È un’operazione sempre delicata quella di narrare dei racconti mescolando due discipline artistiche, come per esempio la narrativa e la musica, oppure la narrativa e il disegno, ancora più difficile unirne addirittura tre: narrativa, disegno e musica. È quello che è riuscito a Janine Claudia Nizza (della quale potete vedere qui sopra un’immagine che già spiega molto) e Mario Abbati. Il libro s’intitola Con la scusa di un tango (Augh! edizioni 2023) e presenta dieci racconti ambientati nel mondo del ballo argentino e illustrati per l’occasione. Forse la piccola magia riesce proprio perché c’è di mezzo il tango, che è narrazione per musica ed è canto di parole che illustrano già mentre raccontano. Di Mario Abbati, noi di Scuola Genius, sappiamo molto. È uno dei nostri docenti, ha pubblicato ormai una discreta quantità di libri, è un appassionato cultore delle avventure di James Bond (tanto che ci ha convinti pure a organizzare un concorso letterario su 007 che trovate qui) e balla il tango da una vita. Janine Claudia Nizza invece noi cominciamo a scoprirla oggi con questo libro. Quindi mi è sembrato interessante, visto che gli autori sono due, fare una classica intervista doppia. Eccola:
Janine Claudia Nizza, descrivi Mario Abbati usando il verso di un tango.
“Tutto il cuore per l’amore / mi dette la vita / e qualche ferita / di volta in volta, / per sapere il peggio. / Tutto il cuore per ballare / facendo pause / e al sud e al nord / di solito gridano / che l’Enterriano è il tango”.
Da “El Entreterriano” (1897, musica: Rosendo Mendizabal, testo: Homero Exposito)
Mario Abbati, e se Janine Claudia Nizza fosse un tango quale sarebbe?
“Loca”, un tango del 1922 reinterpretato magistralmente dall’orchestra Juan D’Arienzo. “Loca” vuol dire “pazza”, ma non in senso dispregiativo, piuttosto sottolinea la capacità di coloro che riescono a scorgere le realtà nascoste dietro le cose e, in quanto tali, normali non sono.
Mario, come nascono questi racconti?
Questi racconti – 9 su 10 – li ho scritti fra il 2017 e il 2019, durante un periodo in cui ho lavorato su me stesso per riconfigurare i miei punti di vista sul mondo. Penso che il processo abbia influito anche sul punto di vista delle storie, sempre incline al fantastico ma più motivato a scavare nel profondo. L’ultimo racconto, che poi è quello che apre la raccolta, l’ho scritto l’anno scorso stimolato da Janine, e ha fatto da battistrada per riportare alla luce anche gli altri.
Janine, le illustrazioni che hai usato per questa raccolta sono piaciute subito a Mario?
Mario mi ha consigliato e aiutato molto con le sue parole e osservazioni. Ho avuto il suo consenso e il suo sostegno per tutto il percorso, è un autore che mi fa sognare nuove visioni!
Che cosa vuol dire per te raccontare, con le parole o con le immagini?
Janine: Più che raccontare io mi butto passionalmente sulle impressioni che mi lascia ogni racconto di Mario. A volte sono i piccoli dettagli, che il mio pennello ingrandisce, ritraendone le forme.
Mario: Lavorare con le parole, secondo me, vuol dire usare queste ultime per evocare immagini vivide in chi legge. Io stesso, quando creo una storia, prima la vedo sotto forma di immagini, come se fosse un film, e poi la traduco in parole.
Cos’è per te il tango?
Janine: Il tango per me è accordo tra anime e musica, esercizio affettuoso per dialogare senza parole con tutti i ballerini; lo vivo come una disciplina gioiosa in cui posso sognare ed espandermi.
Mario: Il tango per me è molto più di un ballo, nei momenti di crisi ha il potere di spazzare via le scorie negative del pensiero per riportare la mente all’equilibrio.
Come si sono unite le illustrazioni ai racconti?
