I DIECI ERRORI DA NON FARE QUANDO SCRIVI UN ROMANZO

García Márquez dice che ha impiegato anni per trovare il modo giusto per raccontare Cent’anni di solitudine. Difficile che tu possa cavartela in una settimana

1 – Troppo entusiasmo. Non ti buttare subito a scrivere appena ti viene una mezza idea, lasciala crescere o andrà perduta come una lacrima nella pioggia. La narrativa è un’arte lenta, la scrittura di un romanzo prevede tanti passaggi e tante maturazioni, anche psicologiche. Per cominciare dedica del tempo a ragionare tra te e te su quello che vuoi fare. Alcuni scrittori cominciano a fare le schede dei personaggi, altri prevedono le svolte principali della vicenda, altri ancora immaginano una fine possibile. C’è chi prende montagne di appunti e chi immagazzina tutto nella sua testa, ma in ogni caso concediti del tempo, tanto sarà un viaggio molto lungo.

2 – Scrittura diaristica. Non credere davvero che Madame Bovary sei tu, a nessuno interessa la tua storia, se non sai come renderla unica. Scrivere di quello che ti è capitato nella vita, per quanto ti possa sembrare straordinario, è quasi sempre una via verso il fallimento. A meno che tu non trovi uno stile originale, unico, potente ed efficace, ma per farlo dovrai sapere come far avanzare una vicenda che possa essere avvincente soprattutto per i lettori che non ti conoscono. E ricorda che la vicenda deve avanzare pure se si svolge solo nei pensieri del protagonista. Se ti sembra che la tua scrittura in prima persona sembra il diario di una ragazzina delle medie, prova in terza persona, oppure in seconda. E poi al presente, o al passato. Insomma, prova e riprova. 

3 – Poco tempo per scrivere. Non si possono scrivere storie lunghe nei ritagli di tempo, quindi i tuoi post su Facebook non sono l’incipit di niente, anche se sei orgoglioso del fatto che li scrivi in cinque minuti e i tuoi amici ti fanno i complimenti. Uno degli errori tipici che si fanno quando si comincia a scrivere è quello di scambiare i Mi Piace dei follower sui social per l’approvazione di un pubblico. Niente di più sbagliato. Sono solo l’applauso o la risata di un momento, se ti soddisfano non finirai mai una storia vera. Quindi dedica tempo alla scrittura. Stephen King dice che se scrivi un’ora al giorno per dieci anni, alla fine sei uno scrittore. Ma lui è lui, a uno come noi un’ora potrebbe non bastare. Se ti sembra di non avere tempo, allora non cominciare nemmeno.

4 – Eccesso di informazioni. Non mettere tutte le notizia sulla vita dei personaggi all’inizio della storia, non stai scrivendo una voce di Wikipedia. Il modo di sistemare nella narrazione le informazioni sui protagonisti o sugli eventi del passato è uno dei principali segreti di ogni scrittore. Se ci dai la carta d’identità di un personaggio appena compare nella vicenda, oppure fai una lezione di geografia quando devi dirci in quale posto si trova, il tuo romanzo è già spacciato. Non ci importa niente di sapere chi sono i suoi zii o le sue cugine, a meno che non serva alla comprensione di quello che si svolge nell’azione. Scrivi solo le notizie che servono in quel momento e lasciaci scoprire il resto a poco a poco.

5 – Scarsa cura dell’ambientazione. Ogni storia, da che mondo è mondo, si svolge in un luogo preciso, e i suoi personaggi corrispondono a degli individui molto definiti che abitano quel luogo. Anzi, l’ambiente forma i personaggi anche se non riusciamo a capire come. Cosa sarebbero i poliziotti di Camilleri lontano da Vigata? E i ragazzini di Dickens senza Londra? Anche se vuoi ambientare il tuo romanzo in un panorama distopico, descrivilo con attenzione, altrimenti la storia risulterà inerte. Gli scrittori di fantascienza e di fantasy (a cominciare da Tolkien) descrivono generalmente con molti dettagli i luoghi dove si svolge l’azione che inventano, forse proprio perché questi luoghi non esistono. E se tu vuoi ambientare una storia in un luogo che non hai mai visto, allora devi faticare molto, documentandoti e studiando (con il rischio di far sembrare il tuo paesaggio sempre posticcio). Meglio descrivere un luogo che conosci bene. La rapina in una Rapallo credibile, funziona di più di quella in una Miami inverosimile. Ricorda che abbiamo cinque sensi, usali tutti per far vivere un personaggio nel suo ambiente: fallo guardare, mangiare, annusare, toccare, ascoltare. E se pensi di non sapere esattamente dove si svolge la tua storia, sei proprio sulla strada sbagliata.

