Raccontarsi per attraversare le acque agitate della malattia

Dal 2007 si svolge "Un ponte sul fiume Guai" un premio letterario della Onlus Moby Dick che è dedicato a racconti inediti di malati di cancro e dei loro famigliari o sanitari. C'è tempo fino al 16 dicembre per partecipare.

Era il 2007, davvero molti anni fa, quando Moby Dick, una Onlus di volontari che dal 1989 si occupa di offrire sostegno psicologico gratuito ai malati oncologici e ai loro famigliari e amici, decise di affrontare un’impresa che – allora – pareva quasi impossibile. Non solo parlare del cancro (cosa già resa difficile da pregiudizi, vergogne e paure) ma perfino scrivere dei racconti, ispirati dall’idea che si potesse narrare  il passaggio “dalla comprensibile disperazione legata alla scoperta di una malattia oncologica alla coraggiosa rivalutazione del senso e del valore della vita quotidiana, a partire da quegli aspetti minimali che l’esperienza di malattia e il timore della morte portano a valutare in modo nuovo” per “raccontare in quale momento e attraverso quali segnali si è percepito un cambiamento nello sguardo sul mondo e un’attenzione significante alle piccole e preziose cose che ci circondano ogni giorno e che rendono unica l’esperienza del vivere”. Da allora il presidente di Moby Dick Maurizio Cianfarini, e i volontari che la sostengono, indicono ogni due anni una nuova edizione. È il Premio Letterario Nazionale biennale “Un ponte sul fiume Guai” aperto a racconti inediti. Trovate qui il bando. L’iniziativa era così coraggiosa e brillante che – naturalmente – ha avuto anche diverse imitazioni. Ma questo premio ha avuto il merito di aprire la strada alla possibilità di raccontarsi e raccontare ciò che un tempo pareva indicibile.

E ci sono diversi libri della serie “Un ponte sul fiume Guai” che raccolgono i racconti migliori di ogni edizione.

Noi crediamo nella scrittura del sé in qualunque condizione umana e per questo dall’inizio collaboriamo con “Un ponte sul fiume Guai”. Anche in questa IX edizione uno dei premi per il racconto più significativo sarà un corso di scrittura creativa della Scuola Genius.

La scadenza per l’invio dei racconti è il 16 dicembre 2024, ma trovate nel bando tutti i particolari.

Ogni volta che arrivano in redazione questi racconti scritti da malati, famigliari, medici, infermieri, psicologi, amici, un’onda di emozioni diverse ci coinvolge, per questo vorrei lasciarvi con qualche frammento di alcuni dei racconti che hanno partecipato alle passate edizioni, selezionati da Raffaella Restuccia, che è la psicologa ideatrice  e animatrice del premio letterario. Buona lettura e buona scrittura.

 

Ersilia Torello D’un tratto è come se si squarciasse un velo e venissimo scaraventati oltre una soglia invalicabile. Basta uno sguardo complice ed è come se il tempo non fosse mai passato: siamo di nuovo noi, quelli di una volta. Ci sono io e ci sei tu qui, di fronte a me. Intravedo nel tuo sguardo quella stessa lucina maliziosa che si accendeva quando riconoscevamo di avere qualcosa in comune. Stavolta attacco io per prima, tu mi vieni dietro con voce flebile prima e poi man mano più sicura. Quando ci avviamo giù per la discesa della strada tortuosa stiamo cantando a voce spiegata. Alla fine della canzone, scoppiamo a ridere, così tanto che sono costretta a fermarmi a lato della strada. “Che bello, papà, ti ricordi?” Accenni di sì con la testa, il riso ancora sulle labbra.

 

Cristina Griffo Sono qui davanti al mare… È leggermente increspato, è bello, è forte è immenso. Sono con il mio cane che scodinzola felice tra onde che si infrangono sulla riva, nell’aria l’odore e il tiepido calore della primavera. Mi sento in pace, presente. Sento di aver attraversato il mare in tempesta e di esserne uscita, salva.

