RomAntica

All'ombra del Colosseo, il monologo del primo centurione romantico della Storia.

Ehi voi, speak English?

No?

Français neanche?

Español? Vamos a matar el toro?

Ah Italiani, maddai. Stavate insieme a quer gruppone de turisti e v’ho scambiato pe’ stranieri.

Allora buongiorno signori! Venite, venite da ’sta parte. Lasciate andà quella fiumana, la coda pe’ entrà dentro è lunga na quaresima. Ce sarà almeno n’ora d’attesa ma, per vostra fortuna, ce sto qua io!

Mi state fissando l’elmo, ve piace er pennacchio rosso?

Co’ questo me se nota fra centinaia di persone!

Avvicinatevi, non abbiate paura. Ve incuto timore? So’ ’n cristone da gnente eh… ma bono come er pane.

Guardate che muscoli sotto ’sta pettorina. E ’sta spada? È finta sì, sennò m’ avrebbero già arrestato. Volete tocca’? Fate attenzione che pesa. È una di quelle usate durante le riprese de Ben Hur. Conoscete il film? Er colossal americano. Sì, davvero, mica dico bugie. Me l’ha regalata mi cuggino. Lavorava a Cinecittà e conosceva bene la costumista. Le aveva fatto un favore e quella, finite le riprese, gliene ha data una. Non so quante ce ne erano nel magazzino, chissà che fine hanno fatto. Questa invece continua a stà al fianco de un centurione. Bella eh? C’ha più de 70 anni ma la tengo come un gioiellino, meglio de ’n fijo. Splende come er sole de oggi.

Dai oro fàmose ’na foto tutti insieme. Me metto in mezzo a voi. Però spostiamoci sul viale che viè meglio. Da lì s’inquadra tutto er monumento e ’sto cielo azzurro.

Come no?

Nun potete anna’ via senza ’na foto!

Che dite? Avete fretta? Ma no, aspettate, nun scappate.

È questione de poco. N’ scatto, du’ secondi e c’avete un ricordo pè sempre. Ce mettemo più a dillo che a fallo. Dateme retta che poi ve pentite.

Dai metteteve qui che abbiamo una vista unica su una delle sette meraviglie der mondo. Che poi me devono da di’ quali sono le altre sei, no? A me basta lui.

Oh bene avete rallentato. Me stavate a fà venì er fiatone a seguirvi con sti calzari. Poi ’sto mantello me finisce sempre fra le gambe, m’entralcia mentre cammino.

Dai famose ’sta foto, costa poco. Ve comprate n’emozione, signò.

Vabbè mentre ce pensate, diteme da dove venite? Nun l’ho mai sentito, un paesino vicino a qualche città del nord? Ah ecco siete scesi a valle pe’ vedè la città eterna. Brava signò ora che me sorride. Venga qui. Facciamo ’n serfie.

Come ve chiamate? Maria? Oddio come mi’ nonna.

Beh Maria quando tornerete ve chiederanno tutti “ma chi era quer fustone?”

Lei è il marito? Tranquillo, nun ce stavo a prova’. Sò sposato pure io. Sto solo a lavora’.

Facciamo così – tanto la fila nun s’ è mossa – intanto che aspettate ve racconto qualche aneddoto e se ve piacciono alla fine se famo la foto sennò ve ne andate senza impegno. Okay? Oooh finalmente un sì. Allora mettetevi comodi, appoggiateve ar muretto.

Come sapete qua dentro facevano spettacoli coi gladiatori sì però non tutti sanno che il Colosseo fu inaugurato con una nau… naumachia ecco, scusate m’empiccio sempre un po’ co’ sta parola. Era’‘na battaglia navale. Sissignori navale. Avete capito bene.

Praticamente gli imperatori volevano vedè dar vivo gli scontri storici fra greci ed egiziani e allora facevano organizza’ negli anfiteatri ’ste guerre. Dicono che qua ce fosse una falda acquifera e lo costruirono in ’sto punto pè questo. Insomma fecero entra’ delle biremi e triremi vere e simularono la guerra fra Corfù e Corinto.

Su ste navi ce salirono 4000 rematori e n’esercito de 2000 soldati. In realtà erano schiavi, condannati a morte, marinai e gente assoldata pe’ l’occasione. Li facevano combatte pe’ fa’ divertì er popolo.

Calcolate che c’entravano 75 mila persone, come ao stadio, e seguivano le manovre e gli assalti nell’arena. Però erano combattimenti sanguinosi. Morivano a centinaia, n’ecatombe eh. Pensate che le acque in cui si muovevano ’ste flotte se tingevano de rosso.

E lo so signò, n’orrore. L’ho impressionata? Me scusi purtroppo era così. Pure a me fa effetto pensa’ a quanta gente c’è morta in quelle mura.

Ma lo sa che erano ’sti soldati a salutare l’imperatore con “Ave Cesare morituri te salutant” e non i gladiatori come tutti se credono? E invece sì, o vede che j’ho raccontato ’na chicca!

Vabbè cambiamo discorso che nun ve volevo intristì.

Come dice? E sò quasi 10 anni, Maria, che faccio ’sta vita. Sto qua tutti i giorni dell’anno. ’Sto spiazzo è casa mia. Con i gladiatori vigilamo er monumento come veri legionari. Pioggia o sole, ce trova sempre qua. Pure con i 40 gradi de agosto. Mamma mia se schiattava st’estate oh, manco ai tempi de Nerone! Che ce vuoi fa’? Pure er clima è impazzito in sti tempi.

E pure a Natale stavo qui. Sì davvero. Ce son venuto co’ mi moglie che s’è messa seduta su quella panchina. S’era portata ’n termos de tè caldo e du fette di pandoro. Io stavo passeggiando e a un certo punto me fà: “Amò, nun te se po’ guardà co ’sti pedalini. Te segano le gambe.” Io stavo a mori’ de freddo coi sandali e m’ero messo i carzettoni della Roma perché so’ en tinta con la tunica rossa.

Doveva senti’ quanto rideva. Non se fermava più. Nun c’era nessuno in giro. Io, lei e er Colosseo. Co’ le lucine de Natale sbrilluccicava tutto. E allora me lo so’ abbracciata e je ho detto “questa è ’na serata magica Sabbrì, guarda là, dentro quell’arco. S’è ’nfilato no spicchio de luna solo pè noi”.  Pora donna, nun je posso offri’ molto altro.

Come? So’ er primo centurione romantico della storia?! Po esse ma nun lo annate addi ’n giro che me rovinate la piazza. Me raccomando Marì eh, qua tocca sopravvive!

Guardate ora la fila s’è sfoltita. Ve conviene annà prima della prossima ondata. Scusate se ve ho rubbato tutto ’sto tempo. Ma se la famo ’sta foto insieme?

Click.

Ehi voi laggiù, speak english?

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