Dylan Thomas e l’Opera mai scritta

Stravinskij aveva già iniziato a lavorare alla partitura. Avrebbe continuato da solo, dedicandola a un Poeta andato via troppo presto.

Quando Igor Stravinskij arrivò a Boston, nel 1953, aveva due motivi per essere felice: la città in maggio era bellissima e lui avrebbe incontrato Dylan Thomas, un poeta che aveva scoperto grazie a William Auden e che lo aveva conquistato.

L’Università di Boston gli aveva proposto di scrivere un’opera insieme al poeta, e finalmente una mattina Dylan Thomas arrivò in città direttamente da New York, dove si trovava per una serie di letture in pubblico.

Dopo le presentazioni di rito, Thomas cominciò a parlare delle sue preoccupazioni riguardo lo stato di salute della moglie, dei soldi che non bastavano mai, ed è per questo che si trovava in America, un Paese che francamente detestava ma dove lo pagavano bene per sentirlo declamare i suoi versi, e invece tutto quello che lui avrebbe voluto era tornare in Galles, nella sua casa sul mare.

Stravinskij lo aveva osservato in silenzio: il volto gonfio e la pelle tesa denunciavano l’abuso di alcol, il naso era un bulbo rosso e gli occhi vitrei sembravano guardare qualcosa oltre le pareti della stanza.

Thomas parlava in fretta, il progetto di scrivere il libretto per una sinfonia lo allettava parecchio, con Stravinskij, poi!, che apprezzava moltissimo.

All’improvviso si era zittito e aveva piantato in faccia al musicista due occhi disperati.

Stravinskij gli aveva sorriso e teso la mano, pronunciando qualche frase rassicurante con tono gentile.

Il loro secondo incontro era stato più lungo. Le condizioni di Thomas erano peggiorate, ma stavolta lui non ne aveva parlato. Sembrava molto concentrato sul lavoro da fare, avevano buttato giù parecchie idee per il progetto e si erano ripromessi di incontrarsi al più presto per continuare.

L’ultimo incontro non c’era stato.

A novembre Stravinskij aveva saputo che Dylan Thomas era morto, dopo aver passato l’ennesima serata in un bar, da solo, a bere un whisky dopo l’altro.

Stravinskij aveva già iniziato a lavorare alla partitura, aveva tutta la musica in testa.

L’avrebbe scritta da solo, dedicandola a Dylan Thomas, un Poeta e un amico appena conosciuto e andato via troppo presto.

 

Bibliografia:

Dylan Thomas, Poesie, Guanda;

Dylan Thomas, Ritratto dell’artista da cucciolo, Einaudi;

Igor Stravinskij, In memoriam Dylan Thomas, LP, etichetta Columbia Masterworks.

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Loredana Germani

È tra i fondatori della Scuola di scrittura creativa Genius. Dopo gli studi in Storia e Letteratura italiana, scrive diversi racconti autobiografici e articoli in cui descrive incontri con autori. Ha curato l’antologia di racconti A Roma San Giovanni e tiene la rubrica Vita da scrittore sulla rivista letteraria Dentro la lampada, nella quale narra opere e aneddoti di grandi personaggi letterari.

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