Come rendere memorabili un protagonista e un antagonista?

Le ossessioni di un personaggio, le sue paure, il coraggio di agire: a muovere tutto è sempre il desiderio.

Ciò che muove una storia, qualunque essa sia, è il desiderio.
La letteratura stessa è desiderio, mette in scena personaggi che desiderano e si consumano in esso. Nasce dal desiderio di scrivere e ascoltare una storia, di inventare e vivere mille vite possibili.

La letteratura consente di sentirsi Dio per un po’, per qualche centinaio di pagine, perché si è qui e là, nel presente e nel passato allo stesso tempo, perché si sperimentano infinite morti e rinascite.

Noi stessi siamo fatti di desiderio, passiamo un’intera vita a desiderare. Il desiderio è la nostra croce e delizia. Ciò che ci fa sentire vivi. E il desiderio, qualunque esso sia, genera conflitto, anche quando (e se) riusciamo a esaudirlo. E genera conflitto perché si intravede la possibilità che non si realizzi. La possibilità del nostro fallimento.

Qual è la peggior paura di uno scrittore? Che la sua storia sia banale, che il suo talento non basti, non sia sufficiente. Che non arriverà mai alla fine del romanzo o del racconto che sta scrivendo.
“Felice ed emozionato per ‘Il nudo e il morto’ di Mailer”, scrive John Cheever nei suoi Diari – “Colpito soprattutto dalla mole. Ho disperato, mentre leggevo, dei miei talenti limitati. Con le mie rose autunnali e i miei crepuscoli invernali, non sembro appartenere alla serie A”.

E ancora Virginia Woolf, in una lettera del 20 marzo 1928, confessa alla sua adorata Vita Sackville-West: “Ogni parola andrà riscritta, e non vedo alcuna possibilità di finirlo per settembre – è scombinato, incoerente, intollerabile, impossibile. – E io non ne posso più! Sono piuttosto depressa. Orlando è così brutto. Non so scrivere”.

Desiderio e paura, quindi, sono imprescindibili l’uno dall’altro.

La paura è l’anima e la dannazione di ogni desiderio, ciò che lo fa muovere, ciò che fa muovere il nostro protagonista.

E l‘antagonista , in fondo, cos’è? Proprio questo: l’incarnazione della peggior paura del suo protagonista.

Non potrebbe mai esistere un Capitano Achab senza Moby Dick, Otello senza Jago, un Dottor Jekyll senza un Mister Hyde.
E più grande sarà questa paura, più grandi e memorabili saranno antagonista e protagonista. E più stretto, da spellarsi le dita, ferirsele a sangue, sarà il nodo che li legherà, indissolubilmente, l’uno all’altro.

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Flavia Ganzenua

Ex allieva di Paolo Restuccia. Ha lavorato come dialoghista televisiva (Rai e Mediaset), ha scritto racconti per antologie collettive (Mondadori), riviste e blog (Nazione Indiana). Ha pubblicato la raccolta "La conta delle lentiggini" (CaratteriMobili, 2013). Conduce da anni laboratori di scrittura.

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