Ada Negri e le solitarie
Pezzi di vita di stiratrici, servette, maestre, operaie, vite difficili, segnate dalla fatica e dagli stenti.
Pezzi di vita di stiratrici, servette, maestre, operaie, vite difficili, segnate dalla fatica e dagli stenti.
E così, la notizia che da giorni gira di bocca in bocca presso gli esuli russi è vera: lo zar Nicola II, in occasione dei trecento anni del casato dei Romanov, concede l’amnistia ai fuoriusciti politici dispersi per mezza Europa.
Piumino da cipria, l’ha chiamata Indro Montanelli, in spregio alle sue cronache mondane e ai suoi ritratti (spesso al vetriolo) dei vecchi e nuovi ceti milanesi.
Da bambino sognava di fare il ballerino, era magro e leggero, poi, all’improvviso si era ritrovato altissimo e con i piedi enormi, così il sogno era sfumato ancor prima di iniziare.
Gli mancava il suo mare, quello di Travemünde, dalle acque gelide e agitate, a un certo punto gli sembrò quasi di sentirne l’odore, ma forse stava sognando.
L’estate era finita da un pezzo, ma Sonja ripensava spesso a quei giorni rumorosi e felici, quando Lev cavalcava nei boschi di betulle, o andava a caccia di anatre selvatiche con i nomadi del Volga.
Tra le mille paure che lo assediavano ne era spuntata una nuova, che gli faceva più paura di tutte, quella che lo bloccava davanti alla macchina da scrivere.
Calvino rilesse la lettera che aveva tra le mani, poi reclinò all’indietro la testa fissando un punto indefinito sul soffitto.
La casa è vecchia e tutta da rifare e certo, se uno volesse un posto dove scrivere e riflettere in santa pace, non sceglierebbe un appartamento come questo.
Sylvia sistemò le fette di pane su un piatto, prese il bricco del latte e il burro e li poggiò sul tavolo, vicino alla sua poesia, scritta su un foglio e lasciata lì.
“La mia contadinotta veneta”, la chiamava lui, quando la guardava con quegli occhi che avevano visto tutto.
Il barista che lo vede tutti giorni lo saluta, e lo chiama senatore. Lui lo ringrazia, ma lo avverte che a fine giornata senatore potrebbe non esserlo più.
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