Nato a Roma nel 1995, Gabriele Galloni, sarcastico, cinico e maudit, ha pubblicato tre sillogi poetiche nel giro di un anno e un libro di racconti brevi: Sonno giapponese (Italic Pequod, 2019). In che luce cadranno (RPlibri, 2018) è stato in classifica come uno dei libri più venduti di poesia in Italia nel 2018. La critica lo ha definito una delle penne migliori della sua generazione.
Lo incontro per porgli qualche insolita domanda.
1. Cos’è per te l’esistenza?
Esistere è la consapevolezza che tuo padre, nel metterti al mondo e renderti essere senziente, ha eiaculato nella vagina di tua madre – lo stesso buco dal quale, circa nove mesi dopo, sei uscito. Nient’altro che la coscienza di questo; sapere questo; e tutto ciò che ne consegue.
2. L’identità?
Qualcosa che per il singolo individuo – un consiglio per voi dummies – sarebbe meglio perdere che trovare.
3. Il bene e il male?
Due categorie sotto le quali inscriviamo, a seconda dei casi, ciò che ci conviene e ciò che ci arreca danno.
4. La morte?
Non so; credo fermamente nella reincarnazione, nella trasmigrazione delle anime (so bene quanto possa pesare questa parola; e quanti e quali paradossi possa generare – e le sue cadute). Per me la morte non esiste. Ho scritto un libro, In che luce cadranno (RPlibri, 2018), dedicato a una immaginaria civiltà di morti. Ma non c’entra niente con quello in cui credo – come invece molta gente ha pensato leggendolo. L’idea di una civiltà altra, di morti, mi affascina: ma non do molto credito a questa ipotesi, nonostante mi abbia portato a scrivere uno dei libri più interessanti degli ultimi anni.
5. La Storia?
Non voglio averci troppo a che fare; a meno che tu non stia parlando di Storia letteraria. In questo caso è un altro discorso: mio malgrado, ho già un posto prenotato.
6. Il presente?
Sono la persona meno adatta per poter parlare del presente. Non riesco a viverlo. Con la mente sono sempre altrove; o nel futuro o nel passato. Mi piacerebbe tornare al qui e ora – ma è assai difficile.
7. Lo spazio e il tempo?
La giustificazione all’esistenza dei dipartimenti di filosofia.
8. Il corpo?
Siamo dei bambini; e il corpo è un dono. In fondo, come i bambini, dobbiamo pur avere qualcosa da distruggere – no?
9. La mente?
Vale lo stesso discorso del corpo. Con la differenza che la mente, sia la propria che quella altrui, è più difficile da demolire. Per fortuna esistono le droghe, gli amori sbagliati, le ossessioni, la famiglia.
10. Lo spirito?
Qui la penso esattamente come il filosofo americano C. Dodgeball: “(…) per potermi parlare dello spirito, tagliati prima le vene e suggi da esse tutto il sangue che puoi – sarai presto cadavere e allora, una volta non-più, potrai discettare sul trascendente. Da vivo parlami solo della materia.”
11. La materia?
Il nostro parco giochi.