“Lucy in the sky” di Pete Fromm (Keller)

Storia di Lucy, che a un certo punto si accorge che i suoi genitori sono alla ricerca dei loro demoni, ognuno in fuga per suo conto.

Lucy è una ragazzina di 14 anni che vive a Great Falls, sonnolenta e opaca cittadina del Montana, con dei genitori diversamente sposati, che vivono un matrimonio a distanza, le cui cause sono da imputare al lavoro di tagliaboschi del padre, che emigra per circa nove mesi all’anno in Canada. Il ménage familiare è altalenante, precario e poetico, e Lucy si trova a fare a spettatrice sognante a crisi di gelosia e performance sessuali continue quando i genitori si trovano sotto lo stesso tetto. Ogni volta che il padre va via, tra recriminazioni, rabbie e crisi abbandoniche, le taglia i capelli biondi con il suo rasoio, un modo per rendere evidente al mondo che sta lasciando dietro di sé una sua copia, e non una ragazzina con delle curiosità sul sesso e sulle infinite possibilità che dà l’avere quattordici anni e un’estate schiusa come un sipario.

La madre, Lana, si trova un lavoro e comincia a comportarsi in modo strano, rivendicando una giovinezza che è finita bruscamente quando è rimasta incinta di Lucy a 17 anni e ha cercato rifugio in un matrimonio riparatore. Insieme al lavoro, Lana trova ammiratori e corteggiatori e altre possibilità che la allontanano dal territorio emotivo abitato da una famiglia confusa, i cui pezzi somigliano a delle sghembe cartoline attaccate al frigo con dei pezzi di nastro adesivo, pronte a perdere la presa e a scivolare giù.

Cosa fa il padre sempre fuori, senza chiamare praticamente mai e con appena due o tre cartoline durante il lungo periodo in cui è assente?

I rituali ai quali, in sua assenza, moglie e figlia si sottopongono quasi per tenere in piedi la finzione familiare si spezzano, quando Lana si presenta al mattino, con il trucco sfatto e una serie di scuse incredibili su straordinari. Lucy invece, sgomenta e stupefatta, scopre il sesso con il suo migliore amico, Kenny, detto Kernel (Chicco) per il suo fisico esile e la bassa statura, cercando di venire a patti con il potere che le dà questo sentirsi desiderata, una sorta di arsura che vede non solo in Kenny, ma anche in altri ragazzi più grandi, affascinati da lei e dalla sua aria di libertà e indipendenza, e dal suo proprio bisogno di attenzione e desiderio.

Quando Kenny viene affidato al padre e va a vivere in un’altra città, Lucy inizia una storia coinvolgente con Tim, il capitano della squadra di football che è disposto a rinunciare alla borsa di studio per restare con lei. Ma Lucy, pur essendo legata a Kenny e a Tim, per motivi diversi non riesce a sentirsi a suo agio nei panni della fidanzata, forse scottata dall’immagine disastrosa che le hanno fornito i genitori del matrimonio e delle promesse di cura, che entrambi hanno eluso.

Lucy è una sopravvissuta, con cicatrici e lividi sottopelle ben presenti anche se non si vedono, quando a un certo punto si accorge che i genitori non solo non sono entità affidabili e salde, quello le era già chiaro, ma che, alla ricerca dei loro demoni, finiscono con lo smarrire la protezione che devono alla loro figlia, ognuno in fuga per suo conto. Nei due anni in cui si snoda il tempo narrato dal romanzo, Lucy diventa adulta, subisce una sorta di stupro, viene bullizzata e non si fa sottomettere, prende la patente e comincia a capire che è difficile contare su chi ha promesso di proteggerti ma non ce la fa, rivelando un’umanità anelante e infantile, più della sua. Senza perdersi d’animo e sempre critica con la sua prorompente femminilità e bellezza, anche se cerca di nasconderla, rasandosi a zero i capelli, Lucy cerca piccole sacche d’aria in un mondo asfittico, con zero possibilità per una ragazza intelligente che tuttavia non voglia affrancarsi solo con lo studio, senza smettere di amare i suoi incasinati genitori, anche se alla fine, forse, a parte metterla al mondo, le sono estranei tanto quanto i vicini di casa.

Con Lucy ci si ritrova nell’acqua gelida del fiume Belt, la pelle screpolata dalla mancanza di crema idratante, a ridere per il tocco gentile di un ragazzo sul seno, sul solletico involontario della madre, a ridere dell’ansia per una telefonata in un tempo in cui i cellulari erano rari e dovevi sperare, facendo un numero fisso, che non rispondesse la madre del tuo ragazzo, sennò attaccavi con il cuore in gola, sentendoti una stupida e una sfigata. Come dimenticare di aver avuto 14, e poi 15 e poi 16 anni, un tempo immobile eppure velocissimo, scattante, quando ogni cosa poteva accadere e sorprenderti. Io no, non l’ho mai, mai dimenticato. E Lucy mi ha ricordato le mie estati di allora.

 

Tenergli aperto lo sportello del camioncino era compito mio, mentre aspettavo ciondoloni che lui e mamma si dessero una mossa. D’inverno era sempre buio, non avevamo che il riflesso dei fari, l’ultimo barlume della lampadina della veranda, avvolti dalla nebbia densa dei gas di scarico. Ma eravamo in estate, l’aria pesante sapeva di erba, il sole era quasi sorto sopra le Highwood e il cielo era già bianco, lui però stava per partire lo stesso.

Papà si è alzato, si è frugato in tasca e ha tirato fuori una manciata di spiccioli. Col dito li ha setacciati, scartando quelli scuri finché non ha trovato un penny brillante, come dire, nuovo di zecca. “Lo vedi questo?” – ha detto, e lo ha lanciato in aria col pollice – “Noi siamo così, sempre nuovi, sempre brillanti, sempre allegri”.

Ha preso il penny al volo e me lo ha porto.

Ho preso il penny lucido dalla sua mano. “Tienilo – mi ha detto – chiudilo nel tuo cassetto segreto. Guarda cosa succede”.

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Marilena Votta

Marilena Votta nasce a Napoli e trascorre la sua infanzia e adolescenza in un luogo fatto di sole accecante e ombre altrettanto tenaci. Ha pubblicato le raccolte di racconti Equilibri sospesi, La ragazza di miele e altre storie (Progetto Cultura, 2016) e Diastema (Ensemble, 2020), e la raccolta di poesie Estate (Progetto Cultura, 2019). Il suo racconto “Fratello maggiore fratello minore” è stato pubblicato nell’antologia “Roma-Tuscolana”. Alcuni suoi racconti sono disponibili su varie riviste on line e cartacee. Nell’ottobre 2021 pubblica il suo primo romanzo, Stati di desiderio, con D editore. Del suo rapporto con la scrittura asserisce, convinta, che è il suo posto nel mondo. Scrive recensioni di libri che ama per "Dentro la lampada", la rivista della scuola Genius.

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