 

Elena Gaglio Questa mattina pioveva. Non era una pioggia primaverile, delicata, morbida. No, pioveva a dirotto, scendevano gocce grosse, fredde, aggressive, taglienti. Le ho sentite sulla pelle nuda, mi scivolavano addosso graffiando le spalle e scendendo fino alla punta delle dita. Ho cercato di fermarle, o forse di fermare quel momento, stringendole tra le mani, ma non sono riuscita a trattenerne nemmeno una. Allora mi è venuto da ridere: quelle gocce sembravano la mia vita, dura, aspra, ma così unica e preziosa da cercare di afferrarla fino all’ultimo respiro. Ho sempre odiato gli acquazzoni. Strano come le circostanze cambino le cose: oggi mi sono sentita viva e FELICE sotto quello scroscio, avrei voluto che non finisse mai.

 

Claudia Bonetto Si riparte da oggi, che è domenica: domani inizia la cura, che dovrebbe durare sei mesi, ma oggi siamo andate in giro, a fare shopping (siamo donne, no?) e anziché soffermarci a pensare a come reagirà il suo fisico a quei bombardamenti ci siamo piano piano rilassate. Fino a divertirci davvero! La vita, la nostra vita, è ripartita oggi in un negozio di collanine, con lei che ne cercava una rossa – anche se il rosso non lo indossa mai ma “almeno dà colore” – e io che di lì non sarei più uscita. Marito e bimbi ci aspettavano fuori, straordinariamente pazienti.

 

Paola Massa E oggi sono ancora qui, a sorridere a questo mare azzurroverde che respira al di là del terrazzo, per la prima volta con un costume a due pezzi, con la mia cicatrice ormai bianca che brilla al sole e che spio ancora con un po’ di imbarazzo: ma finalmente la guardo, libera, senza volerla coprire, perché oggi è un buon giorno per abbracciare la mia vita, preziosa proprio per tutte le cicatrici bianche che mi accompagnano.

 

Nicola Sgaramella Rosa non urlava, non alzava mai la voce, non minacciava. Rosa ti guardava, semplicemente ti guardava e con il solo sguardo ti diceva tutto. Rosa era rispettata da tutti e se aveva qualcosa da dire non le risparmiava a nessuno. Dal primario del reparto ai medici, dalle infermiere al personale delle pulizie, dai piccoli pazienti ai loro genitori.

Quando qualcosa non andava per il verso giusto ci pensava lei. L’importante era che nel suo reparto, perché quello era il suo reparto prima che quello di chiunque altri, non si alzasse mai la voce. Una sola volta un medico, arrivato da poco, aveva alzato la voce verso una delle infermiere rimproverandola.

Rosa lo chiamò nella sala infermieri e si chiuse la porta alle spalle.

 

Vincenza Annunziata Nessun incontro avviene per caso, nessuna storia passa nella vita senza lasciare un segno profondo, un segno indelebile che ti cesella dentro la vita dell’altro come una miniatura che rimane, per sempre, ad indicare che quel tempo condiviso è stato dono ed ora è memoria grata, tesoro, perla preziosa, eredità da condividere.

Condividi su Facebook

Paolo Restuccia

Scrittore e regista. Cura la regia della trasmissione Il Ruggito del Coniglio su Rai Radio2. Ha pubblicato i romanzi La strategia del tango (Gaffi), Io sono Kurt (Fazi), Il colore del tuo sangue (Arkadia) e Il sorriso di chi ha vinto (Arkadia). Ha insegnato nel corso di Scrittura Generale dell’università La Sapienza Università di Roma e insegna Scrittura e Radio all’Università Pontificia Salesiana. È stato co-fondatore e direttore della rivista Omero. Ha tradotto i manuali Story e Dialoghi di Robert McKee e Guida di Snoopy alla vita dello scrittore di C. Barnaby, M. Schulz.

Tag

Potrebbe piacerti anche...

Apri la chat
Dubbi? Chatta con noi
Ciao! Scrivimi un messaggio per dirmi come posso aiutarti :)