Corpo fa ciò che mente vuole. È un saggio detto che circola fra coloro che si intendono di PNEI, la PsicoNeuroEndocrinoImmunologia, e che consiste nel fatto che il nostro corpo – ovviamente a partire dalle cellule – può essere plasmato dal nostro pensiero. Che c’entra tutto ciò con la scrittura? Abbi pazienza, e te lo dimostro. Apri il pc, e inizia a raccontare di una camminata in montagna, a una buona quota, ma fallo partendo da una baita a fondo valle. Scarponi ai piedi e zaino sulle spalle, inizi a camminare. Senti l’aria fresca che ti avvolge, e quel brividino che ti fa pensare Meno male che ho con me il pile, chissà là sopra il freddo?… Senti le foglie e il loro stormire contento al passaggio di una ventata appena un po’ più forte? Senti come scroscia il ruscello lì accanto, come l’acqua sbatte contro le rocce e come si impenna in piccoli spruzzi? Senti le gambe che vanno leggere, e l’aria che riempie i polmoni? Ecco, con la mente e la scrittura stai creando quel luogo fresco e verde in cui vorresti essere, e il tuo corpo immagina già di esserci. E dopo che hai descritto tutto, prendi l’auto e vacci, su in montagna, che per scrivere bisogna anche distrarre lo sguardo dalla scrittura. Goditi il fresco, è la scrittura che te lo chiede.
“Caledonian Road” di Andrew O’Hagan – traduzione di Marco Drago (Bompiani)
Una storia senza innocenti o vincitori, ma solo persone ferite che riescono a farcela con quello che resta dopo un evento drammatico destinato a essere uno spartiacque nelle loro vite.