James Ellroy e il racconto

Uno dei maestri del romanzo giallo noir ci racconta l'esperienza di scrivere un racconto. L'hanno costretto a scriverlo, ma pare che se la sia goduta

Difficile scrivere racconti, eh? Ma non solo per me e per te, che ci proviamo ogni tanto faticosamente, con risultati a volte buoni e a volte da lasciar perdere. Probabilmente è così per tutti.
Un giorno, infatti, a uno dei maestri americani del noir, James Ellroy (l’autore di American Tabloid, L. A. Confidential, ecc.), un amico editor ha chiesto di scrivere un racconto, anzi – come dice Ellroy – l’ha costretto a farlo…
E anche se potrebbe sembrare il contrario, si tratta di un’impresa titanica per chi come lui è abituato a scrivere solo lunghi e complessi romanzi. Scrivere corto non è facile per chi scrive lungo.
Per Ellroy la fatica deve essere stata proprio tanta, così non si è limitato a scrivere la sua short story, ma ci ha costruito sopra un breve saggio su come si scrive un racconto noir, una lettura che secondo me è utilissima sia per chi scrive racconti, sia per chi scrive di genere giallo noir.
Gli lascio dunque la parola, nel testo che venne pubblicato come introduzione a una raccolta di racconti intitolata Il meglio del Mistery americano, che poi non era proprio il meglio, ma qualche buon racconto lo conteneva:

I racconti sono romanzi in minuscolo. Sono dei condensati da colpo di scena. Hanno connotati di epifanie e vita dura. Miniaturizzare non è facile. I racconti sono tecnica da orologiaio applicata alle parole. Io preferisco la forma del romanzo. Mi piace adattare la legge dei racconti – «ogni parola pesa» – al respiro di vite estremamente dure. Ho scritto dodici romanzi e altrettanti racconti. I romanzi mi hanno preso anni di lavoro. I racconti mi hanno preso più tempo per ciascuna pagina, più tempo per ciascuna frase, più tempo per ciascuna parola.

Primo insegnamento, da segnare con l’evidenziatore giallo: «Ogni parola pesa» nei racconti (ma anche nei romanzi), a parte il compiacimento di leggere le proprie belle frasi, l’autore dovrebbe sentire il peso delle parole che accumula. E chiedersi se può alleggerirlo o appesantirlo, oppure lasciarlo così com’è (quasi sempre meglio tagliare, almeno per mantenere l’amicizia con chi legge).

Il racconto bilancia linea narrativa e caratterizzazione, e restringe la portata dell’intreccio. La tecnica del racconto insegna al romanziere a concepire in maniera più semplice e a concentrare l’effetto. La tecnica del racconto mi ha insegnato a pensare in maniera più diretta e sicura. La tecnica del racconto mi ha insegnato ad adottare la prospettiva del lettore e a ripensare il mio concetto di intreccio.

Un altro punto da segnare con l’evidenziatore giallo. Per sua natura il racconto non richiede al lettore una pazienza infinita, come fa il romanzo, in genere è raccolto con altri racconti, quindi chi legge può mollare quello che lo sta annoiando per provare il successivo, inoltre sa che le pagine da leggere saranno poche e vuole trovarsi velocemente dentro il fuoco della storia.

La tecnica del racconto mi ha insegnato a concepire in maniera tematica e a usare la concisione per far risaltare i personaggi. L’amico editor mi ha costretto ad affrontare il genere col ricatto. Gli dovevo dei favori. Il mio impegno ha ripagato il debito. L’impegno si è rivelato talento naturale camuffato da duro lavoro. Il racconto è l’universo alternativo del romanziere. È una tregua dalla concentrazione all’ingrosso e un corso intensivo di concentrazione al minuto. È una vacanza dai vasti confini del campo visivo e un manuale di sintesi del punto di vista. È tecnica da orologiaio insegnata ad architetti e ingegneri. Intreccio e personaggi devono amalgamarsi e armonizzare in fretta. Il colpo di scena dev’essere potente e plausibile. Tutto deve appoggiare in pari misura su detto e sottinteso. L’equilibrio dev’essere perfetto. Il racconto giallo è tecnica nella tecnica. Il bisogno d’intreccio mette in pericolo quell’equilibrio. La narrativa gialla è narrativa poliziesca. La narrativa poliziesca è narrativa tradizionale con più densità di intreccio e pari impegno nello sviluppo dei personaggi. Gettare reti d’intreccio larghe è relativamente facile. Ridurle a dimensioni da racconto fa soffrire il romanziere. Già – però è un gran bel soffrire. Concisione. Precisione. Estrai l’essenza o soccombi allo scherno del lettore.