6 – Mancanza di uno stile. Se non hai una voce tua adatta a raccontare proprio la storia che vuoi scrivere, lascia perdere. Oppure procuratela. Una voce convincente è ciò che ci fa dire: “Ecco uno scrittore”. Coltiva le tue parole, disponile con cura nelle frasi, scegli il tipo di paragrafo che ti convince di più. Scarta i vocaboli che non useresti mai, quelli che non ti piacciono, e raccogli quelli che ti sembrano giusti per te. E poi immergili nella vicenda che stai raccontando e vedi se ci stanno bene. Considera per bene la punteggiatura: guarda dove ci sta bene una virgola e dove un punto. Ricordati che esistono i due punti e il punto e virgola. Chiediti quando andare a capo e quando inserire una riga bianca. Pensa che Gabriel García Márquez dice che ha impiegato anni per trovare il modo giusto per raccontare Cent’anni di solitudine. Difficile che tu possa cavartela in una settimana. 

7 – Uso casuale delle parole. Non mettere nel tuo romanzo un termine, se non è adatto al resto di quello che stai scrivendo: un romanzo è un tessuto di parole che deve apparire compatto e coerente. Non si scrive una storia perché si vuole dimostrare di conoscere tanti vocaboli interessanti. Non stai giocando a Scarabeo, stai facendo vivere dei personaggi potenzialmente immortali. Leggi sempre ad alta voce quello che hai scritto e guarda le parole che ti fanno incespicare nella lettura, probabilmente sono quelle sbagliate nel posto sbagliato. Se aggiungi senza un motivo adeguato la parola “cazzo” nei dialoghi di una confraternita di suore per sembrare più moderno e più duro, sappi che sei solo maleducato e rischi il ridicolo. È come se mettessi in bocca a uno scaricatore di porto frasi tratte dai Paralipomeni della Batracomiomachia.

8 – Dialoghi innaturali. Quando scrivi la battuta di un personaggio, non fargli dire tutto quello che pensa o tutto quello che secondo te serve al lettore per comprendere la storia. Ricorda che ognuno di noi dice solo alcune cose e altre le tiene per sé. Il non detto è più importante di quello che si dice. Non far parlare i protagonisti come parlano le persone vere, trascrivendo per filo e per segno i dialoghi sentiti in strada. Quando li metti sulla carta, i dialoghi veri non funzionano. Ricorda che la lingua che parlano i personaggi non dipende tanto da quello che tu gli metti in bocca, ma dalle parole adatte a loro, dal vocabolario che si sono formati attraverso l’educazione e l’istruzione che hanno o non hanno ricevuto, oltre che dagli ambienti che hanno frequentato. Dipende anche dal momento che stanno vivendo nella storia che racconti: appeso a testa in giù sopra un cratere vulcanico, anche un Lord può usare termini poco eleganti. Per i dialoghi ci vuole orecchio. Se sei proprio stonato (e molti scrittori lo sono, quando si tratta dei dialoghi), riduci i discorsi diretti e usa di più il discorso indiretto.

9 – Troppo o troppo poco riassunto. In ogni romanzo c’è una parte di storia riassunta e una parte di storia messa in scena. Anche perché raccontare tutto tutto per filo e per segno sarebbe impossibile. Uno degli errori più frequenti commessi dagli esordienti è quello di non saper comprendere quali parti riassumere e quali raccontare in tempo reale. Se si riassume troppo, la storia diventa fredda e meccanica. Se si riassume poco la narrazione diventerà noiosa. Affina la tua tecnica leggendo i romanzi che ti piacciono e guardando quali sono le parti riassunte e quelle messe in scena. Scrivere senza leggere è come pattinare sul ghiaccio senza pattini.

10 – Biografie poco credibili dei personaggi. In un romanzo il personaggio che compare in scena non nasce nel momento in cui tu lo scrivi sulla pagina. Ha sempre un passato e – anche se tu lo accenni appena – deve essere coerente con la sua situazione attuale. Da quello che gli è successo prima dipende quello che è ora. Non riempire la sua vita di sfortune terribili: superato un certo livello la sfiga diventa comica. Non costruirgli un passato troppo misterioso, quasi nessuno ha tanti grandi segreti da nascondere. Se vuoi fargli riparare un’automobile con chiavi inglesi e martello, non dargli un passato da pianista. Se deve correre a lungo inseguito da animali feroci, è improbabile che fino ad allora abbia fatto la vita sedentaria di un impiegato allo sportello, durerebbe poco. Come il tuo romanzo.


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Paolo Restuccia

Scrittore e regista. Cura la regia della trasmissione Il Ruggito del Coniglio su Rai Radio2. Ha pubblicato i romanzi La strategia del tango (Gaffi), Io sono Kurt (Fazi), Il colore del tuo sangue (Arkadia) e Il sorriso di chi ha vinto (Arkadia). Ha insegnato nel corso di Scrittura Generale dell’università La Sapienza Università di Roma e insegna Scrittura e Radio all’Università Pontificia Salesiana. È stato co-fondatore e direttore della rivista Omero. Ha tradotto i manuali Story e Dialoghi di Robert McKee e Guida di Snoopy alla vita dello scrittore di C. Barnaby, M. Schulz.

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