Janine: Prima è venuto il testo, poi le visioni del testo. Mario mi ha ispirato tutto ciò che vedrete, solo in un caso è successo che vedessi prima le immagini del racconto. Ma questo, se vuole, ve lo racconterà Mario!
Mario: Si è trattato di un progetto spontaneo, emerso dalle nostre dimensioni creative al momento giusto nel posto giusto, ossia durante una serata in milonga al Caffè Letterario, e trasformato in realtà nel giro di poche settimane. Io avevo i racconti nel cassetto, Janine le immagini nella testa: il resto è venuto da sé.
C’è qualcosa che hai fatto per davvero con la scusa di un tango?
Janine: Bellissima domanda! Ammetto di aver fatto innumerevoli peripezie pur di ballare in luoghi lontani con ballerini misteriosi e molto altro. Così immersa in atmosfere scenografiche, in riva al mare o nelle piazze di Buenos Aires, portando sempre un bloc-notes per disegnare quel mondo magico, oltre che esserne coinvolta nel ballo!
Mario: Con la scusa di un tango, ho scritto quasi tutti i racconti della mia vita di autore. Perché mi sono reso conto che il tango, coi suoi luoghi a cavallo fra realtà e fantasia, i suoi personaggi sia concreti che fuori dalle righe, non è una nicchia per virtuosi del ballo, ma una rappresentazione fedele, a volte tragicomica, delle gioie e dei dolori dell’uomo e della donna contemporanei.
La musica è un mezzo per suscitare emozioni, guida la tua creatività mentre lavori?
Janine: Sì, per me la musica delle varie orchestre e autori assomiglia a una Torre di Babele infinita dove ricerca e ascolto donano emozioni da tradurre con penna e pennelli sempre diversi.
Mario: La musica è sempre stata un elemento fondamentale nella mia vita: da ragazzino suonavo il pianoforte, in età adulta ho scoperto l’ebbrezza del ballo. Stranamente, al di là della fascinazione che subisco quando sono in milonga, non ho mai lavorato a una storia con la musica in sottofondo: per scrivere posso trovarmi in qualsiasi luogo, anche in uno scantinato umido con un muro bianco davanti, ma intorno a me ho bisogno del silenzio.
È stato difficile convincere l’editore a pubblicare un libro con tante illustrazioni e ci sono stati problemi con la stampa?
Janine: Con Augh! Edizioni assolutamente no. A loro è piaciuto subito il lavoro, hanno lasciato ogni immagine e ogni testo al loro posto. Abbiamo avuto anche l’onore di proporre una nostra immagine come progetto di copertina. I ragazzi di Augh! Edizioni sono fantastici, hanno apprezzato la nostra arte!
Mario: Una volta giunti a una stesura affidabile, abbiamo riscontrato forti resistenze da parte del mercato editoriale, perché la presenza di testo e immagini non consentiva di collocare l’opera in una classe specifica di prodotti. Finché non mi sono imbattuto in un testo simile al nostro pubblicato da Augh! Edizioni. Ho mandato il manoscritto a Gabriele Ludovici, responsabile editoriale della casa, e nel giro di pochi giorni mi ha risposto: a volte – noi scrittori lo sappiamo bene – dobbiamo avere il coraggio di rompere i cliché.
Qual è il racconto della raccolta che ti appartiene di più, per qualunque motivo?
Janine: Faccette e Tanghost sono i miei beniamini. Nel primo Mario mi ha citata nel personaggio principale di una visionaria (che calza perfettamente) e nel secondo ho ammirato con gioia la bellezza e originalità della storia, incluso il tocco magico di Gardel, il grande maestro, che appare e consiglia il protagonista. Da questo racconto sono nati tre dipinti (invece che due) e saggiamente il terzo chiude l’ultima pagina del libro per salutare i nostri adorabili lettori!
Mario: Il racconto che più mi appartiene è il secondo in ordine di apparizione. Il Tangomante. Perché mette a fattor comune due delle attività che hanno dato un significato speciale a quest’ultima fase della mia vita, ossia la pratica del tango e lo studio dei Tarocchi.