Quando non ti va di scrivere

Lo scrittore Andrea Carraro è romanziere fin dagli anni 90 e mette a disposizione la sua esperienza

Contro quello che chiamerei il “metodo Moravia” (mettersi comunque tutti i giorni al tavolo di lavoro per un certo numero di ore; per lui era dall’alba fino a mezzogiorno mi pare). Se ti metti al computer e non ti viene niente, non fare come Moravia, lascia perdere. Fai altro. Leggi, vai al cinema, fai sesso, fai una passeggiata ecc. Ma soprattutto leggi, che è la cosa migliore per uno scrittore in termini costi-benefici – vai sul sicuro, leggiti un classico. O un contemporaneo che consideri ormai un classico. Qualcosa comunque che ti arricchisca. Ognuno ha le sue letture preferite per ritrovare l’ispirazione e la voglia di scrivere. Può essere un racconto di Maupassant o di Čechov, o un racconto di Hemingway, tipo il celeberrimo I killer, poche paginette, quasi tutto dialogo, che hanno ispirato vari film bellissimi, oppure un racconto di Cheever o una delle Undici solitudini di Yates. O l’inizio della Metamorfosi di Kafka. Ognuno ha i suoi feticci.

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Andrea Carraro

Andrea Carraro, scrittore, nasce a Roma. Se avesse ricevuto un euro ogni volta che sui media hanno usato il termine “il branco” per parlare di uno stupro di gruppo, citando il titolo del suo romanzo più noto, oggi sarebbe ricco. Invece è “solo” uno scrittore tra i più bravi. Romanziere, autore di racconti e di poesie, nasce a Roma nel 1959. Ha pubblicato i romanzi: A denti stretti (Gremese, 1990), Il branco (Theoria, 1994), diventato un film di Marco Risi, L’erba cattiva (Giunti, 1996), La ragione del più forte (Feltrinelli, 1999), Non c’è più tempo (Rizzoli, 2002) (Premio Mondello), Il sorcio (Gaffi, 2007), Come fratelli (Melville, 2013), Sacrificio (Castelvecchi, 2017) e le poesie narrative Questioni private (Marco Saya, 2013). Ha pubblicato anche due raccolte di racconti, confluite nel volume Tutti i racconti (Melville, 2017). I suoi giudizi critici, sensibili ma affilati quando serve, lo rendono un lettore del cui parere fidarsi con tranquillità.

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