcosa che si distanzia dalla norma. È l’inaspettato, il minaccioso. Nella battuta sul mentalismo, la violazione è scoprire che il finale riguarda il furto di un’auto.
Ora, come nelle cose più divertenti della vita, queste due cose da sole non bastano ma serve la compenetrazione.
Infatti, la norma da sola non è divertente (se decidi di andare a letto con tua moglie, tu non ridi. Tua moglie sì). La violazione di per sé non fa ridere. (Se un amico decide di andare a letto con tua moglie, tu non ridi. L’avvocato sì). La compresenza delle due cose, fa ridere.
Trovate un Ted Talk su Norma e Violazione qui
Confronto
Questo meccanismo è ben visibile nei monologhi basati sul confronto tra due categorie. Il classico esempio è il monologo del nord contro il sud. Un buon modello è quello di Teresa Mannino, in cui la comica siciliana parla delle differenze tra Milano e Palermo. Il divertimento è tutto nel fatto che i Milanesi vengono citati per primi, sono quindi i “normali” (almeno lo sono per il pubblico che è quello dello Zelig, a Milano). Mentre sono i siciliani a essere strani. Norma e violazione.
Ironia e contraddizione
Già che ci siamo, perché non combattere l’abuso di ironia di contrabbando con l’uso di quella vera? L’ironia, la sorellina per bene del sarcasmo, consiste nel dire qualcosa quando in realtà si intende il contrario. La norma è quel che il comico dice, la violazione è quel che intende.
Più in generale, la tecnica è quella della contraddizione. Mostrare due aspetti in contraddizione tra di loro è divertente. Immaginate Woody Allen. Stortignaccolo, rachitico, occhiali spessi, aspetto vagamente intellettuale, assolutamente remissivo. Ecco, nel bel mezzo di un suo spettacolo, Woody Allen dice “ho sparato a un alce”. Risate. Una frase che di suo non fa ridere, incollata a un corpo come quello di Woody Allen fa sganasciare.
Esempio ancora più divertente è quello in Frankenstein Junior, quando Gene Wilder crede di non esser riuscito a rianimare il mostro e si propone di accettare il fallimento “con calma, dignità e classe.” Salvo poi reagire strangolando un cadavere che, per definizione, dovrebbe essere già abbastanza morto di suo.
Trovate la routine di Woody Allen sull’alce qui
La clip su Frankenstein Junior invece la trovate ululì
La self deprecation
Sempre parlando di aspetto, un ottimo modo per controbilanciare il narcisismo contemporaneo è quello di giocare di autodenigrazione. Prendete Amy Schumer, è una delle stand-up comedian più famose d’America, e una delle più ciniche. Eppure ha l’aspetto di una bionda burrosa. Ne è cosciente sfrutta questa cosa presentandosi così
Sì, lo so, sono di New York ma ho l’aspetto di una del Midwest. Ho la faccia di una che abbia appena munto qualcosa.
Ecco invece una battuta di Rodney Dangerfield, un grande del passato tutt’ora valido, che sfrutta pure la tecnica dell’allusione:
Da piccolo giocavo spesso nella sabbiatoia. E c’era il gatto che continuava a ricoprirmi.
Finta Ingenuità
La finta ingenuità consiste nel fingere di non sapere che qualcosa che si sta dicendo sia già noto al pubblico. Rifacendoci alla self deprecation, Saverio Raimondo, un comico che quando parla suona come uno stendino arrugginito, un tempo apriva così:
Scusate la voce. È la mia.
Altro esempio celebre è quello di Steve Martin, che parla della sua esperienza in Francia
Per farvi capire: “Chapeau” significa cappello. “Oeuf” signifca uovo. Questi francesi! Hanno un nome diverso per qualunque cosa!
Ribaltamento e scambio di ruoli
Quanti di noi conoscono la situazione? Suonano al telefono, o magari alla porta. Il postino chiede se siamo la signora Paciughini del terzo piano. Rispondiamo di no, siamo maschi e nel sottoscala. Il postino ha sbagliato, si scusa e scappa subito a cercare di nuovo la Paciughini. Banale, non fa ridere. Ecco, in uno skit velocissimo del Circo volante dei Monty Python – stagione 2 episodio 1 – e che serve come intro per un nuovo sketch, un clown poco raccomandabile suona alla porta di una signora (Terry Jones) che stava seguendo un programma in TV.
Clown: Buongiorno, Mrs Robinson?
Signora: No. Oh! Devo essere nella casa sbagliata.
Al che la signora si butta fuori dalla finestra e entra nella casa a fianco. C’è lo stesso programma in TV, suonano di nuovo alla porta, ma stavolta si tratta di un duo di rappresentanti (Terry Jones e John Cleese) che danno inizio al nuovo sketch (basato sull’esagerazione)
In questa tecnica, la violazione consiste nel ribaltare la situazione presente nella norma. Si può utilizzare anche per gli oneliner, cioè le battute secche, come dimostra Stephen Wright (uno dei comici di cui Daniele Luttazzi depredò le battute, il che suppongo è indice di qualità)
Se Dio si facesse di acido vedrebbe le persone?
Ma quando i cinesi suonano la batteria, usano le forchette?
Se mi si addormenta un piede di giorno vuol dire che starà sveglio tutta la notte?
Sono stato in un museo che ha tutte le braccia e le teste che mancano negli altri musei.
Conflitto logico
In realtà il ribaltamento è un sottotipo del conflitto logico, la mia tecnica preferita. Si associano due fatti o situazioni secondo una logica discutibile. Della stessa categoria fanno parte il non sequitur (cioè mettere insieme due frasi totalmente slegate l’una dall’altra) e l’assurdo o il paradosso. La mia battuta sul bambino e il modulo di Postal Market all’inizio di questo articolo fa parte di questa categoria.
Ecco altre perle di Stephen Wright
Sono nato con il taglio Cesareo. Niente di che, solo che adesso quando devo uscire da un edificio uso la finestra.
Se una che fa nuoto sincronizzato affoga, tutte le altre devono affogare anche loro?
Un capolavoro di conflitto logico è il procedimento con cui i paesani del film Monty Python e il Sacro Graal verificano se una donna sia o meno una strega.
Trovate la clip, sottotitolata, qui
Conclusione e anti-jokes
Abbiam parlato tanto e non abbiamo visto che la superficie. Altre tecniche sono ad esempio la similitudine inaspettata (“il sesso dopo il matrimonio è come il cibo delle macchinette: non è un granché ma è sempre lì a portata di mano”), l’understatement (ovvero il contrario dell’esagerazione: “Enrico Mattei è atterrato brusco”) o il meta-joke (“un italiano, un francese e un inglese vanno da un barista che dice ‘cos’è questa, una barzelletta?’). Ma, di nuovo, le tecniche sono innumerevoli e in una battuta di solito ce ne sono tre o quattro e sono tra loro strettamente aggrovigliate. Ci lasciamo però con un famoso anti-joke, ironica arma contro l’imperversare di umorismo non richiesto. Si tratta di una battuta senza battuta.
Cosa fa una bambina senza le braccia sull’altalena? Cade.
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Qui trovi altri appunti di scrittura comica, perché dove c’è un 2 da qualche parte c’era un 1.