Claudia Colaneri conduce un laboratorio di scrittura collettiva in un centro diurno per disabili adulti con ritardo mentale. La sfida consiste nel trattare temi “alti”. Ecco quello che succede in un normale incontro:
“Quindi me stai a di’ che noi siamo disabili?”
“Eh, sì!”
“E perché?”
“Perché veniamo qui al centro diurno.”
“A rega’… Ma allora provamo a staccene a casa!”
La Scusa e il Perdono
Le scuse so come i soldi spicci che c’hai ‘n tasta, per ripaga’ al momento un danno piccolo.
Acciacchi il piede a uno in fila alla cassa e chiedi scusa. Te scappa ‘na parolaccia, un rutto, no’ starnuto mentre parli, e chiedi scusa.
Quando non l’hai fatto apposta e chiedi scusa, quell’altro se calma un pochetto perché capisce che la cosa è capitata da sola e non era colpa tua, anche se potrebbe sempre ricapitare, allora è meglio che se leva, così non j’arriva lo starnuto in faccia.
Il Perdono invece è più difficile, sia da chiedere che da dare.
Se quando chiedi scusa, quello di solito te risponde: “non fa niente”; quando chiedi perdono, te risponde “Come non fa niente? Fa! Avoja se fa!”
Se per esempio ti finisci tutta la torta, chiedi perdono, ma il festeggiato mica te perdona, perché lo vede che c’hai ancora la bocca sporca de cioccolata e non sei pentito.
Il perdono è un regalo che si chiede per un danno grosso o per un male fatto apposta. Il regalo però non si fa senza pentimento. Se uno è pentito, non si può vedere subito; pure se piange e si dispera, potrebbe rifarlo il giorno dopo. Il pentimento si vede solo se non lo rifà più. Ma non si può stare vicino a lui per sempre a vedere che non lo rifà e allora puoi perdonare, ma senza fidarti troppo.
Per un pelo
Dolores era stanca di fare l’estetista. Siccome aveva sempre conservato i peli delle clienti, un giorno decise di venderli al mercato. Li aveva divisi per colore, per lunghezza e per età. Aveva anche quelli d’antiquariato: “baffi de nonna.”
Dolores gridava a quelli che passavano:
“Peli, peli originali, per l’inverno e per l’estate. Peli per tutte le stagioni, di vari colori. Signora, le occorrono dei peli?”
“No grazie, me li faccio da sola.”
Si avvicinò un bambino: “Ce l’ha i peli sotto le ascelle?”
“Sì, quanti ne vuoi?”
“Due manciate, grazie. Ah, scusi, ma come si attaccano?”
“Con la cera. La cera li toglie e la cera li mette.”
Il bambino se ne andò tutto contento, con le ascelle pelose per sembrare più grande.
Un signore chiese: “Ce l’ha le sopracciglia per il sole? Sa, ho perso gli occhiali!”
“Le ho appena terminate, però può usare i baffi de nonna.”
Così Dolores era felice di vendere e quelli felici di comprare.
Noi buttiamo cose di cui altri avrebbero un gran bisogno.
Se prima imparassimo a capire il valore di quello che stiamo buttando, saremmo tutti salvi… per un pelo.