Un delitto irrisolto, un tempo lunghissimo e il ragazzino tredicenne di un tempo, ormai uomo fatto, poeta affermato e in attesa di un figlio, decide di mettersi a cercare la verità nascosta dietro l’omicidio di un vicino di casa. Come tutte le cose che danno la stura a momenti decisivi, accade tutto per caso: un vecchio foglio di giornale usato per incartare piatti leggermente consumati dall’uso durante un trasloco. Tom, coinvolto dal passato che non ha mai smesso di vivergli accanto, come una seconda vita destinata a punirlo, inizia a prendere appunti su testimonianze rese, congetture, alibi e indizi emersi. Mikael K., detto Micke, è stato trovato nudo e mutilato in una grotta, e sul suo omicidio, rimasto senza colpevole, la polizia e gli inquirenti hanno avanzato molte ipotesi: dal delitto a sfondo sessuale, al suicidio commissionato tale da sembrare un omicidio. Un libro che spiega come suicidarsi fa bella mostra di sé nelle foto scattate all’appartamento della vittima, e questo è un punto non trascurato dalle forze dell’ordine, ma che non ha portato a soluzioni di rilievo. C’è qualcosa che accomuna Mikael e il giovane Tom: entrambi hanno fatto sport, ed entrambi non sono mai arrivati sul podio dove speravano.
Quello che succede a Tom, mentre scava alla ricerca della verità, è di entrare in contatto con la sua stessa vita irrisolta, il dolore per l’allontanamento emotivo, e non fisico, del padre, cronista sportivo e avversato, fino a diventare il bersaglio di minacce, per avere fatto emergere il più grosso scandalo scommesse in Svezia, fine anni ’80 inizio anni ’90. Il padre di Tom, nel presente, sta facendo una cura per un tumore, e sembra di fatto essersi allontanato dalla frenesia della vita. Ma Tom non è mai riuscito a tirare fuori il senso di solitudine adolescenziale, che è diventato la sua corazza da adulto, scalfita soltanto da Karin, la ragazza che è arretrata quando lui le ha tolto un capello dal maglione, il gesto causale che è diventato il loro inizio.
La ricerca di Tom ci porta dentro i suoi luoghi oscuri, il suo stesso senso di impotenza di ragazzino che lo ha spinto a 16 anni a cercare modi di togliersi la vita, un biglietto con poche parole su un foglietto che ha sconvolto la madre, che si è messa in macchina per cercarlo. Nel presente narrativo in cui Tom riannoda i fili della ricerca di notizie sul delitto, la tragedia impensata e impensabile lo travolge: Karin muore per una leucemia fulminante, senza riuscire a vedere la loro bambina.
A distanza di anni, quando Livia fa ormai la materna, Tom torna a immergersi nel buio per portare alla luce nuovi elementi sulla morte di Mikael, e il ritratto della vittima è quello di un uomo immerso in una solitudine immensa, senza nessuna sicurezza affettiva. In questo mondo desolante e malato di luce accecante e di buio, dove neppure i servizi sociali, con la loro efficienza priva di empatia, riescono a creare vicinanza, Tom scava a fondo nel suo proprio dolore, nel suo smarrimento, cercando un senso nel nostro stare al mondo.
La foto di sinistra: Mikael ha appena terminato l’ultima curva. I gomiti aderenti al corpo. Le mani strette a pugno. I capelli scuri e folti. La foto di destra: ha alzato le braccia, le dita distese in un gesto rilassato. Al suo fianco si vede un paletto di lego bianco che segna il traguardo, alto quasi quanto lui. La linea di arrivo è proprio sotto i suoi piedi. Ha le gambe snelle ed elastiche del corridore. Le ossa leggere di un bambino, il torace sottile di un adolescente. Il mento alto, i denti scoperti in un largo sorriso. Nessuna parte del suo corpo tocca terra. È sospeso nell’aria intorno a lui.