1 – I dialoghi e le azioni portano avanti il tempo della storia, le descrizioni, le riflessioni, le digressioni e gli interventi del narratore – a proposito, oggi fa davvero caldo, non vedo l’ora di farmi una doccia – lo mettono in pausa.
2 – Il tempo è relativo, l’autore lo può dilatare, o interrompere, ma anche il lettore.
3 – I segni d’interpunzione sono tuoi amici. Usali per scandire le pause. Il flusso di coscienza lascialo a Joyce.
4 – Però. Non. Esagerare. Rischi una carica ansiogena che di questi tempi ne facciamo volentieri a meno.
5 – Gestisci le tue pause con parsimonia; tratta il lettore come fossi un datore di lavoro illuminato, mandalo in ferie se lo vedi stanco, non come una partner che gli impone una pausa di riflessione non richiesta.
Chiamatemi Ismaele.
Moby Dick di Herman Melville (tradotto da Cesare Pavese)