Noi che scriviamo dobbiamo convivere con due diversi ospiti. Uno siamo felici che ci venga a trovare, ed è il creativo. All’altro spesso sbatteremmo la porta in faccia: parlo del critico. Il fatto è che entrambi questi ospiti ci sono necessari, ma ognuno entro certi limiti.
Quando iniziamo a scrivere il critico è l’ospite sgradito, quello che puzza ancor prima di tre giorni. Sta lì a dirci che quanto abbiamo scritto è brutto, che l’immagine non è nitida come dovrebbe, la frase è sbilenca, la grammatica è in vacanza, le pagine sono rachitiche e asfittiche, che non saremo mai capaci di fare meglio. Noi gli crediamo, e non scriviamo più.
Lasciamo il critico fuori dalla porta, senza pietà, e diamo ospitalità soltanto all’ospite creativo, almeno fino a quando non avremo completato la prima stesura del nostro bel manoscritto. Anche a costo di buttare giù parole alla rinfusa, perché è con la creatività e col sentirci liberi di osare che creeremo immagini e situazioni e tutto quello che vogliamo. Prima di tutto, riempire fogli, senza curarci di forma e stile.
La prima stesura è sempre una schifezza, anzi è bene che sia una schifezza. A prima stesura ultimata, allora sì che faremo accomodare il critico che, con un caffè in mano e comodo nella nostra poltrona migliore, ci indicherà la strada per fare di quella schifezza una buona narrazione.
Aprite al creativo, cosa aspettate?