Claudia Colaneri conduce laboratori di scrittura collettiva per disabili adulti con ritardo mentale. La sfida consiste nel trattare temi “alti”. Ecco quello che può succedere in un normale incontro:
I sogni
Mentre dormi, se ti annoi, puoi sempre vederti un sogno.
Non puoi sceglierlo tu, ma stai sicuro che è stato fatto apposta per te.
I sogni sono fatti di niente ma ci mostrano tutto.
I sogni arrivano coperti da un velo, come le spose.
Quando dormiamo siamo fermi nel letto, ma se sognamo, ci alziamo e entriamo nella nostra anima.
Nel sogno ci possiamo trovare un desiderio, la nostalgia o una paura.
Fare i sogni è bello, ma è meglio non affezionarsi.
Per essere sicuri che una cosa non è successa veramente ma l’hai sognata, basta che provi a scriverla.
Se non ci riesci, significa che era un sogno.
Lo specchio bugiardo
Gli specchi non sono tutti uguali, quello appeso al muro del bagno, non è come quello che sta dentro la nostra mente. E non possiamo sapere quale dei due sta mentendo.
L’immagine dello specchio del muro è fatta di vetro, quella dentro la nostra mente è fatta di carne e anima; non potrà mai andare in frantumi, ma potrebbe sempre svanire.
Per questo, tutti gli specchi fanno paura.
Se non ci fosse lo specchio di vetro, quello della mente, col tempo, si appannerebbe. E se non ci fosse lo specchio della mente, in quello di vetro ci sarebbe uno sconosciuto.
L’immagine nello specchio della mente è libera, quella nello specchio di vetro è prigioniera, e pure piatta.
Nello specchio della mente la nostra immagine ci sembra vera, però la vediamo solo noi; allora finiamo per credere a quella di vetro perché la vedono anche gli altri; anche se noi, dentro quello specchio, non esistiamo, non ci possiamo proprio entrare, non ci possiamo neanche toccare. Eppure tutti ci ripetono che la nostra immagine è proprio quella. Le commesse dei negozi, poi, ti guardano nello specchio di vetro e ti dicono che il vestito ti sta bene, come a quella della foto. Tu invece, che ti guardi nello specchio della mente, pensi: “Ma, questa, che sta a di’?”