Si parla sempre della banalità del male, titolo ormai famosissimo dell’omonimo saggio di Hannah Arendt in cui racconta il processo di Adolf Eichmann, un criminale di guerra che ha organizzato per conto di Hitler i trasporti degli ebrei nei campi di sterminio. Non un mostro, ma un omino grigio e mediocre a cui premeva solo svolgere al meglio il proprio lavoro.
Difficilmente, però, riflettiamo sul suo contrario: la banalità del bene. Non i gesti eclatanti, niente eroi senza macchia e senza paura. Abbiamo tutti macchie e paure, il bene ha più a che fare con le piccole decisioni quotidiane, quelle che raccontano la nostra indisponibilità verso le cose del mondo o la nostra propensione a farcene bruciare, dalle cose del mondo, dalle vite degli altri. È quella che Tea Ranno, in un romanzo di un paio d’anni fa, chiama amurusanza, un dono piccolo piccolo, un gesto gentile che “squaglia il gelo e splende sparpaglio di bellezza e luce” (da L’amurusanza, Mondadori, 2021). Il suo ultimo libro, Un tram per la vita (Piemme, 2023), racconta come questo bene concreto e amuruso abbia salvato la vita di Emanuele Di Porto, uno degli ultimi sopravvissuti al rastrellamento nel quartiere ebraico di Roma del 1943: fra centinaia di tram partiti per procurare morte, uno solo è andato verso la vita, grazie a una madre che ha spinto via un figlio per salvarlo e un tramviere che ha rischiato tutto per non denunciarlo.
Domani alle 18.00 saranno insieme, Emanuele e Tea, al Palazzo del Freddo, per raccontarci in prima persona questa storia piena di luce. Vi lasciamo le prime pagine del romanzo e vi aspettiamo: sarà un incontro unico.
Buona Lettura!