Sarebbe perverso e crudele – oltreché idiota – pretendere da Gadda o da Arbasino di asciugare la prosa, di ricercare l’essenzialità, giacché la loro pagina viene su per accumulo e non per sottrazione e per altre caratteristiche del loro stile ridondante e barocco, e della loro idea del mondo. Ma perlopiù consigliare a uno scrittore di tagliare, tagliare, tagliare credo che sia un ottimo suggerimento. Tagliare è quasi sempre un bene – fidatevi – non bisogna aver paura di tagliare. Lavorare per sottrazione, tanto più nel racconto, è quasi sempre un bene. Molti romanzi che escono sono dei racconti lunghi mascherati da romanzo. Quello che uno scrittore non deve mai fare è allungare il brodo. Il grosso del lavoro non è scrivere, è tagliare, sapete, ridurre all’essenziale.
Clelia Marchi e la vita su un lenzuolo
C’è un lenzuolo che custodisce la storia di una vita…