10 errori da non fare quando scrivi un giallo

Se hai deciso di diventare famoso scrivendo polizieschi, può esserti utile questa guida pratica agli errori più comuni.

1 – Scrivere un giallo senza leggere gialli. Ti sei convinto che per far successo e vendere molte copie sia meglio scrivere un romanzo poliziesco? Allora leggine tanti, il più possibile, cerca di capire le atmosfere, studia i personaggi, comprendi cosa ti piace e cosa no. Solo un appassionato di gialli può scrivere un buon giallo. Quindi, prima di continuare nella lettura di questo decalogo, considera quanti romanzi gialli hai letto, e se non sono sufficienti corri in libreria.

2 – Far condurre le indagini a un investigatore per caso. È affascinante l’idea che invece di un poliziotto o un carabiniere siano una vecchina, un odontotecnico o un archeologo a condurre le indagini, ma ricordati che solo un esponente delle forze dell’ordine può accedere alla scena del crimine, conoscere i risultati delle perizie e delle autopsie, parlare con i giudici. Il tuo eroe potrà pure essere un grande detective dilettante ma senza un poliziotto o un carabiniere non saprà niente delle indagini. Male che vada fagliene sposare uno oppure, come Ellery Queen, fallo nascere figlio di un ispettore capo.

3 – Ignorare i comportamenti dei veri agenti. Non puoi scrivere un giallo se non conosci niente della vita e del linguaggio di poliziotti o carabinieri. Se non sai come si rivolgono l’uno all’altro, come fai a farli parlare tra di loro? Anche i turni, le abitudini, i tipi umani sono importanti, per non parlare degli ambienti di lavoro. E anche i gradi: se non sai che un maresciallo fa parte dei carabinieri, mentre un vicequestore è della polizia, come puoi cavartela?

4 – Creare un protagonista pieno di cliché. La vera forza di un romanzo poliziesco non è l’intreccio o l’enigma che sta dietro al crimine, ma la personalità dei personaggi. Il protagonista, per esempio, deve sembrare verosimile e nello stesso tempo essere originale. Deve essere pieno di umanità e possibilmente libero dai cliché, altrimenti si finisce a un passo dalla parodia e il lettore ti mollerà subito. Come pensa e come parla sono più importanti perfino di come appare. E ricorda che deve avere un suo modo personale di risolvere il mistero.

5 – Sottovalutare l’intreccio. Una volta che hai il personaggio giusto, devi creare una trama. Non puoi copiarla da un’altra storia perché il lettore di gialli, probabilmente appassionato almeno quanto te, se ne accorgerà subito. L’intreccio dovrebbe servire a indurre tensione in chi legge, quindi non può essere debole. Il pericolo deve incombere, in un modo o nell’altro, anche su chi fa le indagini, altrimenti la sua vita sarà troppo semplice e noi ci divertiremo poco. Se non sarà il pericolo di perdere la vita, deve essere almeno quello di fallire, magari per l’ennesima volta, tra lo scetticismo dei colleghi.

6 – Creare un colpevole che non fa mai errori. Il delitto perfetto non esiste e se esistesse, non ci sarebbe la letteratura gialla. Il tuo colpevole quindi deve fare almeno un errore, del quale naturalmente non si accorge, e che nemmeno noi noteremo. Sulle prime non deve rendersene conto nemmeno l’investigatore, altrimenti la storia finisce subito. La cosa più grave è se non se ne rende conto nessuno, ma il lettore sì.

7 – Andare avanti nella storia senza sapere chi è l’assassino. Intendiamoci, è bello lasciarsi guidare dai personaggi, scrivere azioni su azioni che lasciano senza fiato, creare un intrigo intrecciato come la trama di una ragnatela, con i fili che si disperdono, mentre tutti coloro che appaiono sulla scena potrebbero essere colpevoli. Ma se non sai molto presto – meglio prima ancora di cominciare – chi è stato a compiere il delitto, poi sarai costretto a trovare una soluzione cammin facendo. E potresti pure non trovarla.

8 – Credere di scrivere a New York. La tua storia si svolge in Italia? Allora devi conoscere le procedure in voga nel nostro paese (e spesso non ti basta seguire quello che trovi scritto nei romanzi gialli). Chi dirige le indagini, chi arriva sulla scena del crimine, chi fa le ricerche scientifiche, chi riceve i dati e li controlla. Qui da noi, non sulla scena di Csi. E se usi un investigatore privato, che è il più comune dei cliché, devi sapere quali sono i limiti delle sue azioni nel nostro paese, da chi viene pagato in genere, e via così.

9 – Trovare una soluzione fantastica. Il romanzo giallo è per sua natura un’opera di letteratura realistica. Se costruisci un intreccio troppo ingarbugliato, non puoi risolverlo con una soluzione soprannaturale, altrimenti cambi genere e probabilmente perdi i lettori. Se scrivi una storia in cui ci sono dei fantasmi, devono essere nella mente di un personaggio, non nella sua realtà esterna. L’esempio tipico è quello del giallo della camera chiusa: se si trova un cadavere in una stanza dove non è potuto entrare nessuno, con le porte sbarrate e le finestre sigillate, ricordati che può essere stato chiunque (con un trucco ingegnoso), tranne un vampiro che passa attraverso i muri.

10 – Sorprendere con una sorpresa troppo sorprendente. Il finale di un giallo dovrebbe far esclamare al lettore: «Non poteva essere altro che così!». Non deve lasciarlo di stucco a chiedersi cosa c’entri il finale con quello che ha letto finora. Tutti gli indizi devono concorrere alla rivelazione che incastra il colpevole. Quando all’inizio la soluzione pare impossibile, alla fine deve essere solo molto complicata, ma chiara e razionale. Se c’è una cosa certa in un giallo è che l’intelligenza di chi fa le indagini batte quella di chi compie i delitti (e soprattutto del lettore, anche molto esperto), senza trucchi e senza inganni.

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Paolo Restuccia

Scrittore e regista. Cura la regia della trasmissione Il Ruggito del Coniglio su Rai Radio2. Ha pubblicato i romanzi La strategia del tango (Gaffi), Io sono Kurt (Fazi), Il colore del tuo sangue (Arkadia) e Il sorriso di chi ha vinto (Arkadia). Ha insegnato nel corso di Scrittura Generale dell’università La Sapienza Università di Roma e insegna Scrittura e Radio all’Università Pontificia Salesiana. È stato co-fondatore e direttore della rivista Omero. Ha tradotto i manuali Story e Dialoghi di Robert McKee e Guida di Snoopy alla vita dello scrittore di C. Barnaby, M. Schulz.

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