Vanessa e il rospo

L'odore persistente di patchouli gli ricordava tanto i baci di sua moglie.

Mi sveglio nella notte accaldato e sudaticcio, e per trovare un po’ di freschezza mi sposto nella parte vuota del letto matrimoniale. Per la prima volta, a settant’anni, sono solo in vacanza, nella nostra casa di campagna dopo la morte di Vanessa, mia moglie. L’arsura mi spinge ad alzarmi dal letto. Muovendo i primi passi intravedo un oggetto scuro sulla soglia della porta della camera e percepisco il profumo legnoso e dolce di patchouli, quello usato da mia moglie. Accendo l’abat-jour e vedo un rospo, un rospo gigante di colore bruno, delle dimensioni di una scarpa femminile, taglia 37, quella di mia moglie.

Il rospo resta immobile e anch’io resto paralizzato provando un senso immediato di repulsione. Mi guarda con quegli occhi dall’iride giallo e dalla pupilla allungata. Mi muovo con circospezione. Spalanco la porta finestra della camera che dà sul giardino per offrire al rospo una via di fuga; lui, invece, preferisce muoversi verso il corridoio della casa con altrettanta circospezione. Quando mi avvicino a lui tanto da vedere la sua pelle ricoperta di tubercoli e verruche, lo vedo secernere del liquido dalle ghiandole poste dietro ai suoi occhi e, in quel momento, il profumo di patchouli è ancora più intenso.

Il rospo entra con disinvoltura nel salotto, mentre io continuo a seguirlo cercando di capire come liberarmi di lui. Pian piano si avvicina alla poltrona dove sedeva sempre Vanessa e si ferma alla sua base. Potrebbe nascondersi lì sotto, ma non lo fa. Resto a guardarlo sbalordito senza sapere cosa fare. Il rospo continua a fissare quella poltrona. Vado in cucina per cercare qualcosa che possa aiutarmi a prenderlo. Mi soccorre la paletta alza immondizia con il manico lungo. La afferro, torno in salotto e gliela avvicino. Il rospo con calma ruota su sé stesso e si adagia sulla sua superficie continuando a guardare la poltrona. Muovo la paletta per portarlo via quando salta sfiorando le mie labbra e ricadendo sulla stessa poltrona.

Il rospo si assesta comodamente con il capo rivolto verso di me, mentre i ricordi dei baci di Vanessa affiorano vividi grazie a quel profumo. Mi viene spontaneo sedermi sulla mia poltrona accanto a quella occupata dal rospo e con disinvoltura accendo la televisione per sintonizzarmi su Rai 2, per vedere la puntata della serie da noi preferita.

Dopo pochi minuti, allungo la mano per cercare quella di mia moglie, un gesto istintivo, e senza volerlo gli sfioro la pelle percependo un distinto tremore. I nostri occhi si incrociano, si fissano. Il volto del rospo si trasfigura e, davanti a me, intravedo la mia amata Vanessa sorridente. Il respiro si ferma, così i battiti del cuore. Mi inginocchio davanti alla sua poltrona e a occhi chiusi avvicino la bocca a lei e, nel momento in cui sento sfiorare la sua, provo un bruciore fortissimo sulle labbra, al limite del dolore. Quando riapro gli occhi trovo il rospo che continua a fissarmi, mentre scorrono i titoli di coda della puntata di Ghost Whisperer.

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