Il cestino dell’amore

Un soldatino di piombo incontra una ballerina nell'ultimo posto in cui avrebbe mai pensato di potersi innamorare.

Finalmente! Finalmente! Fi-nal-men-te!

Questa è la parola che ripeti allo spasimo dentro di te. Finalmente quel perfido ragazzino ha deciso di buttarti via. I tuoi fratelli, gli altri soldatini di piombo, sono rimasti nelle sue grinfie, ma la pena per la loro sorte grama è lenita dal senso di liberazione derivante dal non esser più parte dei giochi di quel mostro. Lui non gioca come un bambino della sua età, lui genera narrazioni che invariabilmente hanno note drammatiche, truci, nelle quali l’unico elemento ricorrente è la tortura dei personaggi. Tu sei stato parte di queste narrazioni per molto, troppo tempo. Poi un giorno, vai a sapere come, hai perso una gamba; il ragazzino, a quel punto, non solo ha smesso di considerarti il suo oscuro oggetto del desiderio, ma con la nonchalance tipica della sua età ti ha anche gettato nel cestino. Contrariamente al cosiddetto buon senso comune, questo atto orribile non ti ha fatto soffrire, ma anzi ne sei stato lieto, quasi felice; non ne potevi davvero più di essere toccato, manipolato, manovrato, con il solo scopo di soddisfare la brama granguignolesca di Fausto, questo il nome del tuo aguzzino. All’interno del cestino c’è davvero di tutto: soprattutto giocattoli, ma anche appunti, penne, matite, fumetti, e chi più ne ha più ne metta. Per carattere cerchi sempre di approfondire, capire, ma in questo caso specifico la tua prospettiva è limitata, ad esempio non hai idea di cosa ci sia sotto di te, visto che sei caduto in posizione obliqua ma sulla schiena. Mentre sei intento in queste riflessioni, d’improvviso senti una delicata e timida voce femminile: “C’è qualcuno?” Dopo un attimo di perplessità, altrettanto timidamente rispondi “Ci sono io…”

“Evviva, non sono sola! Chi sei?”

“Sono un soldatino di piombo, tu chi sei?”

“Sono una ballerina”

“E che ci fai qui, scusa?”

“Una volta ero la preferita di Lidia, la sorella di Fausto. Poi sono rimasta incastrata in una posizione, con la gamba in alto, e Lidia non mi ha voluto più”

La somiglianza tra la sua situazione e la tua quasi ti commuove. Due vittime del materialismo più bieco, quello privo di qualunque poesia, di qualunque sentimento. Una volta che qualunque cosa abbia assolto il suo compito, o meglio una volta che Fausto e Lidia pensino che qualcosa non serva più, via! nel cestino, e poi nell’immondizia, e poi in discarica, e poi ridotti in minuti pezzi. Condividi queste considerazioni con la ballerina, e diventate entrambi ancor più tristi. Al tempo stesso però sei contento, felice che le torture per te e per lei siano finalmente dietro le vostre spalle. Le dici che, piuttosto che essere al servizio di quei due diavoli, è molto meglio finire nel cestino. Lei ti risponde che non si sente pronta per concludere la sua vita, che immaginava ancora lunga, lunghissima. Nella sua testa Lidia l’avrebbe amata per sempre, e invece…

E invece.

Cerchi di consolarla, di farla partecipe della tua esperienza e delle tue personali considerazioni, le dici che da gente così non ci si può aspettare nulla di buono, e la inviti a considerare che anche nelle situazioni apparentemente più brutte, più tristi, c’è sempre qualcosa di buono.

“Bada bene”, le dici, “il mio non è ottimismo cieco. Semplicemente, ogni volta che mi trovo in una brutta situazione, mi sforzo di cercare e trovare il buono, per piccolo che possa essere. In questo caso, poi, per quanto mi riguarda è piuttosto semplice, sono strafelice di averti incontrato!”

L’entusiasmo delle tue parole è in qualche modo contagioso, perché lei si rasserena e conviene sul fatto che essersi incontrati è sicuramente una bella cosa.

“E cosa pensi succederà ora?” ti chiede lei, ansiosa. Realizzi che lei non ha la minima idea del fatto che le vostre esistenze stiano per finire, ma non hai cuore di raccontarle la verità.

“Non so, immagino ci riportino in fabbrica per aggiungerci delle parti, per migliorarci, insomma”.

“Però, che cari… non avrei mai immaginato che potessero essere così attenti ai nostri bisogni”, dice lei, estatica.

Le racconti di te, delle tue avventure con Fausto, e mentre racconti pensi che in fondo sei stato fortunato, hai avuto una vita interessante. Lei a sua volta ti racconta come ha vissuto con Lidia, e anche lei è stata fortunata. Non fai in tempo a finire il pensiero, che senti il cestino sollevarsi, e all’improvviso ti rendi conto che la fine è vicina. Alzi il tono della tua voce per sovrastare il rumore del tritatutto, decidi di dichiarare il tuo amore alla ballerina, apri la bocca per farlo e

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Massimiliano Ferraris Di Celle

Nato a Roma il 9 febbraio 1959, laureato in ingegneria elettronica e ingegnere nell’animo, lavora nell’IT da quasi quarant’anni. Si è accostato alla scrittura per caso, iniziando a curare un blog. Successivamente ha frequentato corsi di scrittura creativa e ha conosciuto the Genius (Paolo Restuccia), prima che fosse creata l’omonima scuola di scrittura. Scrivere lo aiuta a combattere ma anche a conoscere meglio i mostri che ha dentro. Ha pubblicato una raccolta di racconti dal titolo “Niente è per caso” (Annales, 2014).

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