Parliamo del romanzo “La versione borghese dell’amore” con Margherita Marvasi

"Abbiamo sostituito il futuro con il nuovo: preferiamo rincorrere qualcosa che ancora non possediamo piuttosto che tenerci il vecchio che già conosciamo e non ci fa più provare lo stesso brivido".

Ormai al terzo romanzo, dopo Zanzibar è una bugia (Giraldi 2017) e La donna drago (Giunti 2022), Margherita Marvasi ha realizzato la sua narrazione più intima e privata con La versione borghese dell’amore (Giunti 2024) che esce oggi, 22 maggio 2024, in libreria. Ma nello stesso tempo anche quella più universale. Infatti in questo romanzo Marvasi racconta la storia di una coppia di coniugi normali, Riccardo e Penelope, due che s’incontrano, si fidanzano, si sposano, fanno figli e vivono tragedie così come gioie, trascorrono insieme una vita intera (come si dice) incarnando un ideale amoroso tradizionale, molto difficile da interpretare, in effetti. A descriverli però c’è una figura che incarna i sentimenti opposti, la voglia di non lasciarsi ingabbiare, la fuga verso mondi esotici, la scoperta di spiritualità diverse da quelle consuete dalle nostre parti: la donna che fa da voce narrante delle loro vite. Io, che la seguo come editor da qualche anno, so che questa narrazione non è stata facile o priva di ostacoli. Non perché mancassero gli strumenti per raccontarla a Marvasi, giornalista dell’Espresso e imprenditrice a Zanzibar (tanto per inquadrarne le singolarità), ma proprio perché si tratta di un materiale piuttosto sfuggente, che ha a che fare con i sentimenti, la libertà, l’infedeltà, che è sempre a rischio di apparire retorico o sentimentale. Ebbene, direi che la prova è stata superata ampiamente e ora possiamo inoltrarci nella lettura anche solo per scoprire quanto questa versione borghese dell’amore somigli alla nostra. Intanto io posso divertirmi a fare con Margherita la mia solita chiacchierata.

 

Sei passata da una storia di respiro internazionale a una vicenda intima, privata, come mai?

Forse perché per la prima volta, dopo tanto tempo, sono tornata a casa e mi sono fermata. Nell’estate del 2020 è morto mio padre e ho ereditato il dammuso di famiglia a Pantelleria. A causa del Covid non ho potuto viaggiare come faccio di solito e, dopo anni di assenza, sono tornata sull’isola. Ci sono rimasta per tre mesi, come facevo da bambina, ritrovandomi catapultata nel passato. Le isole hanno la magia di farti ricominciare esattamente nel punto in cui le hai lasciate, come se tutto il tempo e la vita spesa fuori non avessero importanza. La versione borghese dell’amore è nata su questa suggestione: reminiscenze, confronti con gli amici d’infanzia che ancora oggi fanno parte di una mia ideale famiglia allargata, il rinnovato amore per Pantelleria, il ricordo di mio padre. E alcune domande che lì mi sono posta sul mio modo di stare al mondo.

 

Cos’è la versione borghese dell’amore?

Lei incontra lui, si innamorano, si sposano, fanno dei figli. Poi ne succedono di cotte e di crude, ma in qualche modo decidono di fare buon viso a cattivo gioco, di scendere a compromessi e continuare a essere marito e moglie. Proteggono la famiglia, mantengono i segreti e la promessa, non si voltano le spalle, non si lasciano. Si perdonano.

 

E c’è anche una versione non borghese dell’amore? Com’è?

Mi sembra che la versione borghese dell’amore oggi non vada più di moda. Troppe rinunce e compromessi. In una società liquida in cui prevalgono valori quali la libertà, l’indipendenza, l’orgoglio, non è facile trovare gli ingredienti necessari per fare durare le relazioni. Anzi, nel momento in cui le cose si fanno difficili o non sono come ce le si era immaginate, sembra più opportuno – o come si sente dire spesso: “più sano” – gettare la spugna e dirigersi altrove. Abbiamo sostituito il “futuro” con il “nuovo”: preferiamo rincorrere qualcosa che ancora non possediamo piuttosto che tenerci il vecchio che già conosciamo e non ci fa più provare lo stesso brivido.

E comunque non esistono amori perfetti, l’unica perfezione è la volontà che li fa resistere al tempo.

 

La voce narrante di questa storia è la tua? Sei tu?

È una voce che somiglia alla mia. È la voce di una nomade.

 

Nella narrazione sembrano esserci due tipi di donne: Eva e Penelope. Come sono?

Eva è il prototipo di una donna che si considera completamente libera. Per esserlo ha rinunciato ad avere legami, è felice di fare quello che le pare, si sente realizzata. Nella sua vita non c’è posto per un uomo o una famiglia, e questa solitudine è il prezzo che è disposta a pagare per la libertà.

Penelope è decisamente più romantica e crede nella famiglia. Per agire come pensa debba fare una buona madre, rinuncia per un periodo alla sua arte. Sacrifica la pittura, ma non rinuncia all’amore. Ama e si fa amare contemporaneamente da due uomini.

 

Una donna può essere talvolta Eva e talvolta Penelope?

No, credo che siano due visioni della vita differenti.

 

E un uomo è sempre Ulisse?

No. In questo romanzo gli uomini sono generosi, empatici e capaci di amare completamente.

 

Chi sono l’uomo e la donna che vivono il matrimonio narrato in questo romanzo?

Riccardo sa quello che vuole e sa come ottenerlo. Quando incontra Penelope è un giornalista ambizioso, alle prime armi, che poi farà la carriera che vuole. È un boomer, impacciato con l’espressione dei sentimenti, ma ha un grande cuore.

Quando Penelope incontra Riccardo è una giovane donna indipendente e tutto quello che vuole è essere riconosciuta come pittrice. Ma senza quasi rendersene conto si conforma ai canoni borghesi del tempo e viene risucchiata dalla famiglia. È frustrata e ha un problema con l’alcool. Dovrà passare attraverso periodi difficili, a vuole molto dolorosi, ma riuscirà a realizzarsi, ad amare e a dipingere come vuole.

 

Pensi di aver finito di raccontare le varie versioni dell’amore con questo libro?

Ne ho messe a confronto solo due: quella più contemporanea con quella borghese, più conservatrice. Ma ho intenzione di continuare a scrivere ancora molto sull’amore. E magari sul sesso, che anche lui sembra passato un po’ di moda.

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Paolo Restuccia

Scrittore e regista. Cura la regia della trasmissione Il Ruggito del Coniglio su Rai Radio2. Ha pubblicato i romanzi La strategia del tango (Gaffi), Io sono Kurt (Fazi), Il colore del tuo sangue (Arkadia) e Il sorriso di chi ha vinto (Arkadia). Ha insegnato nel corso di Scrittura Generale dell’università La Sapienza Università di Roma e insegna Scrittura e Radio all’Università Pontificia Salesiana. È stato co-fondatore e direttore della rivista Omero. Ha tradotto i manuali Story e Dialoghi di Robert McKee e Guida di Snoopy alla vita dello scrittore di C. Barnaby, M. Schulz.

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