Se sei il capo, il numero uno, l’unico a doversi sbattere la responsabilità di dimostrare ogni giorno che nessuno, dico nessuno, possa mettere in discussione il tuo essere il numero uno, beh, devi lavorare sodo. È che essere sulla punta, seduto sulla vetta, ha un prezzo. Costa che ti devi sporcare le mani, devi insozzarti l’anima di scelte ogni giorno che farebbero tremare i capi di Stato. Gli anni passano e la gloria aumenta. Si chiedono come tu possa fare a produrre centinaia e centinaia di kg al giorno, roba che, per farlo, si dice che di mezzo ci sia l’industria. Tu, invece, sai che quella roba puoi produrla in un certo modo perché nessuno ha il carisma che hai tu, che l’enorme e gelido Palazzo è il Paese dei Balocchi e tu puoi arrivare a produrre tonnellate al mese e spingerlo per bene e puoi mantenere la qualità alta e il prezzo basso e questo fa pensare al mondo intero o che tu sei un genio o che sei un truffatore. Ma tu sai di essere il numero uno e il numero uno la guerra la fa dentro la testa, i gelatieri vogliono le coccarde, i critici vogliono le firme, tu vuoi l’amore della gente e questo è il punto. Resti inchiodato a chiederti perché sei così, perché hai un cuore che guarda sempre e solo il valore del prodotto che dai a chi ti sceglie e sei il re della gente normale della gente che si può permettere quanto basta, e tu ti arricchisci senza impoverire nessuno dei “tuoi”. Ti minacciano alle spalle, sicari come granchi dell’Atlantico che serrano le chele e parlano e parlano e parlano, ma tu hai gli uomini di strada che alla fine ti rimettono in ordine la situazione, che alla fine ti riconoscono quel rispetto senza neanche parlare troppo, ma è fisiologico, tu sei lì da più di un secolo e i ragazzi e la strada sanno che ci sono momenti su cui non si può scrivere perché si sta facendo la storia, momenti su cui non si può disegnare, dentro i quali si produce il gelato della gente senza piegarsi alla moda, lì dentro crema e cioccolato non cambiano mai, come la strada.
Clelia Marchi e la vita su un lenzuolo
C’è un lenzuolo che custodisce la storia di una vita…