Sarebbe perverso e crudele – oltreché idiota – pretendere da Gadda o da Arbasino di asciugare la prosa, di ricercare l’essenzialità, giacché la loro pagina viene su per accumulo e non per sottrazione e per altre caratteristiche del loro stile ridondante e barocco, e della loro idea del mondo. Ma perlopiù consigliare a uno scrittore di tagliare, tagliare, tagliare credo che sia un ottimo suggerimento. Tagliare è quasi sempre un bene – fidatevi – non bisogna aver paura di tagliare. Lavorare per sottrazione, tanto più nel racconto, è quasi sempre un bene. Molti romanzi che escono sono dei racconti lunghi mascherati da romanzo. Quello che uno scrittore non deve mai fare è allungare il brodo. Il grosso del lavoro non è scrivere, è tagliare, sapete, ridurre all’essenziale.
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La Tarologa e lo Scrittore: MESCOLA LA RAGIONE CON IL CUORE!
Le carte della settimana sono Giudizio, Imperatore e Stella