Attenzione alle prossime righe, c’è in poche parole l’essenza del racconto secondo Ellroy, che è un discorso comunque utile per comprendere la struttura dei racconti di qualunque genere siano:

Stuzzica col soggetto, invischia con l’intreccio, sturba con la soluzione. Non puoi languire col linguaggio. Non puoi nicchiare con le chiacchiere. Non puoi indulgere in idilli inerti. Devi distinguere, discriminare, dire. La forma affranca così come limita. La narrativa poliziesca e quella gialla hanno sempre celebrato l’insolito più del prosaico. Integrità individuale e corruzione. Società dissociate. Omicidio come inadempienza morale. I Grandi Temi della narrativa poliziesca e gialla massacrano minimalismo e minuzie da narrativa tradizionale. Estasiano, edificano, emozionano. Occasionalmente orbitano oltraggiosità orgiastiche. Mestano morbosità melodrammatiche. Talvolta sprizzano letteratura – vibrante e volgarizzata. I romanzi polizieschi e i romanzi gialli sono la versione cubitale di quel mondo insolito. I racconti gialli ne sono la magnificazione microscopica. Il talento dello scrittore serve a schivare l’orbita oltraggiosa. Gli scrittori bravi maneggiano le morbosità melodrammatiche senza farsene stritolare. Narrativa poliziesca e narrativa gialla esaminano ed esaltano eventi esagerati. Sono una trappola e un’occasione di volo. I romanzi polizieschi e gialli scadenti si soffermano sullo scabroso. Rappresentano gli eventi esagerati rovinando nel ridicolo e facendo sembrare meraviglioso il minimalismo. I racconti gialli scadenti sono congegni debilitati dalla dimensione. Spandono schifo simulando tecnica da orologiaio. Già – ma quando sono bei racconti gialli, hai tutto quello che vuoi. Bam – psicologie indovinate in tempi e luoghi cristallizzati. Bam – mondi completamente nuovi. Pop – parvenza di vite in stasi. Pop – non sono quello che sembrano. Hai un mistero. Può essere collegato o no con un delitto. Hai tempi e luoghi predisposti a strati. Hai suspense e sorpresa. Guardi personaggi elevarsi e precipitare. Pencoli tra passioni e paura. Male fatto e male subìto. Il racconto è ristretto. Può essere denso fino allo spasimo. Può essere imperniato su un presupposto semplice. Ti ritrovi rapito rapidamente. Il bel racconto è una volata di lettore e un cocktail tutto d’un fiato. Colpisce duro, finisce in fretta, mette caldo e lascia sazi. La forma condensata rende più interattivo il ruolo del lettore. C’è un colpevole da trovare o un mistero piombato. C’è una soluzione sicura a portata di pagina. Sapere che il finale è comunque vicino crea di per sé tensione. Un racconto puoi leggerlo tutto in una volta. Devi leggerlo tutto in una volta. Whap – periplo al volo. Corto circuito, assimilazione istantanea. Poi potrai assaporarlo e rimuginarci in tutta calma. Le volate di lettura ti sposseranno, consumeranno, ecciteranno, turberanno, sgomenteranno. Il racconto giallo ti sbalordirà per complessità e carica.

Ben detto, James.

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Paolo Restuccia

Scrittore e regista. Cura la regia della trasmissione Il Ruggito del Coniglio su Rai Radio2. Ha pubblicato i romanzi La strategia del tango (Gaffi), Io sono Kurt (Fazi), Il colore del tuo sangue (Arkadia) e Il sorriso di chi ha vinto (Arkadia). Ha insegnato nel corso di Scrittura Generale dell’università La Sapienza Università di Roma e insegna Scrittura e Radio all’Università Pontificia Salesiana. È stato co-fondatore e direttore della rivista Omero. Ha tradotto i manuali Story e Dialoghi di Robert McKee e Guida di Snoopy alla vita dello scrittore di C. Barnaby, M. Schulz.

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